Cat People
(USA 1942, Il bacio della pantera, bianco e nero, 73m); regia: Jacques Tourneur; produzione: Val Lewton per RKO; soggetto: DeWitt Bodeen, Val Lewton; sceneggiatura: DeWitt Bodeen; fotografia: Nicholas Musuraca; montaggio: Mark Robson; scenografia: Albert S. D'Agostino, Walter E. Keller; costumi: Renie; musica: Roy Webb.
Irena, designer nel campo della moda, incontra Oliver allo zoo, dove la donna sta schizzando il ritratto di una pantera. Irena, di origine serba, invita Oliver a salire a casa sua per un tè e gli racconta la leggenda di una stirpe malvagia che, giunta dalla notte dei tempi, aveva mischiato il proprio sangue con quello degli abitanti della Serbia. Il risultato era stato una mutazione antropologica: le donne dal sangue alieno potevano trasformarsi in pantere e uccidere, se innamorate o colte in atteggiamenti amorosi. Nel tempo, il rapporto tra Irena e Oliver cresce di intensità. Alcuni strani segnali costellano la loro relazione: un gattino regalato a Irena soffia impaurito appena la donna tenta di coccolarlo. I due si sposano. Una sera, in un locale serbo, Irena incrocia lo sguardo di una donna dagli occhi felini: questa la saluta chiamandola 'sorella'. Il matrimonio non funziona. Oliver si sfoga con la sua collega di lavoro, Alice. Irena si sottopone a terapie di ipnosi, sotto lo sguardo del dottor Judd. Alice si sente seguita per due volte, nella notte; la seconda volta, mentre sta in una piscina, avverte distintamente il ruggito minaccioso di un felino. All'uscita dalla vasca, spaventata, nota il suo accappatoio dilaniato da qualcosa di tagliente. Irena appare e le chiede dove si trovi il marito. Alice e Oliver sospettano che la leggenda serba abbia un fondo reale; il dottor Judd resta scettico e decide di fare la prova definitiva, baciando Irena. La metamorfosi infine avviene. Alice e Oliver trovano il dottor Judd senza vita, mentre Irena fugge verso lo zoo. Ferita, apre la gabbia della pantera, che l'assale con un balzo, prima di essere investita da un'auto. Una macchia nera giace senza vita sul selciato.
Nato in Francia, Jacques Tourneur si trasferì con la famiglia in America, nel 1913. Il padre, Maurice Tourneur, era un regista cinematografico. Nel 1928 Jacques si spostò in Francia, dove girò alcuni film. Il suo primo film americano è del 1939, They All Come Out per la MGM. In seguito, venne ingaggiato dalla casa di produzione RKO dove si ritrovò a collaborare con Val Lewton, un romanziere amante di John Donne divenuto suo malgrado produttore. I due lavorarono in coppia su una serie di film dell'orrore la cui formula è riassumibile in questo schema: una storia d'amore; tre scene d'orrore suggerito; una scena di violenza effettiva; dissolvenza; settanta minuti di tempo a disposizione. Il primo lavoro in collaborazione fu Cat People, realizzato negli studi RKO dal 26 luglio al 21 agosto del 1942. Il film corrisponde esattamente a questa struttura narrativa: una storia d'amore (quella tra Irena e Oliver). Tre scene di orrore suggerito (la prima è la sequenza in cui Irena pedina Alice fino all'autobus; la seconda quella in cui Alice si trova nella piscina, minacciata da Irena; la terza fa riferimento alla scena in cui Oliver e Alice sono rinchiusi nell'ufficio, tenuti sotto scacco dalla pantera). Una scena di violenza effettiva (l'omicidio del dottor Judd). Il film dura settantatre minuti.
A questa rigida formula narrativa, riproposta in altre pellicole realizzate dal duo Tourneur-Lewton (si pensi al successivo I Walked with a Zombie ‒ Ho camminato con uno zombie, 1943), dobbiamo però aggiungere la qualità cinematografica del film. Le ristrettezze del budget non impedirono a Tourneur di realizzare un'opera di notevole atmosfera. Anzi, proprio le scarse disponibilità economiche motivarono il regista, permettendogli di concepire alcune trovate sceniche, spesso immerse nel buio e per questo d'irripetibile suggestione. Si nasconde qui una scelta, di certo obbligata: la penuria di scenografie messe a disposizione dalla casa di produzione costrinse Tourneur a nascondere le mancanze nell'oscurità. D'altra parte, queste strategie di luministica finiscono col determinare un vero e proprio universo: un mondo fatto di atmosfere minacciose, latenti, occulte. Tourneur è in questo senso il più grande interprete di Henry James al cinema. Le tonalità del bianco e del nero diventano dunque la matrice espressiva attraverso cui filma un mondo da incubo. Quella che Tourneur crea è una vera e propria 'forma cinematografica', un'economia espressiva fatta di precisione nell'inquadratura, sguardi, ellissi improvvise, dissolvenze incrociate e sovrimpressioni, a cui dobbiamo aggiungere la capacità di costruire un universo sonoro altrettanto inquietante, fatto di fruscii, rumori. Si pensi per esempio alla sequenza nella piscina e alla tensione che si realizza tra ciò che l'inquadratura mostra (una donna terrorizzata in una piscina, mentre i riflessi dell'acqua vanno a striarsi mirabilmente sulle pareti), e ciò che viene celato al nostro sguardo: cioè la minaccia vera e propria, determinata dai rumori e dai ruggiti off, impressi sulla banda sonora. Il rapporto tensivo tra campo e fuori campo è uno dei grandi meccanismi di suspense che Tourneur utilizza per innervare l'atmosfera della scena, innescando i poteri dell'immaginazione.
Abbiamo segnalato l'apporto della luce e i campi di forza che abitano le inquadrature del film per sottolineare un aspetto ulteriore del fare cinema di Jacques Tourneur. Questo regista non è infatti un mago del brivido, e neppure un sadico cineasta che differisce all'infinito la resa dei conti finale solo per il gusto dell'entertainment. Dietro la rigida strategia narrativa del film, emerge il vero carattere dei protagonisti di molti film di Tourneur: personaggi malinconici, aggrediti da un senso di sofferenza e di lutto. In questo caso, la minaccia della pantera/Irena, quel suo lambire l'inquadratura nelle sequenze di pura tensione filmica, non si risolve solo nel facile rapporto innescato dalla suspense. Piuttosto, si palesa qui un vero e proprio punto cieco: il ruggito della pantera fuoricampo è il grido disperato di chi cerca il suo posto nel mondo (e nell'inquadratura). È il grido di una presenza indistinta, in continua metamorfosi, combattuta, indecisa se capitolare definitivamente all'animalità o resistere. Irena è in fondo un personaggio tragico; il finale del film dimostra quest'assunto: ciò che resta, infine, è una macchia nera ‒ indistinta appunto ‒ sul selciato dello zoo.
Il film conoscerà un sequel: The Curse of the Cat People (Il giardino delle streghe), diretto da Robert Wise (subentrato a Gunther von Frisch) nel 1944, per Val Lewton e la RKO. Nel 1982 Paul Schrader dirigerà il remake Cat People (Il bacio della pantera).
Interpreti e personaggi: Simone Simon (Irena Dubrovna), Kent Smith (Oliver Reed), Tom Conway (Dr. Louis Judd), Jane Randolph (Alice Moore), Jack Holt (commodoro), Alan Napier ('Doc' Carver), Elizabeth Dunne (Miss Plunkett), Elizabeth Russel (donna dallo sguardo felino), Alec Craig (guardiano dello zoo), Teresa Harris (Minnie), Charles Jordan (autista d'autobus), Don Kerr (tassista), Dot Farley (Mrs. Agnew, donna delle pulizie), Mary Halsey (Blondie).
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