Vedi CASTRUM dell'anno: 1959 - 1994
CASTRUM (v. vol. II, p. 412)
Le testimonianze archeologiche sugli accampamenti dell’esercito romano sono molto aumentate negli ultimi decenni, con l’intensificarsi di ricerche topografiche e di specifiche campagne di scavo. Questo non ha modificato le conoscenze sulla loro struttura generale, che tende a rimanere fondamentalmente inalterata, dall’epoca di Polibio fino almeno a quella di Diocleziano, nelle varie regioni dell’impero anche a migliaia di chilometri di distanza e in situazioni molto diverse. E però migliorata la conoscenza della loro distribuzione e delle loro funzioni, della cultura materiale, e più in generale della vita che vi si conduceva, delle soluzioni ai problemi logistici, del loro sviluppo e della loro evoluzione in rapporto a centri con popolazione civile.
Anche l’articolazione interna del c., già nota dalle fonti letterarie e da varie testimonianze archeologiche, è stata fatta oggetto di più puntuali analisi. Di grande interesse sono state le ricerche nei principia, con i vari ambienti disposti attorno a uno spazi aperto: basiliche, luoghi di culto anche imperiale, depositi per le insegne e per le armi, scholae (l’equivalente dei moderni circoli ufficiali). Il susseguirsi dei rinvenimenti ha spesso consentito di chiarirne funzione e aspetto generale, in parecchi casi anche con la decorazione interna. Di particolare interesse è, p.es., lo scavo dei principia di Novae, in Dacia, che ha dato una cospicua serie di frammenti di statue in bronzo.
Attorno agli spazi centrali comuni, si disponevano gli alloggiamenti: vere e proprie ville urbane per il legatus legionis e per i tribuni; abitazioni di oltre 200 m2 per i centurioni; tabernae in legno, con 10 camerate da 8 uomini per i cives romani, e altri contubernia per i milites gregarii, oltre agli acquartieramenti della cavalleria, con edifici destinati a uomini e animali, in genere lungo le vie quintana e decumana.
All’interno dei c. si è potuto così concretamente seguire l’evoluzione dell’esercito: sono talora ospitate truppe ausiliarie, come a Neuss. A partire dall’età di Vespasiano, uno spazio particolare viene lasciato alle artiglierie; dopo Settimio Severo scompaiono le case degli ufficiali, che tendono a vivere fuori dal c. come a Lauriacum. Dallo studio delle tabernae si è anche cercato di risalire alla composizione delle varie centurie, con risultati ancora dibattuti. All’interno delle mura erano ospitati anche gli apparati logistici: magazzini, spesso in muratura; fabricae, o laboratori, capannoni lunghi anche 60 m; valetudinaria. Fuori dalle mura erano invece i veterinaria per gli animali e, almeno sino al II sec., terme ed edifici per spettacolo. Quasi tutti i c. stativa richiedevano poi grandi opere per l’approvvigionamento idrico, e un’area coltivata molto estesa per il rifornimento alimentare.
Tra i c. più antichi è stato edito quello di Metaponto, pur con i dubbi che restano sulla sua datazione: collegato alle guerre annibaliche, presenta già la caratteristica pianta quadrangolare, con regolari divisioni interne. Tipici accampamenti repubblicani, che ricordano la descrizione polibiana, sono visibili in Gallia e in Iberia, come a Sagunto, a Numanzia, a Caceres el Viejo. Sempre in Iberia, un esemplare c. augusteo può essere considerato quello di Leon, sede della Legio VII Gemma. Un caso particolare è dato dai c. augustei sulla destra del Reno, abbandonati all’inizio dell’età tiberiana, e importanti, perciò, in quanto forniscono un preciso riferimento cronologico per l’abbondante ceramica rinvenutavi; quelli presso Haltern, sulla Lippe, sono certo i più famosi.
Il numero dei c. noti è oggi molto grande (c.a 450 sono solo gli stativa presi in esame da A. Johnson per Britannia, Germania e Rezia) e copre tutte le regioni dell’impero, con un ovvio addensamento lungo i confini che esigevano una difesa stabile, ancorata al terreno.
Per l’età imperiale, ampi progetti di ricerca hanno preso in considerazione interi settori del limes romano, sottolineandone l’articolazione in varie componenti: torri di guardia; accampamenti per le guarnigioni e distaccamenti minori, in genere di 2-3 ha, sufficienti a contenere gli uomini di una coorte; pochi grandi e., estesi anche su oltre 20 ha, ubicati spesso nelle retrovie e destinati a contenere una o più legioni in modo più o meno permanente. Le problematiche relative ai c. sono state così meglio inserite nel più generale problema della difesa militare dei confini dell’età imperiale, il che ha contribuito a chiarirne le funzioni strategiche. Inoltre, la complessità dei problemi che presenta l’analisi di ogni singolo c. ha teso sempre più verso ricerche interdisciplinari di più autori sui vari aspetti: storico, epigrafico, topografico, di scavo, di studio delle strutture e dei materiali, di analisi dei reperti organici e inorganici, ecc.
Numerosi sono gli accampamenti scavati in Britannia: oltre 180 solo quelli databili dall’epoca della conquista sino a Traiano, compreso il grande accampamento di Inchtuthil (Castra Pineta?), in Scozia, da tempo punto di riferimento nella conoscenza degli insediamenti militari romani. Le difese del Vallo di Adriano, oggetto di nuove ricerche, si presentano come esemplari, con il muro protetto da 12 c. alternati a una settantina di castella (uno a ogni miglio: sicché gli studiosi inglesi parlano di «miles-castles») e a un gran numero di torri, e le sedi legionarie nelle retrovie. Sempre in Britannia, è particolarmente evidente l’importanza degli insediamenti militari, a partire almeno dall’età di Agricola, nella formazione di una rete urbana, integrata dalla fondazione di colonie militari, che persiste sino alla rivoluzione industriale. I c. si evolvono in città, come a Viroconium Cornoviorum/Wroxeter, Eburacum/York, Isca Dumnoniorum/Exeter, Isca Silurum/Caerleon, DevalChester, sia sviluppandosi attorno a un accampamento legionario, da un originario agglomerato di canabae, sia sul sito stesso del e. quando la legione si trasferisce.
Un’evoluzione in questo senso è osservabile anche nelle altre regioni, dove valsero gli stessi principi anche nella distribuzione degli accampamenti stabili all’interno di una più complessa fascia difensiva. Ove il confine è segnato da un elemento naturale, quale il corso del Reno, anche i c. maggiori sorgono più direttamente a ridosso, come nel caso di Noviomagus/Nimega, importante c.. legionario i cui scavi hanno avuto una recente edizione, Castra Vetera/Xanten, Novaesium/Neuss, Bonna/Bonn, Mogontiaeum/Magonza. L’area attorno a Xanten, nella Germania Inferior, è particolarmente indicativa per la storia dell’insediamento militare: ai primi c. augustei si sostituisce l’impianto del grande c. legionario di Vetera. Distrutto questo nella rivolta batava del 69 d.C., su un pianoro vicino viene costruito Castra Vetera Il; anche questo viene presto abbandonato, e poco più a N, su un’area occupata da installazioni militari e portuali già dall’età augustea, nel 100 d.C. viene fondata la Colonia Ulpia Traiana, articolata come un castrum. Le sue necropoli si allungano verso S, e lì sorgerà il luogo di culto tardoantico e altomedievale che darà origine all’attuale Xanten (ad Santes). La recente ricostruzione della colonia traianea e il suo adattamento a parco didattico sono stati occasione di nuovi studi sull’alzato delle fortificazioni e dei vari edifici interni, e hanno promosso nel contempo la prosecuzione delle ricerche.
Lo stesso schema difensivo evidenziato sul Reno prosegue lungo il corso del Danubio, con grandi insediamenti militari sul fiume, come Castra Regina, Lauriacum, Vindobona, Carnuntum, Aquincum, intervallati da c. minori - Oberstimm, Eining, Castra Batava, ecc. - e da castella, mentre altri grandi c. come Vindonissa e Gorsium si sviluppano nelle retrovie.
La complessa articolazione risulta ora più chiara per l’attenzione prestata allo scavo dei distaccamenti minori, un tempo più trascurati. Ciò è valido anche per l’importante area di cerniera tra Reno e Danubio, con le difese del Taunus, di cui fanno parte i c. della Saalburg, del Feldberg, del Friedberg, ecc. Questi accampamenti sono stati edificati a partire dall’età flavia con frequente uso di legno e altri materiali deperibili, e sono stati poi più volte rifatti in pietra. Come anche in Britannia, si è spesso potuti risalire non solo all’entità del reparto alloggiato, ma anche al nome e alla provenienza, grazie al rinvenimento di testimonianze epigrafiche (la cohors I Flavia Damascenorum al Friedberg, o i 150 uomini della exploratio Halicanensiunm Alexandriana sul Feldberg).
Sono anche proseguite le ricerche nei c. della Dacia, oltre la grande colonia veterana di Colonia Ulpia Traiana Sarmizegetusa, che, come le altre colonie veterane, riproduce nella pianta lo schema del c.: in particolare quelli della Dacia sud-orientale, sul limes Alutanus, che segue il corso dell’Olt, e attorno al grande e. di Porolissum, perno delle difese dell’impero verso NE
In Africa, a O delle sedi legionarie di Ammaedara-Theveste-Lambesi, sono state fatte nuovamente oggetto di ricerche le difese del limes della Mauretania Cesariense, col c. di Rapidum/Sur Ğuwab occupato dalla cohors II Sardorum, e della Tingitana, dove si è continuata l’edizione di Thamusida. Nuovi forti sono venuti in luce ai confini meridionali con il Sahara.
In Oriente si sono avuti i maggiori progressi nella conoscenza degli accampamenti dell’esercito romano: c. a difesa dell’Anatolia, dell’Eufrate e dell’Alta Mesopotamia, e sul limes Arabicus, dove sono stati localizzati c.a 500 siti, compreso il c. che, a partire da Diocleziano, fu sede della Legio IV Mania, a el-Leğğun, oggi in Giordania.
Questi c. posti a difesa dei confini orientali, impiantati in genere più tardi, sono anche sopravvissuti più a lungo degli occidentali, dopo essere stati inglobati nelle difese dell’impero bizantino. Sono quindi testimonianze particolarmente importanti per l’ultima fase dello sviluppo dei castra. Il c. legionario di el-Leğğun, citato sopra, presenta il susseguirsi delle torri fortemente aggettanti dal perimetro, le quali caratterizzano le grandi murature tardo antiche, come nelle città fortificate del Basso Danubio: Dinogetia, Troesmis, Ulmetum, ecc. Nell’impianto generale conserva però la regolare distribuzione degli alloggiamenti e la posizione centrale dei principia, a interrompere la grande via pretoria. Ma già nel corso del III sec. si era andato elaborando il nuovo modello, che comincia a imporsi proprio con la stessa età di Diocleziano in c. minori come quello di Dionysiados/Qaşr Qarun in Egitto: questo modello è caratterizzato dalla disposizione periferica. degli edifici, che vengono addossati al muro di cinta, e dall’esaltazione dei principia, posti in fondo alla via che procede dall’unica porta e arretrati sino al circuito delle mura. Probabilmente ancor prima, nel corso dello stesso III sec., è da datarsi la fortezza di Kifrin sull’Eufrate. Siamo nell’ambito del limes desertico creato dai Severi, che dal golfo di Aqaba a S si estende fino a Eski Mosul (sul Tigri) a N, e che è dotato di postazioni ogni 10-20 miglia e di un c. più importante ogni 30 (corrispondenti a una tappa carovaniera). Kifrin è una chiave di volta di questo sistema: del tradizionale schema del c. non ha però praticamente nulla. Cinto di mura turrite, l’insediamento è disposto su un’area pianeggiante a forma di ferro di cavallo attorno a una depressione centrale: sono stati individuati fra l’altro un edificio di culto monumentale inserito in un ampio cortile scoperto, un iwān di tipo orientale, impianti termali, un palazzo residenziale, e, fuori delle mura, notevoli tombe.
Bibl.: Sull'articolazione interna dei c.: Th. Bechert, Römische Lagertore und ihre Bauinschrift, in BJb, CLXXI, 1971, pp. 201-287; S. Rakob, S. Storz, Die Principia des römischen Legionslagers in Lambaesis. Vorbericht über Bauaufnahme und Grabungen, in RM, LXIII, 1974, pp. 253-280; H. von Petrikovits, Die Innenbauten römischer Legionslager während der Principatszeit, Opladen 1975; A. P. Gentry, Roman Military Stone Built Granaries in Britain (BAR, Int. S., 32), Oxford 1976; M. Hassall, The Internal Planning of Roman Auxiliary Forts, in B. Hartley, J. Wacher (ed.), Rome and Her Northern Provinces, Gloucester 1983, pp. 96-131; M. Euzennat, G. Hallier, Les forums de Tingitane. Observations sur l'influence de l'architecture militaire sur les constructions civiles de l'Occident romain, in AntAfr, XXII, 1986, pp. 73-103.
In generale: H. von Petrikovits, Fortifications in the North-Western Roman Empire from the Third to the Fifth Century A.D., in JRS, LXI, 1971, p. 178 ss.; J. M. Carriè, Les castra Dionysiados et l'évolution de l'architecture romaine tardive, in MEFRA, LXXXVI, 1974, pp. 819-850; M. J. Jones, Roman Fort- Defences to A.D. ιιγ (BAR, Int. S., 21), Oxford 1975; A. Johnson, Roman Forts of the First and Second Centuries AD in Britain and the German Provinces, New York 1984; M. Lenoir, Le camp romaine et l'urbanisme hellénistique et romain, in La fortification dans l'histoire du mond grec, Valbonne 1982, Parigi 1987; pp. 329-336.
Sulle singole aree: S. Mitchell (ed.), Armies and Frontiers in Roman and Byzantine Anatolia (BAR, Int. S., 156), Oxford 1983; E. Valtz, Kifrin, la fortezza del limes, in La terra fra i due fiumi (cat.), Torino 1985, pp. 111-120; R. Rebuffat, L'implantation militaire romaine en Maurêtanie Tingitane, in L'Africa Romana, IV, Sassari 1986, pp. 31-57; P. Freeman, D. Kennedy (ed.), The Defence of the Roman and Byzantine East (BAR, Int. S., 297), Oxford 1986; S. T. Parker (ed.), The Roman Frontier in Central Jordan (BAR, Int. S., 340), Oxford 1987; C. S. Lightfoot (ed.), The Eastern Frontier of the Roman Empire (BAR, Int. S, 553), Oxford 1989.