CASTRUM NOVUM
Colonia maritima civium Romanorum insediata nella parte settentrionale costiera del territorio cerite, attuale Santa Marinella, nella prima metà del III sec. a.C.
Fu forse fondata nel 264, anno d'inizio della prima guerra punica (seguendo Vell., I, 14,8; al 289 risalirebbe la Castrum Novum picena, cfr. Liv., Periock, XI), con prevalente scopo di difesa costiera e di controllo dei traffici marittimi, al pari di Pyrgi e di Cosa. Tale funzione era ancora valida nel 191 a.C., quando fu invocata per reclamare la vacatio rei militaris nella guerra contro Antioco (Liv., XXXVI, 3,6). Di una nuova deduzione, forse collocabile nell'ambito del III sec. d.C., si avrebbe attestazione epigrafica nell'appellativo Colonia Iulia Castrum Novum (CIL, XI, 3576-78).
Le scarse notizie sulla città antica non si ampliano con gli accenni di Rutilio Namaziano (I, 227-236) che ne osserva dal mare le definitive rovine - il devastante passaggio dei Visigoti è di otto anni prima (410) - attribuendo a esse, con poetica trasposizione di tempo e di luogo, illustri origini collegate con il Castrum Inui virgiliano (come, del resto, fa Servio, Aen., VI, 775); poco utili anche le generiche menzioni dei geografi (Plin., Nat. hist., III, 51; Ptol. Geog., III, 1,4; Mela, II, 72; Itin. Marit., 498; Itin. Anton., 291-301; Tab. Peut., IV, 3; Geogr. Rav., IV, 32; Guid., 34).
Il sito di C. N., identificato presso Torre Chiaruccia, alla periferia settentrionale dell'abitato di Santa Marinella, fu sottoposto a intensi quanto devastanti sterri promossi dalla Reverenda Camera Apostolica nella seconda metà del XVIII secolo. Ne fu coinvolta quasi tutta l'area urbana, probabilmente assai limitata (entro due o tre ettari) al pari di altre colonie marittime del medesimo periodo, ma l'insufficiente documentazione non agevola l'individuazione degli esatti limiti dell'abitato antico, né consente di precisarne la topografia.
Nelle iscrizioni rinvenute nel corso di quegli scavi sono però menzionati vari edifici pubblici: la curia, il tabularium, il teatro e un portico costruito dal duoviro quinquennale L. Ateius Capito (CIL, XI, 3583 s.), probabilmente imparentato con il console del 5 d.C., il giurista C. Ateius Capito.
Oltre ad abbondante materiale di vario tipo (monete, ceramiche, anfore, ecc.), in gran parte venduto per finanziare gli scavi, furono trovate numerose sculture per lo più confluite nelle collezioni dei Musei Vaticani. Tra queste un'erma con replica del ritratto di Aspasia (cfr. vol. I, p. 726; inesatta la provenienza da Anzio), due torsi di statue loricate (integrate poi con teste di Lucio Vero e di Clodio Albino), un ritratto di Traiano, una statuetta di Dioniso, ecc.
Rovine di edifici, anche con pavimenti a mosaico, pertinenti alla città sono ancora visibili sulla scarpata costiera antistante il Casale Aliprandi, in prossimità del quale sono state di recente rintracciate altre strutture murarie. Presso l'area urbana e ai margini dell'antica Via Aurelia sono stati trovati resti delle necropoli costituite da sepolture, assai modeste, riferibili a età imperiale avanzata. Da un monumento funerario, forse della zona di C. Ν., provengono, inoltre, due rilievi gladiatori in marmo, dei primi anni del I sec. d.C., che si conservano nel Museo Nazionale di Civitavecchia.
Per quanto riguarda il territorio castronovano, probabilmente oggetto di centuriazione, le cui tracce non si sono però ancora riconosciute con sufficiente attendibilità sul terreno, è da segnalare la presenza di numerose ville rustiche o signorili, per lo più sorte a partire dal I sec. a.C. Molte le ville marittime che si estendono lungo tutta la linea di costa a diretto contatto con il mare, spesso dotate di peschiere di varia forma e grandezza. Particolarmente ben conservate sono quelle delle ville delle «Grottacce», delle «Guardiole», di «Punta della Vipera». Per queste ultime due, che si estendono rispettivamente su c.a 6.000 e 2.000 m2 di superficie, oltre al carattere di accessori di lusso enfatizzato dalle fonti letterarie che si riferiscono a questo tipo d'impianti, va sottolineata la potenzialità produttiva.
La più grande e lussuosa tra le ville del territorio di C. N. si estendeva, con edifici articolati, su vari livelli, lungo tutto il promontorio di Santa Marinella, dove sorge il castello Odescalchi e dove gli itinerari (Tab. Peut., IV, 4 e conseguenti Geogr. Rav., IV, 32 e Guid., 34) pongono la statio di Punicum. Toponimo, quest'ultimo, derivato forse da un elemento caratterizzante della statio (ad malum punicum?), piuttosto che da una memoria, solo tardivamente riaffiorata, di lontane frequentazioni puniche.
Della villa, con fasi costruttive che si susseguono dalla fine dell'età repubblicana alla tarda antichità, sono oggi visibili soltanto scarsi resti di strutture murarie inglobati nelle residenze moderne o affioranti lungo la scarpata costiera, ma intensi scavi effettuati nel secolo scorso ne avevano messo in luce numerosi ambienti riccamente decorati, disposti su più piani digradanti verso il mare. Furono allora rinvenuti, oltre a fistule plumbee con il nome di Gneo Domizio Annio Ulpiano, uno degli ultimi proprietari (CIL, XI, 3587), pavimenti a mosaico decorati con motivi geometrici e con Orfeo citaredo, vari elementi di decorazione architettonica in marmo e numerose sculture. Tra queste, due repliche del Meleagro di Skopas, ora nei musei di Berlino e di Harvard, un gruppo di Dioniso e Pan, ora a Copenaghen nella Collezione Ny Carlsberg, un rilievo frammentario con la nascita di Bacco, ora a Budapest, una statua di Apollo, un'erma bicipite di Bacco e baccante e la testa di una replica dell’Athena Parthènos, ora al Louvre.
A questo già folto gruppo si sono aggiunte, in anni recenti, due altre importanti sculture provenienti dall'area della Villa di Ulpiano, ora nel Museo Nazionale di Civitavecchia: una è un torso dell'Athena Parthènos che, completato con il calco della testa del Louvre, costituisce una delle migliori repliche del capolavoro fidiaco, con caratteristiche assai vicine all'esemplare di Villa Wolkonsky a Roma, tali da farla ritenere produzione di una stessa bottega operante in epoca antonina; l'altra è una statua di Apollo, con faretra a tracolla e testa volta in alto, che con il braccio destro sollevato sorreggeva forse una fiaccola rinvenuta nel medesimo luogo. Quest'ultimo particolare, oltre all'impostazione generale, avvalora la proposta di riconoscere in essa una copia d'età imperiale dell’Apollo-Helios già raffigurato nel celebre Colosso di Rodi.
Bibl.: In generale: G. Torraca, Relazioni di scoperte a Castrum Novum, in Antologia Romana, 1777, pp. 257, 297, 325, 409 ss.; id., ibid., 1778, p. 344 ss.; R. Mengarelli, in NSc, 1941, p. 344 ss.; S. Bastianeiii, Centumcellae-Castrum Novum (Italia romana. Municipi e colonie, s. I, XIV), Roma 1944, pp. 93-123; C. Pietrangeli, Scavi e scoperte di antichità sotto il Pontificato di Pio VI, Roma 19582, p. 103 ss.; AA.VV., La via Aurelia da Roma a Forum Aureli, in QuadTopAnt, IV, 1968, pp. 56-73; P. A. Gianfrotta, Castrum Novum (Forma Italiae, Regio VII, 3), Roma 1972; id., Le testimonianze archeologiche del territorio tra Centumcellae e Pyrgi, in A. Giardina, A. Schiavone (ed.), Società romana e produzione schiavistica, I, L'Italia: insediamenti e forme economiche, Bari 1981, pp. 407-411.
Per i rilievi gladiatori: S. Rinaldi Tufi, Lastre di un rilievo gladiatorio nel museo di Civitavecchia, in BullCom, LXXXII, 1970-71, pp. 137-142. - Per le sculture della Villa di Ulpiano: P. Mingazzini, Su una statua di Apollo rinvenuta a Santa Marinella, in MemAccLinc, s. VIII, XVII, 1974, pp. 49-57; G. Bordenache Battaglia, Nuove scoperte e acquisizioni nett'Etruria meridionale, Roma 1975, pp. 245-247; E. Langlotz, Eine Nachbildung des Helios von Rhodos, in RendPontAcc, XLVIII, 1975-76, pp. 141-150; E. Simon, Apollo in Rom, in Jdl, XCIII, 1978, pp. 202-227; Ρ· Moreno, La fase ellenistica della produzione di Lisippo e il colosso di Rodi, in Akten des XIII. Internationalen Kongresses für klassische Archäologie, Berlin 1988, Magonza 1990, pp. 343-344, tav. XLIX,I-2.