CASTRA CORNELIA
. A circa 3 km. a oriente di Utica era una penisoletta rocciosa la cui punta è oggi occupata dal villaggio di Galaat el Andeless. Ora gl'interrimenti del Bagrada, che sbocca non più a sud-est della penisola, ma tra essa e Utica, hanno mutato interamente la conformazione del terreno. In questa penisoletta ripiegò nell'autunno del 204 a. C. Scipione Africano, quando, dopo aver tentato invano di impadronirsi di Utica appena sbarcato in Africa, dovette interrompere l'assedio all'appressarsi di nuove forze cartaginesi. Nella parte meridionale della penisola, alquanto più larga, all'altezza a un dipresso di Utica, Scipione pose il suo accampamento che lasciò alla località il nome di Castra Cornelia. Il campo maggiore, quello delle legioni, era sulla dorsale della penisola. Di fianco i campi della cavalleria e dei marinai. Le navi erano nell'insenatura a sud-est, abbastanza riparata dai venti. Qui, fortemente trincerato, appoggiato dalla sua flotta di 40 quadriremi o quinqueremi, Scipione poteva respingere ogni assalto, mentre la padronanza che i Romani avevano del mare gli assicurava i rifornimenti dalla vicina Sicilia. Cartaginesi e Numidi, durante tutto l'inverno 204-3, lo bloccarono dalla parte di terra, ma senza osare di attaccarlo, accampandosi a una decina di chilometri di distanza sopra alcune alture a sud. Dal suo campo Scipione, al principio della primavera del 203, dopo aver tenuto a bada gli avversarî con finte trattative, li sgominò con gravissime perdite sorprendendo di notte i loro due accampamenti e dandoli alle fiamme. Rimasto padrone dell'aperta campagna tra Utica e Tunisi ne profittò per disfare gli avversarî concentrati ai Campi Magni. Ma nell'assenza di Scipione i Cartaginesi avevano divisato di attaccare di sorpresa dalla parte del mare il campo cornelio; e l'attacco poteva riuscire fatale a Scipione, se egli da Tunisi, dove si era recato per iniziare il blocco di Cartagine, non avesse veduto la squadra cartaginese che si dirizzava verso i Castra Cornelia. Accorrendo prontamente egli organizzò la difesa contro l'attacco, che le condizioni del mare o forse la negligenza dei duci fecero alquanto ritardare, per modo che il parziale successo ottenuto dai Cartaginesi catturando 60 navi onerarie non mise in alcun modo in pericolo né la flotta di guerra né il campo. La stessa funzione difensiva ebbero i Castra Cornelia, ma con efficacia diversa, nel 49 a. C., quando Gaio Scribonio Curione sbarcò in Africa per combattere i Pompeiani che erano padroni della provincia sotto P. Azio Varo aiutato dal re numida Giuba. Anche Curione, appena sbarcato, tentò d'impadronirsi di Utica difesa dal solo Varo, e ripiegò ai Castra Cornelia e vi si fortificò quando seppe che al soccorso di Varo moveva con forze notevoli Giuba. Ma invece di chiudersi nella penisola, aspettando i soccorsi dalla Sicilia o dall'Italia, si lasciò indurre a un'audace offensiva uscendo dal campo contro Giuba, che ancora non s'era congiunto con Varo, e questa offensiva terminò con la rotta dei Cesariani presso il Bagrada. Dopo di che, il presidio rimasto ai Castra Cornelia e i fuggiaschi che vi si ripiegavano, presi dal panico, invece di tentare una difesa, si dispersero o si arresero.
Fonti principali: Liv., XXIX, 35; XXX, 10; Polyb., XIV, 6-10; App., Libyca, 18-25. Caes., De bello civ., II, 23-44; App., Bellum civ., II, 44-46; Dio Cass., XLI-XLII.
Bibl.: Ch. Tissot, Géographie comparée de l'Afrique romaine, II, Parigi 1888, p. 45; G. Veith, in J. Kromayer, Antike schlachtfelder, III, ii, Berlino 1912, pp. 83 segg., 733 segg.; G. De Sanctis, Storia dei Romani, III, ii, Torino 1917 p. 523 segg.; S. Gsell, Histoire ancienne de l'Afrique du Nord, Parigi 1912 segg. VII, p. 219 segg.; VIII, p. 11 segg.; A. Ferrabino, Curione in Africa, in Atti Accademia di Torino, XLVIII (1912-13), p. 499 segg.