CASTLEREAGH, Robert Stewart, marchese Londonderry, visconte di
Uomo politico inglese, nato a Mount Stewart, nella contea di Down, nell'Irlanda settentrionale, il 18 giugno 1769, morto il 12 agosto 1822. Studiò, per poco più di un anno, nel St. John's College, a Cambridge. Fra il 1788 e il 1789 viaggiò nel continente, visitando Parigi, Ginevra, Roma, Vienna. Estraneo alla vita mondana, si applicò specialmente allo studio della politica, e seguì con molta attenzione tutte le vicende della Rivoluzione francese. Nel 1790 fu eletto deputato della contea di Down al parlamento irandese, elezione che costò alla famiglia, con grave sacrificio, la somma di 60.000 sterline. Era ancor sempre una figura di secondaria importanza, quando, dopo l'insurrezione irlandese nel 1798, Guglielmo Pitt, primo minigtro della Gran Brettagna, lo prescelse segretario per il governo irlandese, con il preciso incarico di far passare nella Camera dei comuni irlandese il progetto, dal Pitt ritenuto necessario, di completa unione legislativa fra Irlanda e Gran Bretagna. Il compito fu assolto felicemente e il 1° gennaio 1801 il progetto diventò legge.
Da allora il C. sedette nel parlamento del Regno Unito, accresciuto di 100 deputati irlandesi, sempre come deputato della contea di Down. Fervido seguace di Guglielmo Pitt, di cui condivideva l'avversione contro la Francia rivoluzionaria, che avrebbe voluto frenare per mezzo di una confederazione europea per mantenere in avvenire la pace, nel 1802 fu nominato presidente del Board of Control. In questa carica, che gli dava modo di controllare la politica coloniale in India, egli sostenne con fermezza i fratelli Wellesley (lord Mornington, governatore generale e suo fratello colonnello Arturo Wellesley), nella loro lotta contro l'influenza francese, vittoriosamente finita nel 1805. Nella seconda metà del 1805 il C. coprì pure la carica di segretario di stato per la Guerra. Cadde col ministero tory nel gennaio 1806. Morto il Pitt e tornati al potere i tories col duca di Portland, il C. riassunse la carica di segretario di stato per la Guerra. In tale qualità, d'accordo col Canning, suo collega degli Esteri, per controbattere gli articoli segreti della pace di Tilsit, promosse quell'atto audace che fu il sequestro della flotta danese. Dopo di che concentrò tutti gli sforzi a preparare la spedizione antinapoleonica nella penisola iberica. Già nel 1806 questo piano era formulato nella sua corrispondenza con Arturo Wellesley, che fu poi il duca di Wellington. Ora si trattò di attuarlo, secondo consigliava anche il comandante inglese, duca di York. Rinunciando al progetto di una grande spedizione contro Boulogne, il C. organizzò la spedizione Wellesley nel Portogallo: gli spetta quindi il merito di aver compreso dov'era il punto vulnerabile della potenza napoleonica e di aver energicamente agito in conseguenza, con quella tenacia che era una delle più notevoli qualità del suo carattere. Infatti la guerra peninsulare per molto tempo non diede alcun notevole successo, mentre, costosa com'era, assorbiva le risorse navali, militari e finanziarie della Gran Bretagna. Tuttavia il C. difese la sua politica e sostenne lealmente il Wellington, contro il quale si appuntavano molte critiche per il suo modo di condurre la guerra. Fra tante difficoltà, egli trovò perfino i mezzi per un'altra spedizione, la malaugurata invasione di Walcheren (Fiandre) - dal 29 luglio al 2 settembre 1809 - destinata ad attrarre le forze francesi per alleggerire la pressione contro gli Austriaci. Per quanto bersagliato di recriminazioni per il risultato di questa spedizione, che fu effettivamente un grosso e costoso errore, il suo piano non fu mal concepito e, se i comandanti avessero più scrupolosamente eseguito le istruzioni ricevute, avrebbe potuto dare dei risultati preziosi.
Già prima di questa spedizione molte critiche erano dirette al C. anche nel seno del Gabinetto. Il Canning rifiutò di conservare il portafoglio degli Esteri accanto al C. (1809), e il premier, duca di Portland, promise al Canning d'indurre il C. a dimettersi; ma aspettò a comunicare al C. questa decisione fino al 7 settembre. Il C. acconsentì con molta calma a dare le sue dimissioni, ma quando seppe da altre fonti quale parte aveva avuto il Canning nella faccenda, credette necessario di sfidarlo a duello. Si batterono alla pistola e Canning fu ferito leggermente a una coscia. Dopo di che entrambi uscirono dal ministero.
Il C. rimase membro della Camera dei comuni, continuando il suo appoggio al governo e patrocinando in particolare il proseguimento della guerra iberica, dell'esito della quale popolo e governo cominciavano a disperare. La fede tenace del C. ebbe, infine, la vittoria, che fu visibile quando nel febbraio 1812 il primo ministro, Spencer Perceval, invitò C. a entrare nel gabinetto come ministro degli Affari esteri, posto nel quale il C. fu mantenuto, dopo l'assassinio del Perceval, anche dal successore lord Liverpool.
Il Wellington conseguì infine nella Penisola iberica un brillante successo, mentre l'esercito degli alleati stava varcando i confini della Germania e penetrava in Francia. A combattere la perplessità che i parziali successi militari provocavano negli alleati, il C. venne in persona al quartiere generale (18 gennaio 1814), e la sua fermezza, il suo zelo, la sua tenacia e la fredda risolutezza portarono alla firma dei trattati di Chaumont (1° marzo 1814) per i quali la Gran Bretagna, l'Austria, la Russia e la Prussia si obbligavano a usare tutte le loro risorse nel proseguimento della guerra e a non concludere alcuna pace separata. Fu la fine della potenza napoleonica. Nei trattati di pace del 1814 e 1815 il C. ebbe parte notevole, ma non preponderante: di fronte alla Francia mantenne un atteggiamento fermo e sereno, la volle vinta, ma non per spirito di vendetta; nel congresso di Vienna, con la sua energia, impedì alla Prussia di annettersi tutta la Sassonia e alla Russia tutta la Polonia. L'atto finale del 9 giugno 1815 non fu firmato da lui, ma dal fratello, il generale sir Charles Stewart. La personalità politica del C. s'impone ancora negli anni seguenti. Infatti, se ad Alessandro di Russia spetta il merito di aver formato la Santa Alleanza, al C. si deve la creazione della quadruplice alleanza fra Gran Bretagna, Austria, Prussia e Russia (20 novembre 1815). L'opera sua fu diretta da allora principalmente a mantenere quest'equilibrio europeo: forte in ciò della collaborazione di Metternich e di Nesselrode e anche, fino a un certo punto, di Alessandro di Russia. Partecipò di persona o per mezzo del fratello, divenuto lord Stewart, ai varî congressi che, secondo i patti, dovevano regolarmente tenersi fra gli alleati: a quello di Aquisgrana, e a quello di Troppau, nel 1820, in cui si oppose al diritto, vantato dalle altre potenze nella circolare dell'8 dicembre, d'intervenire contro qualunque stato in rivoluzione. Sopraffatto dal lavoro, esaurito di nervi, depresso dalle calunnie degli avversarî politici, il C. si uccise il 12 agosto 1822.
Fu uomo di carattere mite e affettuoso; alto di statura, d'aspetto imponente, non molto efficace come oratore. Profondamente religioso, seguace della Chiesa anglicana, dedicava somme considerevoli alle opere di carità. Non lasciò figli. Il fratello, generale Stewart, gli succedette come 3° marchese di Londonderry.
Bibl.: Sir A. Alison, The Lives of lord Castelreagh and sir Charles Stewart, Edimburgo 1861; Memoirs and Correspondence of Viscount Castlereagh second Marquis of Londonderry, Londra 1848-53; Salisbury, Essays, I, Londra 1925; C. K. Webster, The Foreign Policy of Castlereagh, Londra 1925; P. von Neumann, Diary, Londra 1928.