CASTELLUM TIDDITANORUM
Tiddis, già chiamata dagli indigeni Ksantina el-Kdima, "la vecchia Costantina", è una piccola città romana dell'Algeria costruita sull'altipiano che domina a levante le gole del Khreneg. Vi si accede per mezzo di una strada, di recente costruzione, da Costantina, che ne dista ora 30 km. Tiddis; che occupa una posizione fortificata assai simile a quella di Colonia Cirta, sta di guardia alla soglia della piccola Kabila. Era in origine un villaggio berbero, che risale all'epoca neolitica, attestata da qualche dolmen. Le iscrizioni libiche, le stele fenicie, le monete preromane sono i testimoni di una vita anteriore alla civiltà romana. Sotto gli Antonini e sotto i Severi, l'agglomerato si trasformò secondo i metodi dell'urbanesimo romano e divenne la Respublica Castellum Tidditanorum. Le alture su cui è costruita conferiscono alla città un aspetto particolare: essa si adagia sui pendii della montagna in una serie di terrazze e solo a gradi si raggiunge la cima, che gode di una magnifica vista su Costantina. I ruderi, che si stendono su più di quaranta ettari, si possono dividere in tre gruppi: il primo occupa l'altipiano, il secondo il versante orientale, il terzo i piedi del dirupo.
L'altipiano è diviso in due parti da un muro che si diparte dal punto più elevato (Ras ed-Dar) in direzione N-S. La sola parte orientale è stata coperta di monumenti. Un considerevole numero di cisterne (oggi se ne conoscono 40) assicurava il rifornimento dell'acqua, in mancanza di sorgenti. Serbatoi più grandi rifornivano piccole terme di montagna. Ovunque la roccia è stata scavata e un'iscrizione del 251 celebra quest'opera nei seguenti termini: "Per la divina indulgenza e provvidenza dei nostri signori gli imperatori Gallo e Volusiano Augusti, M. Cocceio Anicio Fausto Flaviano, console e membro del consiglio dei quindici, curatore e patrono delle colonie Cirtine, dopo aver fatto togliere dal popolo la terra che ricopriva i luoghi e dopo aver fatto tagliare la roccia messa a nudo per farvi costruire delle piattaforme, ha provveduto a captare l'acqua utile alla salute pubblica".
I principali edifici rinvenuti occupano il pendio: una porta monumentale, già ricoperta da un arco e munita di battenti, dava accesso all'interno della città. Una strada lastricata,chiusa tra edifici e case, conduceva alla prima piazzetta che serviva da mercato, con un tempio alla Fortuna. Due vie tagliate nella roccia partivano da questo bivio, una di esse passava sotto un arco di trionfo. La terrazza superiore è occupata dal piccolo Foro di Tiddis, su cui si aprono tre sale, che non comunicano tra di loro; tutte e tre hanno gli ingressi rivolti a levante. La sala centrale è la meglio conservata, il pavimento ne è intatto; una panca di pietra, larga e bassa, circonda l'ambiente da tre lati. Si tratta forse della sala di riunione dell'ordo decurionum, il consiglio municipale dell'epoca. Lo spiazzo era adorno di statue, di cui sono rimaste le sole basi in pietra con le iscrizioni dedicatorie. Le personalità così onorate erano gli imperatori Settimio Severo, Geta, Gordiano, l'imperatrice Giulia Domna, gli eminenti cittadini Q. Lollio Urbico, Q. Sittio Fausto, L. Giulio Civile (prefetto della gioventù di Cirta) e la moglie di Fausto, Apromia Fida.
Tiddis si estese oltre il perimetro fortificato, prolungandosi con i suoi sobborghi sino alle gole del Khreneg. Una villa di ricchi proprietari è stata ritrovata sulle rive del Rhumel. L'epigrafla di Tiddis è importante per numero e qualità. Ricordiamo tra le più belle epigrafi: l'iscrizione della porta monumentale, l'iscrizione del mercato, la dedica della statua del prefetto di Roma, Lollio, dediche alla Fortuna, al Genio del popolo, al dio Eventus, un testo relativo al culto di Mitra, la menzione delle opere urbane eseguite nel 251, elenchi di collegî, ecc.
Tra gli oggetti più preziosi trovati vanno ricordati le forme per amuleti e un monile d'oro del X sec. Vi sono infatti a Tiddis vestigia dei primi secoli dell'età islamica.
Non lontano da Tiddis sorgono il sepolcro e la villa dei Lollii e la piccola città satellite di Caldis, edificata all'uscita della gola montana. Manca a Tiddis la ricchezza monumentale di Timgad e di Gemila. In una cornice urbana più angusta vi si può evocare la vita di un castellum, del quale si segue lo sviluppo, l'apogeo e le tappe torbide che portarono al suo abbandono.
Bibl.: A. Berthier, Tiddis, Antique Castellum Tidditanarum, Algeri 1951; id., Tiddis: Une curieuse poterie, in Libyca, II, 1954, p. 264 ss.