CASTELLAZZO BORMIDA (A. T., 24-25-26)
BORMIDA Grosso borgo agricolo del Piemonte in provincia d'Alessandria, situato a 103 m. s. m., e a 11,5 km. da Alessandria. Castellazzo aveva 3873 ab. nel 1734; 4266 nel 1774; 6501 nel 1881; 7063 nel 1911; 6166 nel 1921 (presenti 5970, di cui 4775 nel centro capoluogo). Il fertilissimo territorio del comune è coltivato a cereali, viti e foraggi; fiorente è l'allevamento del bestiame, e specialmente del baco da seta. Castellazzo è pure un centro commerciale notevole. L'industria è rappresentata da filande e fornaci.
Storia. - D'origine certamente longobarda, nel sec. X fu centro d'un comitato fra il Tanaro e la Scrivia con un conte Atto o Atolfo (figlio di Manfredo il Cieco, gran conte di Longobardia, capostipite dei Manfredingi). I suoi figli Alberto e Ottone (che sposò una Berta figlia di Arduino re d'Italia), furono i capostipiti di quel vastissimo consortile signorile che abbandonò la legge longobarda ed accolse la legge romana alla metà del sec. XII e che costituì quella lega contro gli Aleramici, che fondò Alessandria nel 1168.
Il nuovo potente comune assorbì ben presto ogni attività di Gamondio (tale il vecchio nome del paese), che decadde, e alla fine del sec. XIII cominciò ad assumere il nome di Castellazzo, col quale seguì i Visconti di Milano. Col titolo comitale passò nel 1531 ad Alfonso d'Avalos marchese del Vasto e di Pescara ed ai suoi successori, finché nel 1653 il feudo pervenne alla famiglia di Ottavio Pallavicino di Genova, estintasi nel 1778.
Bibl.: G. Buzzi, Storia di Gamundio antica or Castellazzo di Alessandria, voll. 4, Alessandria 1863-64; G. A. Boidi, Documenti sulla storia di Castellazzo Bormida, Torino 1878.