CASTEL SANT'ANGELO
È uno dei monumenti di Roma di più complessa e agitata storia dall'epoca romana sino ad oggi.
Adriano lo costruì come mausoleo che doveva racchiudere le sue ceneri, e ne suggerì probabilmente le forme e i piani al suo architetto Decriano. Non era ancora compiuto quando Adriano morì, sicché al compimento attese il suo successore Amonino Pio.
Era costituito da un grande basamento quadrato, dal quale si elevava il mausoleo propriamente detto, di forma cilindrica, rivestito di marmo, coronato di statue, e coperto da un tumulo di terra con piante funerarie a somiglianza del tumulo etrusco; esso era terminato in alto da una specie di grande ara, sulla quale poggiava una quadriga di tironzo guidata dal sole, Elio, il cui nome era uno dei nomi di Adriano. Alcuni credono che in luogo della quadriga fosse la pigna di bronzo, ora nel cortile omonimo del Vaticano, o una semplice statua di Adriano, ma l'una o l'altra sarebbero stati finimenti troppo modesti, e sproporzionati alla grandiosità del monumento sottostante. Il Mausoleo era in certo modo integrato dal ponte Elio che vi accedeva.
L'ossatura del mausoleo ha resistito ai tentativi dei demolitori, e l'Angelo in bronzo odierno posa su elemento romano, all'incirca dove posava la quadriga di Elio; e conservate sono tanto la cella sepolcrale, quanto la grandiosa galleria elicoidale che vi conduce. Nel mausoleo furono riposte le ceneri degli imperatori e dei loro famigliari da Adriano fino a Settimio Severo; poi pare fosse chiuso. Nel 271, quando Aureliano costruì la nuova cerchia di mura vi comprese anche la mole Adriana; la quale sofferse assedî e saccheggi dei Goti nel 410 (Alarico) e nel 537 (Vitige), che rubarono e distrussero urne sepolcrali, statue e decorazioni. Nel 590, mentre si teneva da Gregorio Magno una processione votiva per invocare la cessazione della peste, vuole la leggenda che, passando la processione sul ponte Elio, un Angelo si posasse sulla sommità del monumento, in atto di riporre nel fodero la spada, a significare che l'ira di Dio si era placata, e da questo avvenimento, illustrato da molteplici artisti del Medioevo e dell'Evo moderno, ha origine la denominazione di Castel S. Angelo, data poi al fortilizio nel sec. XI o nel XII.
Nel sec. X Alberico e Marozia fecero del castello la loro abitazione, e nell'occasione furono addossate al sepolcro, fra esso e il Tevere, costruzioni per servi, soldati e clienti, che sono menzionate e riprodotte in tutti i secoli posteriori fino al 1600. Passò quindi il sepolcro sotto il dominio dei Crescenzî, che rabberciarono a guisa di vedetta il torrione elevato sul nucleo centrale romano; e nei documenti dell'epoca il monumento è conosciuto col nome di "Torre dei Crescenzî". Nel 1277 Nicolò III lo restaurò per proteggere il Vaticano, ove egli aveva trasportata la sede pontificia dal Laterano, e sulle mura di Leone IV costruì il passetto che congiunge anche ora il castello al Vaticano.
Eletto Urbano VI (1378) e proclamato lo scisma d'Occidente con l'antipapa Clemente VII (francese), i Romani urbanisti assediarono il castello, e venuto in loro mano ne tentarono la demolizione: questa epoca segna la maggior ruina del monumento. Con Bonifazio IX (1389-1404) si ebbero i primi lavori di restauro, continuati dai successori. Nicolò V costruì tre torrioni rotondi ai tre angoli del basamento quadrato rivolti verso i Prati, o fuori dal recinto leoniano, e lasciò scoperto il quarto angolo che era nell'interno della città di Leone IV, sul quale si vedevano ancora molti elementi della decorazione romana. Nicolò V restaurò ancora il ponte Elio, e costruì alla testata del ponte verso Roma due cappelle a suffragio delle molte vittime cadute nel Tevere durante una funzione del Giubileo del 1450.
Segue come lavoratore importante in Castello, Alessandro VI (1492-1503), il quale fece costruire da Antonio da Sangallo il Vecchio un grande torrione per battere il ponte Sant'Angelo, lo collegò al forte con un palazzo che fu riccamente decorato dal Pinturicchio, rafforzò i torrioni di Nicolò V, ponendone uno anche all'angolo interno verso Borgo. Dopo di lui Giulio II (1505-1513) fece costruire dal Bramante sull'alto la loggia frontale; Leone X (1515-1521), su disegno di Michelangelo, rinnovò la cappella; Clemente VII (1523-34), sotto il cui pontificato il Castello fu caposaldo della difesa della città contro gl'imperiali nel 1527, ingrandì l'appartamento papale che fu decorato da Giulio Romano; e pose le due statue di S. Pietro e S. Paolo in capo al ponte in luogo delle cappelle di Nicolò V, Paolo III (1534-49) fece il secondo piano dell'appartamento papale, riccamente decorato da varî artisti guidati da Pierino del Vaga e da Luzio Luzzi; Paolo IV (1555-59) recinse il castello con un ramparo continuo a cinque lati, ma fatto di fascine e di terra, convertito poi in recinto permanente da Pio IV (1559-65); e finalmente Urbano VIII (1623-44) demolì il torrione di Alessandro VI fronteggiante il ponte, sostituendolo con il corpo di guardia reale, rafforzò tutto il basamento quadrato, i torrioni agli angoli, il recinto pentagonale, ed elevò caserme che dettero una funzione eminentemente militare alla parte bassa del monumento.
Dopo questo papa si possono indicare Clemente IX (1667-69) che pose, con opera del Bernini e della sua scuola, le statue degli angeli lateralmente al ponte, e Benedetto XIV (1740-58) il quale coronò il monumento con l'Angelo odierno, opera del Werschaffelt.
In seguito all'occupazione francese della fine del secolo XVIII anche il maschio ebbe destinazione modesta di caserma e di prigione per delinquenti d'ogni specie, e perdette ogni ricordo e traccia della splendida dimora papale e cardinalizia dei secoli precedenti.
Nel 1900 il Castello fu cominciato a sgombrare dalle truppe dai prigionieri, e fu restaurato e destinato a museo dei più alti cimelî storici dell'esercito italiano e di documenti d'arte, quadri e mobili i quali ricostruiscono gli ambienti di Giulio II, di Leone X e di Paolo III, i papi più splendidi del Rinascimento.
V. tavv. CXIX-CXXIV.
Bibl.: H. Jordan-Ch. Hülsen, Topogr. d. Stadt Rom, I, iii, Berlino 1907, pag. 663 segg.; M. Borgatti, Il Mausoleo di Adriano e Cast. S. Ang., Roma 1929; S. B. Platner-Th. Ashby, Topogr. Dict. of Acient Rom, Oxford 1929, p. 336 segg.; P. Pagliucchi, I castellani di Castel S. A., Roma 1909.