CASTEL DI SANGRO (A. T., 24-25-26)
SANGRO Paese della provincia di Aquila, ammucchiato fra 800 e 850 m. s. m. alle falde di un'aspra e nuda rupe calcarea, ergentesi all'estremo settentrionale del lungo piano detto di Castel di Sangro, sulla cima della quale (m. 1009) è il Castello ora diruto che ha dato il nome al paese. Il centro moderno si è costituito intorno alla vasta piazza del Plebiscito, fuori della quale si allunga anzi, a sud, verso la stazione (linea ferroviaria Sulmona-Isernia), un sobborgo recente; il borgo antico è invece arrampicato sul pendio.
Castel di Sangro aveva 2650 ab. alla fine del sec. XVIII, 4405 nel 1871 e 4944 nel 1901. Nel nostro secolo la popolazione è diminuita per la forte corrente emigratoria, ora arrestatasi; nel 1921 il paese aveva 4107 abitanti quasi tutti accentrati (l'intero comune, comprendente anche il paesetto di Roccacinquemiglia, 4783). Castel di Sangro ebbe in passato grande importanza strategica perché dominava la principale strada di comunicazione fra l'Aquilano e il restante del regno di Napoli, nel punto ove essa varca il Sangro, il quale, accresciuto proprio sotto il paese dal torrente Zittola, dopo aver attraversato tutto il piano, ne esce per una stretta malamente accessibile. Oggi è centro agricolo (cereali, legumi) e pastorale. Dal piano, al ponte del torrente Zittola, ha origine il principale tratturo che conduce in Puglia. Castel di Sangro è la patria del pittore Teofilo Patini.
Presso l'abitato sono importanti i ruderi del monastero di S. Maria di Cinquemiglia del sec. XIII: una piccola cripta e qualche muro. Del sec. XV restano case private e palazzi tra cui quello detto del Leone molto rovinato da terremoti, in pietra da taglio con grandi bifore al piano superiore. Anche la casa De Petra, situata sulla parte alta del paese col portico sestiacuto e la loggia superiore compone un insieme di effetto piacevole. La chiesa madre di S. Maria Assunta, a croce greca con cupola centrale fiancheggiata da campanili, rimonta al 1423, ma vi fu aggiunto un doppio portico nel 1587; poi fu trasformata e completata tra il 1706 e il 1725. Contiene altari e quadri di pregio, un artistico paliotto e arredi di gran valore. Nella chiesa dei Ss. Cosma e Damiano è un tabernacolo in legno dorato del Pecorari di Rivisondoli; nel museo civico una raccolta di avanzi dell'antica Aufidena e della sua necropoli.
Bibl.: G. Celidonio, La diocesi di Valva e Sulmona, Casalbordino 1909-12, III; V. Balzano, Aufidena Caracenorum, ecc., Roma 1923; id., Documenti per la storia di Castel di Sangro, nella Rass. di storia e d'arte d'Abruzzo e Molise, IV, (1928).