CASTEGGIO (A. T., 24-25-26)
Grosso borgo alle falde dei contrafforti dell'Appennino, nell'Oltrepò pavese, a 10 km. a est di Voghera, lungo la ferrovia e la grande strada che unisce questa città a Piacenza e, precisamente, all'incrocio con la strada che viene da Pavia. Il paese è situato ai piedi di un colle, sul quale, a mezza costa, sta il Borghetto, che conserva le caratteristiche di vecchio abitato, e in alto il Castello. Nel Medioevo fu fortificata e vi trovò momentaneo riparo Federico Barbarossa, incalzato dai confederati lombardi. La città ha avanzi medievali nella sommità della collina. Presso Casteggio si svolsero due importanti fatti d'armi: il 9 giugno 1800, tra Francesi e Austriaci, e il 20 maggio 1859, tra Franco-Sardi e Austriaci. È notevole la torre campanaria della parrocchia con la sua cuspide conica del sec. XIV. La popolazione del comune è di 5152 ab., di cui 2770 nel centro, il resto nel centro di Mairano o nelle case sparse. Nei dintorni vi sono numerose e sontuose ville; a circa 2 km. dal paese, si trova l'Ossario di Montebello (v.). Le campagne sono specialmente coltivate a vigneti (vini di Casteggio); vi si trovano anche alcune sorgenti solforose.
La città antica. - Nell'antichità classica il nome di Casteggio era Clastidium. Posta sulla via Postumia, apparteneva al territorio dei Galli Anamari (i Marici di Plinio). Fu fortificata nel 223 a. C. dal console C. Flaminio Nepote, che aveva indotto gli Anamari ad allearsi con Roma. L'anno dopo (222), durante la prima conquista romana della Gallia Cisalpina, avendo i consoli Cn. Cornelio Scipione e M. Claudio Marcello circondato d'assedio Acerrae (Pizzighettone), città degl'Insubri, questi assalirono Clastidio. M. Marcello, sebbene inferiore di forze, li sconfisse uccidendone anche il duce Virdumaro. Per questa vittoria fu eretto nel 205 a. C. presso la porta Capena il tempio di Honor et Virtus. Come tutta la Gallia Cisalpina (eccetto Piacenza e Cremona) anche Clastidio andò perduta per i Romani durante la guerra annibalica. Nel 197, durante la riconquista della regione, il console Q. Minucio Rufo, per punirla della defezione di venti anni prima, incendiò la città. Dovette essere Clastidio centro importante perché fortificato e ricordato spesso nella tradizione: ma non pare che godesse mai dell'autonomia municipale. Un'iscrizione (Corp. Inscr. Lat., V, 7357) la fa supporre dipendente da Piacenza.
Bibl.: G. De Sanctis, Storia d. Rom., III, pp. 317, 327; IV, p. 413; Gabotto, I municipi romani dell'Italia occid., in Bibl. d. soc. stor. subalpina, XXXII (1908), pp. 262-264; Corp. Inscr. Lat., V, p. 827; G. Giulietti, Notizie storiche, II: Avanzi di antichità o notizie archeologiche e relative deduzioni storiche, Voghera 1893; M. Baratta, Ave Clastidium, Voghera 1926.