CASSINO (Casīnum)
Il municipio romano sorgeva circa 1 km a S della città moderna, sulle pendici diMonte Cassino. Sono poco note le sue vicende; i resti di mura poligonali che lo raccordavano all'acropoli, secondo uno schema difensivo ripetuto in altre città della regione (ad esempio a Palestrina), sono da attribuirsi alla popolazione indigena di ceppo osco che abitò il luogo prima dei Romani e la cui necropoli è venuta in luce nella zona dell'anfiteatro. Per la sua posizione dominante la valle del Liri fu caposaldo dei Sanniti nelle lunghe lotte sostenute contro i Romani (Varr., De lin. Lat., vii, 28-29). Varrone ebbe nella pianura casinate una proprietà agricola attraversata dal fiume Rapido (De re rust., iii, 5); ma i più importanti monumenti della città, divenuta poi fiorente colonia, sono costruiti nel periodo imperiale per la munificenza di ricche famiglie cittadine, tra le quali primeggia la gens Ummidia: due iscrizioni ricordano che Ummidia Quadratilla, matrona appassionata per gli spettacoli teatrali, morta verso il 107 d. C. (Plin., Ep., vii, 24), fece costruire a sue spese un tempio (non identificato) e l'anfiteatro, i cui ruderi si levano presso la via Casilina. L'edificio (85 m di ampiezza sull'asse maggiore) è ricordato nei documenti medievali coi nomi di Verlasci o Coliseum; benché costruito nella seconda metà del I sec. d C., ha il muro perimetrale esterno in opera reticolata, con cinque fornici d'accesso all'arena rivestiti di grossi blocchi della stessa pietra del monte, al quale il monumento è addossato. In età augustea venne edificato il teatro, con cavea a pianta semicircolare e le gradinate appoggiate al monte; la cavea era coronata da un ambulacro ornato con un motivo architettonico a semicolonne. La scena era fornita d'impianto per il sollevamento del sipario, ed era fiancheggiata da due brevi portici; io scavo ha restituito varie sculture, fra cui la statua di un personaggio locale (ora a Napoli, Museo Nazionale) copia di un originale di scuola lisippea affine, come tipo, all'Alessandro Rondanini. Alla gens Ummidia è attribuito anche il sepolcro monumentale che sorge al margine della necropoli, presso l'anfiteatro, interessante soprattutto per la cripta inferiore, addossata al monte: ha la pianta a croce greca coperta al centro da una cupola ed è costruita con grandi blocchi squadrati di pietra locale. Trasformato in chiesa nel Medioevo, conserva sulla facciata resti di pitture d'arte benedettina dell'XI sec. Nella pianura, presso il Rapido, restano i ruderi di un edificio termale: Giuliano da Sangallo ed altri architetti del Rinascimento ne disegnarono il calidarium (una sala ottagona con quattro nicchie agli angoli) ritenendolo la villa di Varrone.
Sulle rovine dell'antica colonia, devastata da Longobardi e Saraceni, visse per alcuni secoli un borgo (Castrum S. Petri) alle dipendenze dell'abbazia di Montecassino, ma nel corso del sec. VIII ad opera degli abati sorsero chiese ed un convento (S. Benedetto, S. Salvatore, S. Maria delle Cinque Torri) nel luogo dell'attuale C., dove, secondo la tradizione, sarebbe stato il Foro dell'antica città attraversato dalla via Latina (odierna Casilina). Sola superstite, la chiesa delle Cinque Torri venne di strutta nel corso dell'ultima guerra; era un notevole esempio di costruzione pre-romanica, fusione fra il tipo a pianta centrale e quello basilicale, con quattro piccole torri agli angoli ed un tiburio centrale poggiante su 12 colonne romane. Su una propaggine di Monte Cassino dominante la città si ergono i ruderi di Rocca Ianula, che l'abate Aligerno edificò nel X sec. per riaffermare il potere abbaziale sulla cittadina di S. Germano, sviluppatasi nel corso del IX sec. attorno alle costruzioni religiose.
Bibl.: C. I. L., X, p. 509 ss. (n. 5159 ss.); F. Ponari, Ricerche stor. sull'antichità di C., Napoli 1867; A. Maiuri, in Not. Sc., 1929, p. 29 (iscrizioni dell'anfiteatro); G. Carettoni, C.-Esplor. del Teatro, in Not. Sc., 1939, p. 99 ss., tavv. VI-VIII; id., Casinum (presso C.), Roma 1940; id., Replica di statua lisippea rinvenuta a C., in Mem. Acc. Pont. Arch., VI, 1942, p. 53 ss.; E. Scaccia Scarafoni, S. Maria delle Cinque Torri, in Riv. Arch. Crist., XXII, 1946, p. 3 ss.; A. Pantoni, Pitture della chiesa del Crocifisso, in Benedictina, 1949, p. 239 ss.; G. Carettoni, Fortificazioni medioevali di C.,in Palladio, 1952, p. 135 ss.; Fasti Arch., VI, 1953, 2476.