CASSIANO da Macerata (al secolo Beligatti Giovanni)
Nacque a Macerata nel 1708, ed entrò nel 1725 nell'Ordine dei cappuccini, presso il convento della sua città. Nel 1738 venne inviato alla mis sione del Tibet, che un decreto della Congregazione de Propaganda Fide, emanato nel 1703 e riconfermato, malgrado l'opposizione dei gesuiti, nel 1732, aveva affidata ai cappuccini della provincia picena dell'Ordine.
Fin dal 1707 un piccolo numero di cappuccini aveva soggiornato a Lhasa, esercitando la professione medica e occupandosi della piccola comunità di mercanti armeni, russi e cinesi cristiani, senza svolgere, per mancanza di uomini e di mezzi, alcuna attività di proselitismo. Nel 1735 uno dei cappuccini di Lhasa, il padre Orazio della Penna, tornò in Italia, per chiedere alla Congregazione un numero sufficiente di missionari e un'adeguata copertura finanziaria., ottenendo gli uni e l'altra; ripartì quindi nel 1738 con un primo gruppo di missionari (otto cappuccini e un frate laico), il più giovane dei quali era Cassiano.
Questi, partito a piedi da Macerata il 17 ag. 1738 con due confratelli, aveva raggiunto Orazio della Penna e gli altri membri della missione a Parigi il 22 nov. 1738. Colà vennero acquistati un torchio a stampa (la stamperia di Propaganda aveva fornito ai missionari un buon numero di caratteri tibetani), doni per il re del Tibet e una serie di medicinali e strumenti chirurgici, al cui uso venne particolarmente istruito Cassiano. L'11 marzo 1739 i missionari salparono da Lorient, diretti alla colonia francese di Chandernagore nel Bengala: C. vi giunse il 26 sett. 1739, dopo un viaggio privo di incidenti. Di là i missionari risalirono il Gange fino a Patna (26 dic. 1739), sede delle ultime fattorie commerciali europee sulla via del Nepal e di un ospizio cappuccino; proseguirono quindi per il Nepal, dove giunsero nel febbraio del 1740. Dopo una lunga sosta (6 febbraio-25 maggio 1740) presso l'ospizio dei cappuccini di Bhatgaon, i missionari si trasferirono a Katmandu, dove attesero per alcuni mesi allo studio delle lingue indostana e tibetana (8 giugno-4 ott. 1740). Con un seguito di 32 portatori attraversarono quindi l'Himálaya, pernottando nelle locande appositamente collocate lungo l'arduo ma assai frequentato percorso, e giunsero a Lhasa il 6 genn. 1741.
L'accoglienza del sovrano (in realtà governatore, essendo il paese sottoposto all'autorità cinese) fu benevola, e i rapporti con il clero locale, inizialmente, ottimi. C. poté così visitare i conventi, esercitare la medicina, e svolgere con i suoi compagni opera di evangelizzazione. Ma il potenziamento dell'attività dei missionari, malgrado gli scarsi successi dei loro sforzi (diciannove conversioni in tutto), destò le preoccupazioni dell'autorità di uno Stato nel quale la vita civile si identificava con quella religiosa. I convertiti, che avevano rifiutato di partecipare alle pubbliche preghiere buddiste, vennero condannati alla fustigazione, e la libertà di culto e proselitismo concessa nel 1741 venne abolita nel 1742. Nel tentativo di alleggerire la situazione il p. Orazio della Penna, prefetto della missione, rimandò nel Nepal tre dei suoi frati, fra i quali C. (31 ag. 1742); tre anni dopo, tuttavia, anche gli altri cappuccini dovettero lasciare definitivamente il paese, ponendo fine per un secolo al tentativo di evangelizzare il Tibet. C. continuò l'attività missionaria nel Nepal e nel Bengala fino al 1756, quando una malattia lo costrinse a tornare in patria. Si stabilì a Macerata, pur soggiornando lungamente a Roma dove il prefetto di Propaganda Fide, cardinale Spinelli, gli affidò l'istruzione dei giovani destinati alle missioni dell'India. e dove fu il principale collaboratore del padre A. Giorgi nella stesura dell'Alphabetum Tibetanum Missionum Apostolicarum commodo editum..., pubblicato a Roma nel 1762. Morì nel convento di Macerata nel 1791.
Abbiamo notizie della seconda missione nel Tibet dei p. Orazio della Penna e dei particolari di quel viaggio dal diario di C. (Giornale di fra' Cassiano da Macerata dalla sua partenza da Macerata seguita gli 17 agosto 1738 fino al suo ritorno nel 1756, diviso in due libri), conservato manoscritto presso la Bibl. comunale di Macerata (5-3-C.18)e pubblicato parzialmente da A. Magnaghi (1902)e intieramente da L. Petech (1953). Perduta ne è purtroppo la seconda parte, nella quale erano riferiti i motivi per i quali i cappuccini avevano dovuto lasciare il Tibet, e che conteneva ampie descrizioni degli usi, costumi e religione del Tibet e del Nepal. Di estremo interesse geografico e soprattutto etnografico è tuttavia anche la prima parte, sia per l'accurata e precisa descrizione dell'itinerario sia per i bei quadri degli usi tibetani, particolarmente delle feste religiose.
Altre opere: Memorie istoriche delle virtù, viaggi e fatiche del p. Giuseppe Maria Bernini da Gargnano, viceprefetto delle missioni del Tibet, scritte a un amico dal p. Cassiano da Macerata, Verona 1767; Alphabetum Brammahanicum seu Indostanum universitatis Kasi, Romae 1771; Alphabetum Tangutanum seu Tibetanum, Romae 1773 (contiene la traduzione in tibetano del segno della croce, del Pater Noster, dell'AveMaria, del Credo e dei dieci comandamenti); è manoscritta una Teologia dei Tibetani, autografa alla Bibl. com. Mozzi Borgetti di Macerata (5.3.C.33;il titolo è estraneo all'opera, che è uno studio dell'induismo). Sono perduti un Ristr. della vita di Sciakia legislat. del Tibet e una traduzione tibetana (ma più probabilmente hindi) del Vangelo secondo S. Matteo, un tempo esistenti presso la Biblioteca comunale dì Macerata.
Bibl.: A. De Gubernatis, Storia dei viaggiatori ital. nelle Indie orientali, Livomo 1875, p. 64; A. Magnaghi, Relaz. inedita di un viaggio al Tibet del padre Cassiano Beligatti da Macerata (prima metà del secolo XVIII), in Riv. geogr. ital., VIII(1901), pp. 545-54; IX (1902), pp. 39-51; A. M. Sailer, L'itinerario del viaggio nel Tibet del p. Cassiano Beligatti da Macerata, in Boll. della Soc. geogr. ital., s. 8, III (1950), pp. 34 ss.; I missionari ital. nel Tibet e nel Nepal, a cura di L. Petech, I, Roma 1952, pp. XXXIV-CXX; IV, ibid. 1953, pp. 1-142; M. Marini, Il "Giornale" di . fra' C. da M. missionario al Tibet, in L'Universo, XXXIV (1954), pp. 351 ss.; Dict. d'Hist. et de Géogr. Eccl., VII, Coll. 769 s.; Enc. catt., II, col. 1179.