CASSIA VIA
. Poche sono le notizie che si conservano su di essa e nessuna anteriore alla fine della repubblica; in questa epoca si faceva già confusione fra via Cassia e via Clodia, le quali avevano comune il primo tratto del percorso, fino al decimo miglio da Roma (Madonna di Bracciano). Di qui, la prima proseguiva in direzione nord per Sutri, Bolsena, Chiusi, Arezzo, Firenze, per entrare poi nel territorio emiliano, mentre la seconda piegava a ponente, attraversando la Maremma e congiungendosi fra Orbetello e Grosseto con la via Aurelia. Certamente l'origine della via deve risalire al periodo in cui furono stabilite le prime relazioni fra Roma e gli Etruschi; ma, come nel caso di tutte le altre vie consolari, il costruttore non fece altro che riunire varî tronchi di strada già esistenti fra una città e l'altra, rettificandone il percorso e costruendo ponti e viadotti. Chi ne sia stato il costruttore, e quando l'opera sia avvenuta, non sappiamo. Festo ci dice soltanto che la via Cassia fu lastricata da un Cassio; è però una pura ipotesi che costui sia il censore L. Cassio Longino Ravilla, vissuto verso la fine del secolo II a. C. La via fu poi migliorata da Claudio e da Vespasiano, e posta sotto la gestione di un curatore, insieme con le vie prossime, Clodia, Cimina e Traiana Nova.
La moderna via segue generalmente l'andamento dell'antica, salvo in alcuni punti dove la pendenza era troppo forte, oppure dove l'interesse del traffico consigliò un diverso percorso; così ad esempio l'antica passava a ovest del lago di Vico, toccando Sutri e Vetralla, e lasciando fuori Viterbo, mentre la moderna, che corrisponde alla via Cimina, passa per Ronciglione e Viterbo. Notevoli tracce del selciato antico si osservano prima di Montefiascone e nel predio Torrone presso Campolungo.
Anche Orvieto era lasciata fuori dalla via Cassia, che fino a Chiusi procedeva più diritta, tagliando le vallate e scalando le colline di Ficulle e di Città della Pieve. Alcuni ritengono che queste rettifiche siano state eseguite più tardi da Traiano, riconoscendo nella via, che in tal modo abbreviava notevolmente il percorso, la via Traiana Nova, la quale rettificava anche altri tratti fra Arezzo e Firenze, tenendosi più a ponente della moderna.
In questa regione esistevano anche altre vie secondarie, parallele alla Cassia e che si congiungevano con essa a Firenze.
Le più importanti stazioni erano Veio, Baccano, Sutri, Forum Cassii (S. Maria di Forcassi), Bolsena, Chiusi, Arezzo, Case Cesariane (località situata a 25 miglia da Arezzo), Firenze, Pistoia, Lucca e Luni, termine ultimo della via.
Della mansio di Vico Matrino, fra Sutri e Forum Cassii, si sono scoperti alcuni avanzi: numerosi ponti rimangono ancora in piedi nella regione viterbese e presso Chiusi, tra cui vanno ricordati: il ponte di San Nicolao (pons quinquagesimus, cioè al 50° miglio da Roma) che un'iscrizione rinvenuta sul posto, e ora nel Museo civico di Viterbo, ci dice eretto da Claudio e restaurato da Vespasiano, costruito in grandi blocchi di tufo; il ponte Camillario, poco più oltre, di fattura simile, con fornice alto e stretto, probabilmente più antico del primo; il ponte Cassio, detto poi Giulio, a nord di Bolsena, che fu quasi completamente restaurato da Giulio II (ivi presso fu trovata nel 1737 una colonna miliaria - ora nel Museo archeologico di Firenze - che ricorda restauri apportati alla via da Adriano, nel 123 d. C.); il ponte della Barcaccia sul Paglia e il ponte del Romito sull'Arno, di cui rimane un arco con la spalla orientale. Un'importante opera idraulica, detta il Muro Grosso, si conserva a poca distanza dalla stazione di Ficulle: era uno sbarramento del fiume Chiana, lungo m. 96, largo m. 5,90 e alto 4,75, con un'apertura nel mezzo di m. 11,65 per regolare il passaggio delle acque mediante una saracinesca di legno. Numerose poi sono le tombe e le ville che si trovano lungo il percorso, specialmente in prossimità dei centri abitati, e che aiutano a rintracciare l'andamento antico della via.
Bibl.: A. Nibby, Analisi dei dintorni di Roma, 2ª ed., III, Roma 1849, p. 570 segg.; G. Tomassetti, La Campagna romana, III, Roma 1913, p. 3 segg.; F. Moretti, La via Cassia e la via Traiana Nova a Volsiniis ad fines Clusinorum, Orvieto 1925; E. Martinori, Le vie maestre d'Italia, Via Cassia e sue deviazioni, Roma 1930.