CASSANDRO (Κάσσανδρος, Cassander)
Generale macedone, poi re di Macedonia. Figlio primogenito di Antipatro (v.), era nato verso l'anno 350 a. C., o poco prima del 355. Durante la spedizione di Alessandro rimase in Macedonia, presso il padre; il quale lo inviò, nel. 324, alla corte del re, a Babilonia. I suoi rapporti con Alessandro furono, fin da principio, poco buoni, soprattutto per l'avversione che C. mostrò alla proscinesi o prosternazione al sovrano, che Alessandro voleva imporre. Da ciò l'infondata accusa fatta da Olimpia (v.), che C. avesse avvelenato Alessandro.
Dopo l'accordo di Triparadiso (321 a. C.), Antipatro, riconosciuto come reggente del regno, assegnò C. ad Antigono, quale comandante della sua cavalleria; ma i rapporti fra i due si guastarono presto: sicché Antipatro richiamò il figlio e, quando morì (319), designò a succedergli nella dignità di reggente, invece che il figlio, Poliperconte, di cui C. sarebbe stato chiliarca (Diod., XVIII, 39, 48). C., non tollerando ciò, si preparò a osteggiare il reggente. Era chiaro fin d'allora che egli non aspirava, come Antigono (v.), all'impero universale, bensì soltanto alla signoria sulla Macedonia; e perciò gli fu facile accordarsi, prima di tuttti, con Tolomeo (v.), che limitava anch'egli le sue aspirazioni all'Egitto. La guerra, condotta dalla coalizione (di Antigono, C. e Tolomeo) contro Poliperconte (sostenuto da Eumene), si combatté in Asia e in Europa. In Europa C. prendeva un netto sopravvento su Poliperconte: nella primavera del 317 cadeva in sua mano Atene, dove instaurò un governo oligarchico, e in Macedonia la regina Euridice (sposa del mentecatto re Filippo Arrideo) riconosceva C. come reggente. Poliperconte però, durante l'assenza di C. per combattere nel Peloponneso, riprese la lotta con l'appoggio di Olimpia e in favore di Rossane e del suo piccolo figlio Alessandro: le forze di C. furono vinte ed Euridice e il re Filippo uccisi (autunno 317). Tosto C. ritornò in Macedonia, dove costrinse Olimpia a capitolare in Pidna (primavera 316) e la fece condannare a morte dal tribunale dell'esercito. Dopo aver fatto relegare in Anfipoli Rossane col figlio, C., a consolidare e concretare la sua politica di predominio in Macedonia e in Grecia, sposò Tessalonica, figlia naturale di Filippo II, in onore della quale fondò la omonima città (316).
Ma nella nuova coalizione che si formò di lì a poco fra i diadochi contro il troppo potente Antigono, il posto di C. non poteva essere che a lato dei primi. Nella pace, che si concluse nel 311 sulla base dello statu quo territoriale, a C. fu confermata la strategia dell'Europa, soltanto però fino alla maggiore età del giovine re Alessandro (che restava peraltro suo prigioniero)
Due anni più tardi (310-9), C., sentendosi minacciato dal crescere in età del re Alessandro, lo fece uccidere insieme con la madre Rossane; e, messosi d'accordo con Poliperconte, fece sopprimere anche l'altro figlio illegittimo di Alessandro Magno, Eracle.
Di lì a poco si riaccesero le mal sopite ostilità fra i diadochi. Antigono, facendo suo il programma dell'effettiva indipendenza dei Greci, inviò a combattere in Europa contro C. il figlio Demetrio Poliorcete (v.), che nel 307 s'impadronì di Atene, cacciandone Demetrio di Falero. Nell'anno 306, C. e gli altri diadochi, sull'esempio di Antigono, assunsero il titolo di re (Diod., XX, 53, 4; Plut., Demetr., 18). Fu ventura per C. che Demetrio, richiamato in Asia dal padre, dovesse, nel 302, interrompere la sua fortunata campagna in Grecia, e che Antigono perdesse, l'anno di poi, a Isso, la partita e la vita. C. morì nell'anno 298-7, lasciando la moglie Tessalonica e i figli Filippo (che gli successe sul trono), Antipatro e Alessandro (v. macedonia).
Fonti: Diodoro Siculo, XVIII-XX; Giustino, XIII-XVII. Si vedano Plutarco, Dem., e gli estratti di Arriano, Tà μετ' 'Αλέξανδρον).
Bibl.: Delle opere moderne vedi: Droysen, Geschichte des Hellenismus, 2ª ed., Gotha 1877; Niese, Geschichte der griech. und makedonischen Staaten seit der Schlacht bei Chaironeia, Gotha 1893-1903; Kärst, Geschichte des Hellenismus, I, 3ª ed., Lipsia-Berlino 1927; II, 2ª ed., ivi 1926; J. Beloch, Griech. Geschichte, 2ª ed., IV, i e ii, Berlino e Lipsia 1923-27; Berve, Das Alexanderreich auf prosopographischer Grundlage, II, Monaco 1926, p. 201 segg.; Stähelin, in Pauly-Wissowa, Real-Encycl. d. class. Altertumswiss., X, coll. 2293-2313; Maas, in Riv. di Filologia, V (1927), p. 68.