CASSAFORTE (fr. coffre-fort; sp. caja de caudales; ted. Geldschrank; ingl. safe)
Armadio, dalle pareti fatte di grosse lastre di ferro o di acciaio, che serve per conservare valori o documenti preziosi, al sicuro dai ladri e dal fuoco. Quando poi la natura e la quantità dei valori custoditi è tale da non poter essere contenuta in casseforti di dimensioni normali (p. es. nel caso di banche, le quali oltreché provvedere alla sicurezza dei proprî valori, devono offrire al pubblico ampî servizî di custodia), sorge la necessità delle camere corazzate, che, in gergo bancario, si chiamano talvolta tesori e anche sacristie (nome che ricorda l'antico uso di conservare oro ed oggetti preziosi nei luoghi sacri).
Era un tempo inseparabile dall'idea di cassaforte quella di particolari e segreti accorgimenti, cui ci si affidava per rendere imprendibili i valori custoditi. Ciò durò fino a quando furono trovati mezzi atti a vulnerare facilmente il corpo della cassa. Presentemente, se assai perfezionata è l'arte delle chiusure, la prima cura dei costruttori è la formazione inespugnabile della compagine. I congegni di chiusura ricevono maggior sicurezza non dall'essere nascosti, ma dall'essere difesi. La difesa può essere aiutata dai moderni sistemi di allarme che, lasciando da parte i vecchi e non sempre efficaci campanelli elettrici, vanno dagli apparecchi a trepidazione, costituiti sostanzialmente da microfoni che intercettano i minimi rumori, agli apparecchi a capacità, fondati sul noto fenomeno della variazione di capacità che subisce una massa metallica, qual'è quella della cassaforte, quando un corpo umano le si avvicina o se ne allontana, agli apparecchi a raggi infrarossi, nei quali i raggi invisibili emessi da speciali proiettori cadono su una cellula sensibile. Quando un uomo si avvicina alla cassaforte producendo rumori, oppure facendone variare la capacità elettrica, o intercettando un fascio di raggi infrarossi, gli apparecchi opportunamente predisposti dànno l'allarme.
Le difese presentate da una cassaforte hanno validità relativa, e per riuscire sicuramente efficaci, devono essere proporzionate alle diverse circostanze di tempo, luogo e ambiente, e all'entità e natura dei valori da custodire. Spesso infatti i ladri, anche per mancanza di tempo, non possono utilizzare i mezzi d'attacco più potenti. La massima parte dei tentativi è compiuta col martello, col bulino, col taglialamiere, con la sega circolare e con gli altri mezzi meccanici; alcuni dei quali sono rumorosi, altri poco efficaci. Parimenti, sono poco efficaci gli esplosivi, se non impiegati in quantità tali da minacciare di distruzione il contenuto delle casseforti e anche gli edifici che le ospitano. Il cannello ossiacetilenico, che è il mezzo senza confronto più efficace, richiede l'uso di pesanti bombole d'ossigeno e d'acetilene.
V'è però un minimo di requisiti indispensabile ovunque e in qualsiasi momento, cioè: l'inviolabilità delle serrature, l'incombustibilità e la coibenza delle pareti; la resistenza assoluta a tutti i mezzi meccanici d'effrazione.
Tali requisiti possono bastare per le casseforti destinate ad ambienti famigliari e per quelle dove si conservano solo documenti e valori cartacei. Ma dove i valori sono ingenti, è indispensabile anche la cosiddetta infusibilità, che in pratica significa la possibilità di resistere ai cannelli ossidrico e ossiacetilenico e all'arco elettrico. E ciò che massimamente importa è che detta infusibilità vada unita alla resistenza meccanica, che deve essere offerta dallo stesso materiale infusibile, onde impedire che si possano debellare successivamente le difese con i diversi mezzi.
Per l'incombustibilità e la coibenza sono in gioco, particolarmente per i casi d'incendio violento e di lunga durata, non solo la combustibilità, la conducibilità e anche, già in questo caso, la fusibilità dei varî materiali componenti la cassaforte, ma altresì il loro comportamento sotto ogni aspetto e per ogni effetto, quando sono sottoposti alle alte temperature. Inoltre, sono da tener presenti gli altri fini cui serve la cassaforte e si deve aver riguardo ai più svariati accidenti che praticamente si possono manifestare.
Un'intercapedine fu ritenuta un tempo la miglior forma d'isolamento per l'incolumità del contenuto delle casse in caso d'incendio, ma fu poi avvertito che a far difettoso l'isolamento stava la conducibilità dei mezzi di collegamento, metallici per necessità costruttive e non beneficianti, entro il chiuso dell'intercapedine, d'alcuna dispersione di calore; inoltre, assai presto sotto la violenza delle fiamme le lamiere esterne prive di sostegno si contorcevano e la camera era invasa e distrutta; per ultimo, la compagine della cassa era indebolita dal vuoto dell'intercapedine.
Si ricorse allora ai riempimenti della camera con materiali di scarsa conducibilità: dapprima segatura di legno, agglomerati diversi di pelo, di feltro, di sughero; in seguito sabbia, farina fossile, terra refrattaria, amianto in polvere e in cartone, quarziferi, magnesiaci, ecc. Ma se i primi erano assolutamente inadatti per la loro combustibilità, i secondi si mostravano scarsamente efficaci dal punto di vista della resistenza meccanica. Alcuni costruttori utilizzarono materie sviluppanti vapore e si pensò anche ai principî degli impianti frigoriferi. I requisiti indispensabili si trovarono però riuniti nei calcestruzzi. I fabbricanti ne studiarono formule speciali per componenti e dosature, e ora ai migliori cementi fusi, al silicio e al quarzo (qui utilissimo), si agglomerano i materiali più atti a dare: perfetta incombustibilità, conduttività insensibile, grado d'umidità necessario per un'evaporazione atta ad abbassar la temperatura nell'interno delle casse, indeformabilità a caldo e a freddo, connessione e compattezza tali da non patire disgregazione alcuna neppure sotto alte temperature, costanza di volume e, contemporaneamente a tutto ciò, durezza e resistenza a tutte le sollecitazioni meccaniche. Questo fu ottenuto particolarmente per il fatto che l'azione coibente del calcestruzzo non è per nulla turbata dalle armature metalliche, che, annegate e isolate entro l'impasto, non possono neppure essere causa di disgregazione per la diversa conducibilità termica del ferro e del conglomerato. Infatti, sempre per la lentezza con cui le variazioni di temperatura avvengono attraverso il calcestruzzo, la differenza di conducibilità non assume carattere pericoloso. Il calcestruzzo inoltre serve assai bene a sostenere le lastre esterne che da detto sostegno e dall'isolamento di cui beneficiano su una faccia traggono possibilità di maggior resistenza. In caso d'incendî violenti e in parecchi esperimenti, sui roghi creati con carbone, catrame e legna resinosa imbevuta di petrolio, le casseforti subirono temperature anche di 1600°-1900°. La ventilazione naturale e il poggiar delle lastre sul calcestruzzo impedirono la fusione e la protezione data dai buoni conglomerati si rivelò perfetta; il contenuto della cassaforte fu ritrovato in ottimo stato di conservazione. Unica precauzione da usare in tali casi è quella di lasciar raffreddare le casse prima d'aprirle, affinché la temperatura interna scenda sotto i 100° e sia ovviato il pericolo che i materiali cartacei s'infiammino al contatto dell'aria.
Resistenza ai mezzi meccanici. - Gli acciai anche temperati, possono essere più o meno facilmente intaccati, forati o tagliati da trapani e seghe. Altri metalli, insensibili a trapani e seghe, sono però frangibili e non resistono all'urto. Quando apparirono i trapani e le seghe portatili, si ricorse per le casseforti ai cosiddetti acciai Compound che, ottenuti con uno speciale trattamento di tempera, risultano inattaccabili su una delle due facce e per un certo spessore; la ricottura e il riscaldamento fino ad arroventamento, tolgono però alle lastre Compound ogni resistenza speciale. Occorreva invece trovare il metallo che, non solo in un particolare stato, ma sempre avesse in sé la prerogativa d'imperforabilità unita a quella di resistenza all'urto.
Già per le corazzature di guerra e per le navi s'erano composte leghe aventi tali requisiti, e fu in Italia che, per la prima volta, si pensò che tali leghe dovessero impiegarsi anche per la corazzatura delle casseforti e s'iniziò l'uso degli acciai speciali al manganese e al cromo, nelle percentuali atte a renderli perfettamente imperforabili su tutte le facce e per tutto lo spessore e tali che conservassero le loro proprietà anche dopo ricotture e dopo essere stati sottoposti ad alte temperature. Per la lavorazione solo punzonatrici potentissime, poste in condizioni particolari d'azione nelle officine, giungono a forare le lastre poste orizzontalmente, mentre potenti presse le flettono senza menomarne la compattezza e tutte le proprietà e resistenze.
Grande sicurezza dà pure il calcestruzzo armato quando nell'impasto sono presenti elementi abrasivi, atti a spezzare punte o altri ordigni (si usa con ottimo risultato il corindone), e quando l'armatura è eseguita con barre offrenti all'impasto larga superficie d'adesione e disposte e legate in modo da ammagliarlo. Solo da un decennio entrarono nell'uso le barre d'acciaio a croce ritorte a elica, che per la loro sagoma offrono la più larga superficie al conglomerato, e fanno sì che questo ne sia strettamente allacciato. La connessione e le resistenze dei calcestruzzi così armati sono pari a quelle delle potenti leghe metalliche, particolarmente quando sono eseguite per spessori importanti e per estensioni vaste come accade per le camere corazzate. Potenza ancor maggiore s'ottiene usando, oltre tali barre, anche serie di rotaie disposte alternatamente in modo che s'incastrino e formino barriera. Questo genere di corazzatura è particolarmente usato per le porte di gran mole, mentre per le casseforti di piccole dimensioni, dove non è possibile disporre armature potenti, è sempre opportuno non rinunciare per la resistenza meccanica ai mantelli intrapanabili.
Infusibilità congiunta alla resistenza meccanica. - Dopo l'invenzione dei cannelli ossidrico e ossiacetilenico, si pensò che nessun metallo potesse resistere alla loro azione distruttrice. Ma assai presto furono noti i limiti del taglio ossiacetilenico; fu nota l'influenza sulla maggiore o minore facilità di taglio dei diversi elementi contenuti nei ferri e negli acciai e gli sforzi dei costruttori si rivolsero alla ricerca della lega metallica infusibile, da poter usare anche negli spessori brevi. La soluzione del problema si ebbe con le leghe complesse di rame, acciaio, manganese, carbonio, cromo, silicio, ecc., e, per gli spessori più importanti, con le lastre compattissime formate da stratificazioni in cui agli acciai al cromo s'alternano: rame, amianto, mica, eternit, collegati fra loro da ghisa siliciosa e dura penetrante in fori praticati entro gli strati. Queste leghe e queste lastre resistono perfettamente a ogni attacco con mezzi meccanici.
Inoltre, è considerevole la resistenza assoluta, al taglio con i cannelli ossidrico e ossiacetilenico, dei buoni calcestruzzi, particolarmente di quelli a base di cemento fuso, buona sabbia, corindone, quarzo. Non solo resistenza, ma reazione con fortissime detonazioni oppone il conglomerato, per il suo grado di umidità, all'azione dei cannelli. Si ha un rimbalzo di fiamme con pericolo grave dell'operatore e un consumo fortissimo dei mezzi generanti le fiamme.
Esaminiamo ora le varie parti d'una buona cassaforte moderna.
Il mantello esterno in acciaio puro per necessità costruttive, ma della miglior qualità Martin Siemens e di alta resistenza, è formato da un'unica fascia piegata negli spigoli a freddo, mediante potenti presse idrauliche e saldata autogenamente nell'unico giunto. La piastra dorsale viene pure congiunta con saldatura autogena e affiora in modo perfetto col telaio. Nessuna chiodatura, nessuno spigolo vivo, nessun appiglio per ordigni deve essere offerto dalla superficie del mantello che deve risultare perfettamente liscia.
Preparato con la stessa cura e posto in perfetta aderenza è il mantello intrapanabile a cui seguono, sempre in perfetta aderenza e in modo da ricoprire interamente tutta la superficie della cassa, le lastre infusibili. Mantello intrapanabile e lastra infusibile affiorano nelle quattro battute della porta e poiché lo stesso si ripeterà nei battenti, si ha la continuità ininterrotta delle difese.
Lastre di rame seguono, nelle casse di grandi dimensioni, le lastre infusibili per la rapida dispersione del calore. E tutte queste lastre sono collegate fra di loro in modo perfetto mediante sistemi che le avvincono fortemente senza forare la lastra intrapanabile.
Assai importante, e dal lato della difesa e da quello della buona costruzione, è che le lastre di protezione s'incontrino subito dopo il mantello esterno. Ciò fa più perfetta la connessione e rende impossibile di far cedere le lastre sotto forti spinte, annullando i mezzi di collegamento, per il sostegno che le lastre ricevono dal calcestruzzo che le segue. Inoltre se le lastre fossero poste dopo la spessa camera isolante, dovrebbero essere interrotte sui fianchi per consentire ai chiavistelli di penetrare in profondità, e questa disposizione lascerebbe i chiavistelli stessi privi delle protezioni metalliche.
Dopo le lastre si ha la camera incombustibile, coibente, armata di barre a croce ritorte e collegata fortemente alla cassa mediante profilati speciali. Internamente è chiusa dal mantello interno della cassaforte, mantello a cui s'appoggiano i ripiani, gli scomparti, i tesoretti.
Nelle porte e particolarmente in quelle per i locali forti e di gran mole, la disposizione dei varî strati metallici si ripete più volte, alternandosi con le camere di calcestruzzo armato.
Nelle camere corazzate il vano lasciato per le porte viene predisposto a formar la sede di queste, mediante l'applicazione d'una intelaiatura con strombo che abbraccia tutto lo spessore delle pareti; intelaiatura che per la possibile applicazione degli organi di sostegno e di manovra della porta e per offrire a questa una battuta perfettamente corrispondente ai suoi contorni, deve essere necessariamente metallica. Essa pertanto viene corazzata come la porta per tutto lo spessore conveniente e si prolunga poi all'interno e all'esterno con flange che rinserrano le pareti armate, a cui l'intelaiatura s'incorpora indissolubilmente anche a mezzo di potenti zanche.
Sui contorni delle porte e su quello delle inquadrature contro cui battono, sono disposte, subito dopo le lastre di protezione, barre d'acciaio profilate e fresate, con denti a riseghe da una parte, corrispondenti a incavi e riseghe dall'altra, tali che alla chiusura s'incastrino perfettamente combacianti e formino un'unica massiccia barra senza respiro alcuno. A rendere ancora più perfetta l'ermeticità, a tenuta d'aria e d'acqua, si pongono sui denti e dentro agl'incavi corrispondenti, guarnizioni di rame che dànno il massimo effetto quando la chiusura delle porte è a pressione.
Tanto le porte delle casse, quanto quelle delle camere corazzate, possono avere forme diverse, ma generalmente sono rettangolari o circolari. In quest'ultima forma si può ottenere una maggior precisione, particolarmente se le due corone costituenti il contorno della porta e la sua controbattuta sono preparate in getti, ognuno dei quali va fuso in un sol pezzo.
Le camere corazzate, quando non abbiano che un unico passaggio principale, devono essere munite di passaggi di soccorso con portine aventi le medesime garanzie e caratteristiche delle porte principali. Talvolta per economia di spazio e di spesa, e in circostanze particolari, la portina di soccorso viene innestata entro il corpo stesso della porta principale.
Nelle porte, importantissimi sono gli organi di sostegno e di manovra. Si hanno due sistemi, quello solito a cardini su cui le porte ruotano, e quello a cerniere che sostengono le porte mediante cardini sulla loro linea mediana verticale e che alla loro volta sono sostenute da cardini infissi allo stipite. Queste cerniere permettono alle porte prima uno spostamento in senso normale alla sede e poi uno di rotazione intorno ai cardini fissati allo stipite. Naturalmente, cardini e cerniere devono essere atti non solo a sostenere il peso delle porte, talvolta enorme e che reca a essi sollecitazioni in ogni senso, ma altresì a garantirne il funzionamento inalterabile nonostante il logorio. Pertanto nelle casseforti e finché il peso dei battenti non è eccessivo, i cardini sono in acciaio indurito, ma per le porte di gran peso vengono, per la riduzione dell'attrito, poggiati su cuscinetti a sfere e sorretti da ghiere reggispinta costituite da rulli girevoli; inoltre la loro costruzione è tale che possono essere regolati in ogni momento senza togliere la porta dallo stipite, mentre i cuscinetti possono con facilità essere sostituiti. Tutti i cardini devono essere sempre completamente esterni agli stipiti e alle porte, onde non interrompere la continuità delle difese come avverrebbe se fossero posti entro gli spessori.
Preparate le porte, due ancora sono i requisiti da conseguire per ottenere chiusure perfette e inviolabili: 1. la perfetta aderenza alle loro sedi delle porte, tanto delle casse quanto delle camere corazzate; 2. l'irraggiungibilità dall'esterno dei congegni e delle serrature, a porta chiusa.
Per la perfetta aderenza, oltre la buona costruzione e la precisione di livelli, spessori, combaciature, è necessario potere esercitare in modo equilibrato e egualmente distribuito su tutto il perimetro o la periferia, forte pressione per la chiusura. Ciò è facile per le porte di peso normale, ma diverrebbe praticamente irraggiungibile per le porte di gran mole, specialmente quando l'azione del tempo e dell'uso avesse anche solo minimamente turbato la precisione micrometrica degli apparecchi, se non si disponessero organi speciali per la pressione, come oggidì si pratica con le cerniere centrali sopra ricordate e con gli appositi congegni.
Mediante i detti apparecchi la pressione si esercita su 3 punti per le porte circolari e su 4 opportunamente scelti per quelle rettangolari. Per ottenerla, perfetta si dispongono, sui punti fissati intorno alla porta, giunti a eccentrico entro cui vanno a inserirsi alberi girevoli che, comandati da un volante, ruotano premendo la porta verso la sede finché l'aderenza è perfetta. In alcuni di tali apparecchi, fra i primi applicati forniti di giunti a chiocciola, cessando l'azione sugli alberi di comando, cessava ogni pressione e la porta aveva tendenza ad aprirsi. Negli ultimi modelli si hanno invece giunti a eccentrico irreversibili e a pressione continua, costante, che garantiscono un'aderenza totale e perfetta, un equilibrio stabile e l'impossibilità d'inversione di comando, anche quando è cessata l'azione sugli alberi, in qualsiasi tempo e nonostante qualsiasi logorio; inoltre, tutto il sistema di pressione viene, a operazione compiuta, bloccato dalla chiusura dei catenacci, per togliere qualsiasi efficacia ai tentativi di strappo a porta chiusa.
Fatta aderire la porta alla sua sede, si assicura e si rende ferma la chiusura con i chiavistelli (cilindrici nelle costruzioni moderne) che s'irradiano da tutti i lati o da tutta la periferia della porta e entrano nelle bocchette o nello spazio predisposto, dopo tutto lo spessore protettivo della porta e dello stipite. Fissata così la porta su ogni lato, il taglio dei cardini o delle cerniere non reca più alcun nocumento alla sicurezza della chiusura e del corpo della cassa.
La manovra dei chiavistelli è operata da maniglie o volanti che quando esistono congegni di pressione, sono gli stessi che comandano la manovra di pressione e che, a chiusura effettuata, vengono bloccati in folle dalle stesse serrature che bloccano i chiavistelli.
Le serrature (v.) cui è affidata la riferma d'ogni movimento, possono essere a chiavi, a combinazioni di numeri o di lettere, a cronometro, ecc. Le sole serrature a cronometro sono poste nell'interno e richiedono operazioni a porta aperta. Per tutte le altre serrature le operazioni devono compiersi dall'esterno e allora si rendono necessarî i copritoppa o aste di metalli insensibili ad attacchi, su cui è fisso il quadrante delle combinazioni.
Cassette forti di custodia (fr. coffrets-forts, cassettes de coffrefort; sp. cofretas fuertes de segurrdad; ted. Kassenschranken; ingl. safes). - Nell'antichità i templi, nel Medioevo le chiese e i conventi servirono anche come luoghi di custodia, per oggetti cari e di valore. Dove c'erano banchieri si usò affidare loro le cose da custodire, o in deposito regolare, o in deposito irregolare per le cose fungibili, nonostante le formalità necessarie per depositare e ritirare e il rischio o che il banchiere divenendo insolvente non restituisse la cosa irregolarmente depositata o adoperasse la cosa affidatagli in deposito regolare. Per evitare codesti inconvenienti e dar modo di custodire talune cose più sicuramente che in casa propria, pur conservandone la materiale disponibilità, fu escogitato il servizio delle cassette forti di custodia, istituito dalle banche per comodo dei privati. Il primo impianto pare sia stato fatto negli Stati Uniti d'America dalla Safe Deposit Company di New York, fondata nel 1861; rapidamente l'istituto si propagò in Inghilterra e in Francia; ora è diffuso in tutti gli stati civili e non vi è banca di qualche importanza che non lo abbia tra i suoi servizî, almeno nelle sedi principali.
La costruzione degl'impianti si è andata man mano perfezionando. Per lo più l'impianto è fatto in un locale sotterraneo, detto caveau, dell'edificio in cui ha sede la banca: locale corazzato, nel pavimento, nel soffitto e in ogni lato, con cemento armato di lastre e spranghe d'acciaio di forte resistenza, impenetrabile al fuoco e impermeabile, isolato e circondato da corridoi perché i muri possano essere sorvegliati dall'esterno. Le porte sono anch'esse corazzate, del tipo descritto, con serrature a chiavi differenti, affidate a varî impiegati della banca, così da non potersi aprire senza l'intervento di tutti. Speciali apparecchi di segnalazioni, ai quali si è anche accennato, servono a dare l'allarme in caso d'apertura abusiva. Dentro il locale, generalmente lungo le pareti, è impiantato lo stipo di lamiera d'acciaio (blocchiere) suddiviso in tante celle o cassette, di varie dimensioni perché si adattino ai bisogni di ciascun cliente, dalle pareti metalliche e non comunicanti fra loro, munite ciascuna d'uno sportello. L'applicazione degli sportelli alle cassette si effettua mediante cardini o sistemi speciali di cerniere fuse in un sol pezzo, girevoli in genere su un asse unico. Per la chiusura degli sportelli sono applicate serrature perfette a due toppe, una per la chiave della banca e l'altra per la chiave dell'utente. La prima chiave è uguale per tutte le cassette, l'altra deve essere assolutamente diversa per ogni scomparto e inimitabile; tutt'e due poi devono essere indispensabili per l'apertura. Inoltre la cassetta va costruita in modo che a sportello aperto non si possa operare sui congegni delle serrature; dev'essere quindi solida, liscia, senza fori, bottoni, viti. Nei modelli migliori, anzi, il fissaggio della serratura è fatto più che con viti, con dispositivi interni azionati da chiavi in possesso della direzione della banca, operanti entro la toppa della chiave di questa e sempre col concorso della chiave del cliente. Talvolta oltre alla serratura a due toppe, vengono anche applicate serrature a segreto, di combinazioni numeriche o altre diverse.
Dentro ogni cassetta è una scatola metallica estraibile nella quale si ripongono le cose da custodire; anch'essa può essere chiusa con una serratura o con un lucchetto fornito normalmente dall'utente. Per maggior cautela l'utente, ogniqualvolta vuole aprire la sua cassetta, deve apporre la propria firma in una scheda o in un registro tenuto dalla banca, o esibire una tessera di riconoscimento, perché sia scrupolosamente controllata la sua identità personale.
Il contratto tra la banca e l'utente si suole stipulare con la forma dell'offerta al pubblico e dell'adesione: la banca predispone uno schema di contratto contenente il regolamento del servizio e lo fa conoscere al pubblico mediante avvisi o prospetti; il privato che voglia prendere in uso una cassetta vi aderisce. La banca assume principalmente gli obblighi: di lasciar godere la cassetta per un tempo determinato (si suole pattuire però la rinnovazione tacita del contratto per un ugual periodo, se non è data la disdetta nelle forme e nel termine stabiliti da apposita clausola); di garantirne l'integrità esteriore (non mai il contenuto), salvi i casi di forza maggiore, mediante vigilanza assidua, diurna e notturna; di osservare un orario durante il quale l'utente possa accedere nel locale sotterraneo e aprire la cassetta per depositarvi o asportarne le sue cose. Obbligazione principale dell'utente è quella di corrispondere il canone, che abitualmente è pattuito ad anno o a periodi minori e si deve pagare anticipatamente.
Il rapporto giuridico nel linguaggio comune si suole denominare abbonamento. Ma nella dottrina si disputa vivamente circa la definizione giuridica dello speciale contratto, che non ha nella legge un nome proprio. La controversia, che non è di quelle che permettano una soluzione sicura, non ha importanza soltanto teorica, poiché possono - specialmente nei rapporti con i terzi - sorgere questioni pratiche per la cui decisione, mancando uno speciale regolamento legale del contratto, occorre ricorrere alle norme regolatrici del contratto avente la più stretta analogia con quello controverso. Si riconosce da tutti che le prestazioni reciproche della banca e dell'utente sono miste di dare e di fare; ma per taluni prevalgono gli elementi proprî della locazione: sufficienza del consenso a perfezionare il contratto, validità di questo anche quando la cassetta resti vuota, godimento d'una cosa per un certo tempo per il corrispettivo d'un certo prezzo; per altri prevalgono gli elementi proprî del deposito: affidamento d'una cosa all'altrui custodia, obbligo di sorveglianza da parte della banca. Ma poiché gli elementi della locazione e quelli del deposito si equilibrano, altri scrittori reputano che si tratti di un contratto sui generis, misto d'un contratto preparatorio e immancabile di locazione e d'uno eventuale e principale di deposito. Nella pratica è prevalente l'opinione, accolta dalla più autorevole giurisprudenza, che occorra considerare concretamente il modo come il servizio è organizzato e i patti contrattuali per decidere caso per caso; e che nella maggior parte dei casi conosciuti si tratti di quel particolare tipo del contratto di deposito che si denomina deposito chiuso.
Il contratto è consensuale, bilaterale, oneroso. Per la banca è un atto di commercio, per l'utente un atto d'amministrazione. La banca lo stipula intuitu personae: occorre cioè che l'utente le sia gradito, anzi essa suole riservarsi la facoltà di risolvere il contratto prima della scadenza mediante semplice preavviso e senza addurne i motivi, rimborsando la parte non usufruita del canone pagato. Nessuna forma è prescritta per la validità del contratto, che però suol farsi per scrittura privata e può essere provato con tutti i mezzi consentiti dalla legge commerciale. La banca oltre alle obbligazioni principali ha l'obbligo di consegnare all'utente una chiave della cassetta differente da qualsiasi altra senza conservarne un duplicato; apprestare i comodi per l'uso della cassetta cioè luce, mobilia e riscaldamento; impedire che si fumi nel caveau, che vi s'introducano animali, che gli utenti si disturbino tra loro, usare la massima discrezione, astenendosi dal cercare di scoprire, senza giustificato motivo, il contenuto della cassetta.
L'utente deve a sua volta usare della cassetta da buon padre di famiglia astenendosi dall'introdurvi cose che potrebbero danneggiarla o costituire pericolo o disturbo per la banca e per gli altri utenti. Per il caso di eventuali sospetti, la banca generalmente si riserva la facoltà di verificarne il contenuto in concorso con l'utente, o, se questi non vi acconsenta, di procedervi coattivamente con determinate cautele. Il diritto dell'utente è strettamente personale; si ammette però ch'egli possa farsi accompagnare da altre persone se abbia bisogno di assistenza o gli occorra far trasportare oggetti pesanti o voluminosi. Si ammette altresì l'apertura per mezzo di mandatario speciale: in tal caso la banca suole esigere l'esibizione del mandato per iscritto, di cui prende nota, o anche il rilascio d'una copia autentica di esso; nei rapporti fra l'utente e il mandatario si applicano le regole del mandato. L'utente non può cedere ad altri i diritti derivantigli dal contratto; egli può bensì introdurre nella cassetta cose affidategli da terzi, ma verso di questi ne risponde personalmente, mentre la banca è responsabile verso l'utente dell'integrità esteriore della cassetta anche nei rispetti del danno eventualmente sofferto dai terzi affidanti.
Se il contratto è stipulato congiuntamente da più utenti d'una stessa cassetta, di regola ciascuno di essi può esercitare separatamente i suoi diritti, ma si può pattuire che la cassetta non possa essere aperta senza l'intervento di tutti gli utenti o di alcuni di essi; comunque, ciascun utente assume solidalmente verso la banca le obbligazioni derivanti dal contratto. Gli enti, i corpi morali e le società che prendano in uso una cassetta dovranno notificare alla banca i nomi delle persone autorizzate ad aprirla; la banca ha il diritto di esigere la prova delle relative autorizzazioni.
Se l'utente non paga il canone pattuito la banca potrà rifiutargli l'accesso, domandare il sequestro del contenuto della cassetta, esercitare il diritto privilegiato di ritenzione, domandare la risoluzione del contratto e il risarcimento dei danni. Generalmente la banca si riserva, trascorso un certo tempo senza che il canone sia stato pagato, di fare aprire la cassetta alla presenza d'un notaio incaricato di descrivere gli oggetti rinvenuti, che sono conservati dalla banca in deposito regolare. Se però, nonostante il mancato pagamento del canone, gl'impiegati della banca lasciassero aprire le cassette, essi non potrebbero poi impedire con la forza all'utente di asportarne il contenuto, perché cadrebbero nel delitto di ragion fattasi. Se l'utente perde la chiave o la deteriora, non ha diritto di farsene fabbricare un duplicato, ma deve denunciare il fatto alla banca, la quale provvederà alla sostituzione a spese di lui. Similmente se l'utente deteriora la cassetta o dimentica la cifra della serratura a segreto, spetterà alla banca di provvedere alla riparazione o all'apertura a spese di lui.
Durante l'esecuzione del contratto possono sopravvenire cambiamenti nello stato o nella capacità dei contraenti. Se l'utente è un tutore in rappresentanza del pupillo, quest'ultimo non potrà durante la minore età aprire la cassetta salvo che sia accompagnato dal tutore; ma raggiunta la maggiore età, avrà diritto di aprirla dimostrando alla banca l'avvenuta cessazione della tutela. Se l'utente diventa incapace, la banca, quando ne sia avvertita, dovrà impedirgli l'accesso. In caso di fallimento della banca, se il curatore è autorizzato all'esercizio provvisorio, l'esecuzione del contratto continua; se vi è apposizione di sigilli, gli utenti potranno farsi autorizzare dal giudice delegato a ritirare le loro cose. In caso di liquidazione della banca l'esecuzione del contratto continua. Se l'utente fallisce, la banca, tosto che ne sia informata, dovrà impedirgli l'apertura ancorché non siano stati apposti i sigilli: il curatore ha diritto di farsi consegnare le chiavi e rivelare il segreto o altrimenti di fare aprire coattivamente la cassetta per procedere all'inventario del contenuto: il contratto non si risolve di diritto, ma il curatore potrà farlo continuare e anche rinnovarlo per conto della massa: potrà però farlo annullare se concluso dopo la cessazione dei pagamenti. In caso di scomparsa dell'utente, gli aventi diritto investiti dell'amministrazione dei suoi beni ne osserveranno le obbligazioni e se aprono la cassetta provvederanno a un inventario del contenuto. Se l'utente muore e l'erede è unico, questi, dimostrata con atto di notorietà la sua qualità e la mancanza di altri eredi, ha diritto d'aprire la cassetta o di farla aprire se non ha trovato la chiave o non conosce il segreto. Se vi sono più eredi e non si accordino per la nomina d'un unico mandatario, l'apertura non può avvenire che con l'intervento di tutti gli aventi diritto. Se vi è apposizione di sigilli d'ufficio o a richiesta di alcun interessato, la rimozione dei sigilli e l'inventario sono eseguiti nelle forme prescritte dal codice di procedura civile per l'apertura delle successioni. Se vi sono più utenti, il contenuto della cassetta si presume appartenga loro in parti uguali, salvo la prova del contrario. I terzi, a cui appartenessero cose contenute nella cassetta per averle affidate all'utente, potranno rivendicarle contro quest'ultimo o i suoi aventi causa, non mai contro la banca.
Bibl.: J. Valéry, Traité de la location des coffres-forts, Parigi 1926; M. Sarfatti, Del contratto di abbonamento alle casse forti di custodia nelle banche, Torino 1908; C. Vitali, Natura del contratto di abbonamento al servizio delle cassette forti di sicurezza, Milano 1909; A. Scialoia, in Foro ital., I (1908), p. 1385; id., in Giurispr. ital., 1907, fasc. IV, p. 241; id., in Riv. di dir. comm., 1905, fasc. I, p. 179; L. Bolaffio, ibid., 1905, fasc. I, p. 466; F. Carnelutti, ibid., 1910, fasc. II, p. 545; 1902, fasc. II; G. Bonelli, in La legge, 1908, col. 2213.