SPERINO, Casimiro
– Nacque a Scarnafigi (Cuneo) il 31 agosto 1812 da Felice, notaio, e da Teresa Rusca.
Iscrittosi all’Università di Torino, conseguì prima la laurea in medicina (1832), poi quella in chirurgia (1834).
Subito dopo la prima laurea, divenne assistente del clinico Michele Griffa, con il quale affrontò l’epidemia di colera che nel 1835 colpì il Regno di Sardegna e in particolare Genova. Il fallimento dei ‘cordoni sanitari’ costrinse le autorità a ripiegare verso forme di contenimento più tradizionali, come i lazzaretti. Lo zelo con cui Sperino si prodigò nella cura dei malati a fianco di Griffa, che era stato chiamato a presiedere il Consiglio sanitario dopo la morte del predecessore Giovanni Antonio Mongiardini, gli valse la nomina regia di dottore collegiato del Collegio medico. Sperino rifiutò, ottenendo in cambio dal re Carlo Alberto una borsa di studio per proseguire gli studi in Francia.
Presso le cliniche parigine coltivò l’interesse per l’oftalmologia e la sifilologia, nonché per la gestione ospedaliera. Il 14 maggio 1839 divenne dottore collegiato del Collegio dei chirurghi dell’Università di Torino, discutendo la tesi De coroide, de coroidite, de secale cornuta, in cui propose, in base all’esperienza maturata con Julius Sichel (1802-1868), il trattamento della midriasi idiopatica con segale cornuta. Risalgono a questi anni diversi contributi di ambito chirurgico, tutti legati alla pratica della tenomiotomia appresa in Francia.
Francese è anche il modello del ‘dispensario’ che Sperino importò sperimentalmente in contrada Vanchiglia, facendo costruire, a sue spese, il primo ambulatorio oculistico gratuito per gli indigenti (1838). Nel 1840, grazie alla Compagnia di S. Paolo, esso si dotò di posti letto per i malati più gravi e di un collaboratore, Alberto Gamba. Nel 1847, in via San Donato 3, a Torino, non lontano dalla sua abitazione, nacque una seconda ‘casa di sanità’, prodromo dell’ospedale oftalmico (oggi intitolato a Sperino) che da lì a poco sarebbe sorto nei pressi di via Juvarra.
La costruzione di un nosocomio dedicato alle malattie degli occhi e dei bambini fu infatti il frutto della collaborazione con Angelo Camillo Maffoni (1806-1878) e Gioacchino Valerio (1809-1882), che già avevano fondato nel 1841 un piccolo ospedale infantile, e del sostegno della Società di beneficenza, presieduta da Gustavo Benso di Cavour (1806-1864), fratello di Camillo. L’ospedale, realizzato in stile neorinascimentale su progetto dell’ingegnere Angelo Marchini, aprì ufficialmente nel 1853, ma venne completato tra il 1860 e il 1866.
Accantonata l’oftalmologia, fatta eccezione per gli studi sull’ estrazione della cataratta (1857) e sulla paracentesi corneale (Études cliniques sur l’evacuation répétée de l’humeur aqueuses, Torino 1862), Sperino iniziò a interessarsi sistematicamente di venereologia, contemporaneamente all’avvio dei dispensari e alla nascente Società medico-chirurgica, poi Accademia di medicina dal 1846. È del 1842 la nota Sull’uso del joduro di potassio nella cura della sifilide, comunicata alla Società medico-chirurgica nella seduta del 20 maggio 1842 e apparsa nel Giornale delle scienze mediche (XIV (1842), pp. 295-306), in risposta a Filippo Demichelis. Più interessante, per il contatto con l’oculistica, la memoria Sull’utilità di inoculare il virus blenorragico sulla congiuntiva oculo-palpebrale..., comunicata il 17 agosto 1843 e pubblicata negli Atti della Società medico-chirurgica di Torino (1844, vol. 1, pp. 287-293), nella quale, riprendendo le tesi di Friedrich Jäger von Jaxtthal (1784-1871), Sperino illustrò il ruolo dell’inoculazione del pus blenorragico nella remissione del panno corneale da cheratite.
Sono di questi anni anche interventi di politica sanitaria contro la piaga delle malattie veneree: nel 1847 prese parte a una commissione ad hoc dell’Accademia, presieduta da Alessandro Riberi. Nel 1848 apparve la memoria Dei mezzi più atti a far diminuire la diffusione delle malattie veneree (Torino 1848): Camillo Benso di Cavour incaricò Sperino di redigere un regolamento sulla prostituzione da applicare in tutto il Regno. L’importanza di questi e altri contributi non risiede tanto nell’originalità delle soluzioni proposte, quanto nella ricca esperienza clinica alla loro base. Fin dal 1840, infatti, Sperino era stato aiuto chirurgo e poi primario dell’Ergastolo, un sifilocomio torinese annesso a una casa di pena femminile, e dal 1850 al 1871 fu primario dell’ospizio celtico. Assunta la direzione di tutti i sifilocomi torinesi, organizzò la costruzione del nuovo ospedale sifilologico di S. Lazzaro, dopo la discussa chiusura del reparto ‘celtico’ dell’infermeria dell’ospizio di Carità.
Il nome di Sperino è storicamente legato agli esperimenti di ‘sifilizzazione’ eseguiti sulle sue pazienti (1851), ispirati alle ricerche di Joseph-Alexandre Auzias-Turenne (1812-1870), che aveva dimostrato nelle scimmie la progressiva remissione delle lesioni sifilitiche per inoculazione ripetuta di materiale luetico da individui ammalati, suggerendone una possibile applicazione sul modello della vaccinazione antivaiolosa. La commissione dell’Accademia di medicina, chiamata a valutare la sperimentazione di Sperino, diede parere negativo, in linea con i giudizi analoghi formulati dalle commissioni francesi su Auzias-Turenne. A nulla valse la lunga autodifesa di Sperino, che per protesta lasciò l’Accademia. Sul tema pubblicò il volume La sifilizzazione studiata qual mezzo curativo e preservativo delle malattie veneree (Torino 1853).
Sul fronte accademico e istituzionale, dopo essere stato nominato membro straordinario del Consiglio superiore della Pubblica istruzione, Sperino divenne professore ordinario di clinica oculistica all’Università di Torino (r.d. 18 dicembre 1859). Nella veste di membro ordinario del Consiglio superiore della sanità (25 gennaio 1860) e poi di ispettore capo del Servizio di igiene pubblica, riorganizzò i servizi sanitari dell’annesso Regno di Napoli. La condanna della sifilizzazione non inficiò dunque l’autorevolezza di Sperino che il 9 dicembre 1862 ottenne anche la cattedra di clinica sifilitica, da lui diretta fino al 1887. Nel 1873, a 61 anni, decise però di lasciare la clinica oculistica, poi assegnata all’allievo Carlo Reymond (1833-1911), per concentrarsi soltanto sulla sifilografia e sulla direzione del suo ospedale in qualità di presidente della Società di beneficenza. Dal 1877 al 1887 fu preside della facoltà di medicina e chirurgia dell’Università di Torino.
Intensa fu anche la carriera politica, prima come deputato del Regno di Sardegna (VII legislatura) e del Regno d’Italia (XIII-XV legislatura), poi come senatore. Dal 1867 al 1891 ricoprì il ruolo di consigliere comunale di Torino.
Gli ultimi anni di vita furono caratterizzati dalla querelle con Reymond, a cui Sperino indirizzò due lettere aperte (24 luglio e 18 settembre 1893), critiche della nuova gestione della clinica oftalmica, che imponeva ai pazienti il pagamento dell’onorario. Era sua intenzione, poi disattesa, ripristinare una netta divisione tra l’ospedale e la clinica universitaria.
Morì a Torino il 18 febbraio 1894 per «lento esaurimento e catarro polmonare» (Gamba, 1894, p. 603).
Fonti e Bibl.: Sulla polemica con Carlo Reymond, si veda: Torino, Accademia di medicina di Torino, Fondo Demarchi. Per l’attività accademica: Torino, Archivio storico dell’Università di Torino, Fondo Regia Università degli studi di Torino. Per i mandati parlamentari cfr. http://storia.camera.it/deputato/ casimiro-sperino-18120831 (5 ottobre 2018).
Commemorazioni: Senato del Regno, Atti Parlamentari. Discussioni, 20 febbraio 1894; A. Gamba, Commemorazione del senatore professore C.S., in Giornale dell’Accademia di medicina, XLII (1894), pp. 577-606; L. Bruno, Necrologio di C. S., in Annuario accademico per l’anno 1894-1895, R. Università degli studi di Torino, Torino 1895, pp. 164-174; M.U. Dianzani, La medicina torinese fra vitalismo e positivismo. Un dramma in Accademia, 150 anni fa: C.S. e la sifilizzazione, Torino s.d.