CASENTINO (A. T., 24-25-26)
Regione naturale e storica della Toscana, corrispondente al bacino superiore dell'Arno (v.). La regione si estende sul versante occidentale dell'Appennino, dal nodo della Falterona sino al Poggio dei tre Vescovi, ove si distacca la catena delle Alpi di Catenaia che chiude il Casentino dal lato di sud-est, mentre la catena del Pratomagno, collegata alla Falterona con le alture attraverso le quali s'aprono i valichi di Caspriano e della Consuma, lo recinge a sud-ovest. La catena del Pratomagno alla sua volta si ricollega con le sue stratificazioni alle Alpi di Catenaia, fra le quali l'Arno si è aperto un passaggio per la gola di Santa Mama che segna il confine sud-orientale della regione. Il Casentino viene quindi a presentare la forma di un parallelogramma irregolare, di cui le diagonali di circa 35 km. sono costituite dalla linea Falterona-Santa Mama e da quella che, seguendo la direzione del parallelo, va dal M. Secchieta sopra a Vallombrosa al Poggio dei tre Vescovi. Entro questi limiti il Casentino viene a comprendere un'area di circa 700 kmq. Che la conca così delimitata dagli anzidetti rilievi montani, prima che l'Arno si fosse aperto un passaggio d'uscita forse anche in età geologicamente recente, formasse un lago poco profondo o una palude, è cosa comunemente accettata; e ne fanno fede del resto i limitati banchi di lignite che in varî punti si rinvengono. Il Casentino è quindi una regione montana in cui la parte pianeggiante è rappresentata soltanto da un'esigua striscia lungo il corso dell'Arno, specialmente alla sua confluenza con l'Archiano. Il punto più elevato è il Monte Falco (1657 m.) nel nodo della Falterona; il più basso la ricordata gola di Santa Mama (295 m.). Della sua totale estensione il 21% si trova a un'altitudine inferiore ai 500 m.; il 57% sta tra i 500 e i 1000 m., e il 22% oltre i 1000 m. Per quanto riguarda la natura geologica, la gran massa montana dell'Appennino, come quella del Pratomagno e dell'Alpe di Catenaia, risulta costituita da arenarie eoceniche, frammiste con strati arenacei e banchi di calcari. Di calcari coralligeni miocenici sono invece costituiti il masso della Verna e alcuni spuntoni rocciosi del versante adiacente sui quali sono addossati gli antichi castelli di Gressa e di Marciano. La zona collinosa della conca dell'Arno sino a un'altitudine di 500-600 m. è formata da depositi dell'antico lago pliocenico, mentre il fondo della valle dell'Arno e di quella dell'Archiano, per una larghezza di poche centinaia di metri, è costituito da ciottoli e sabbie di alluvioni recenti.
Il clima della regione risente della sua notevole altitudine e presenta perciò temperature meno elevate e più abbondanti precipitazioni dell'adiacente valle media dell'Arno. Numerose, sebbene di limitata portata, le sorgenti che alimentano i varî corsi d'acqua (i ruscelletti di dantesca memoria) e che scendono in Arno dai varî declivî che racchiudono la valle (v. arno). La vegetazione forestale e i pascoli ricoprono perciò in misura considerevole le più alte pendici e più le ricoprirebbero se non vi fosse stata l'inconsulta distruzione di boschi che si fece sui monti toscani, specialmente a partire dal sec. XVIII. Rimangono peraltro in tutto il loro splendore le abetine del convento di Camaldoli e di quello della Verna e quanto rientra nel versante della regione della "foresta casentinese", che con l'attigua foresta di Camaldoli forma oggi una delle più belle gemme del demanio forestale dello stato (v: camaldoli). Nel versante del Pratomagno, invece, sino a un'altitudine di 1000 m. si distendono castagneti superbi, il cui prodotto contribuisce all'alimentazione della popolazione. La coltivazione della vite, che dà prodotti molto reputati, si estende sin oltre i 700 m., e così anche, in qualche pendice più favorita, quella dell'olivo. Estesa dovunque quella dei cereali e dei legumi. Abbastanza diffuso l'allevamento del bestiame bovino, pecorino e suino, e in uso ancora, sebbene in decadenza, la transumanza delle greggi per la Maremma.
La popolazione del Casentino, suddivisa nei 10 comuni che la regione, dopo la fusione delle comunità di Pratovecchio e di Stia, oggi comprende, risultò al censimento del 1921 di 49.903 abitanti, con un aumento di 2193 ab. rispetto al 1911. Nel 1861 essa era di 35.612 ab., onde l'aumento nel sessantennio fu di 14.291 unità, pari al 40%, superiore all'aumento medio del Regno. Assai limitata l'emigrazione per l'estero diretta solo ai paesi europei. L'accresciuta popolazione trovò ognora i mezzi di sussistenza nell'estensione progressiva delle colture e nell'industria, specialmente in quella laniera che conta nel Casentino antichi e riputatissimi opifici, nelle industrie forestali, ecc. La popolazione presente, per poco più della metà, vive aggruppata in 94 centri dei quali il più popoloso è Bibbiena con 1714 ab., altri 5 superano i 1000 ab.; 9 hanno una popolazione fra i 500 e i 1000 ab.; 52 fra i 100 e i 500 e 27 meno di 100 ab. Modesti centri tutti per popolazione, ma di aspetto civile e taluni (Bibbiena, Poppi) adorni di cospicui edifici che dànno loro carattere e aspetto di piccole città. La popolazione rurale, che vive sparsa nelle campagne, ascende a 23.636 ab: Riguardo all'altimetria, se si fa eccezione dei due conventi, quello della Verna e l'Eremo di Camaldoli, nessun abitato supera i 1000 m. Chiusi della Verna, capoluogo del comune omonimo, è a 960 m.; Rassina, centro principale del comune di Castel Focognano, è a 300 m. Le comunicazioni sono assicurate dalla ferrovia aperta nel 1888 che partendo da Arezzo fa capo alla stazione di Pratovecchio-Stia (45 km.). Una via rotabile, che da Pontassieve per il passo della Consuma scende nella valle dell'Arno e la segue fino ad Arezzo, congiunge il Casentino a Firenze. Da questa via si distacca a Bibbiena la strada tosco-romagnola aperta nel 1879, che risale l'Archiano e supera l'Appennino al passo dei Mandrioli. Un'altra via più recente mette in diretta comunicazione il Casentino con la contigua Val Tiberina passando per il convento della Verna; e un'altra già da molti anni in costruzione lo congiungerà direttamente, per il valico del Caspriano, al Mugello. Nessun centro abitato notevole si trova privo di comunicazioni stradali. Per l'ubertosità del paesaggio, la mitezza del clima, la ricchezza delle acque e delle foreste, la bontà dei prodotti, i tesori d'arte che racchiude specialmente nei suoi celebri monasteri, che tanta parte esercitarono nella storia della religione come della cultura; per i ricordi storici che si riferiscono a quelli e ai suoi castelli numerosissimi (appartenenti ai varî rami dei conti Guidi che vi ebbero dominio feudale) di cui si conservano ancora almeno gli avanzi; e finalmente per le tante memorie che si collegano alla Divina Commedia, il Casentino è certamente una fra le regioni della Toscana più degne d'interesse. Stazioni climatiche molto frequentate sono Camaldoli, Badia Prataglia, Chitignano (acque acidule ferruginose), Borgo alla Collina, ecc. (V. tavv. LXXXIX-XCII).
Bibl.: C. Beni, Guida illustrata del Casentino, Firenze 1908; P. Porcellotti, Illustrazione critica e descrizione del Casentino, Firenze 1865; P. Pozzolini, Storia del Casentino, Firenze 1859-61.