CASARETO (Casaretto), Giovanni Battista (Giambattista, Giobatta), detto Antonio
Nacque a Genova il 23 luglio del 1826, figlio primogenito di Giovanni Battista e di Teresa Castagneto di Antonio. Il padre, che era console dei Caravana, antica e celebre compagnia di facchini da carbone del porto di Genova, alla metà del secolo partecipava all'associazionismo operaio insieme con il C., e con gli altri figli Gian Giacomo e Pietro. Arruolato nell'esercito sardo il 21 ag. 1848 il C. partecipò alla battaglia di Novara (1849). Iniziò quindi la sua milizia politica come membro del Comitato del Partito d'azione in Genova e in San Pier d'Arena. Nel giugno 1856 la sua famiglia ospitò G. Mazzini che preparava i moti della Parmignola ai confini fra gli Stati sardi e quelli estensi. Nello stesso anno una maggior connotazione politica mazziniana della Consociazione operaia genovese aveva portato all'elezione dell'ombrellaio G. Prina alla dignità consolare e il C. al viceconsolato, con F. Casaccia. Il 19 ag. 1856 firmò un manifesto pubblicato il 1º settembre dal foglio mazziniano Italia e Popolo, per la sottoscrizione di diecimila fucili da offirire alla prima regione che fosse insorta contro l'Austria. Dopo essere stato scalpellino, il 1º sett. 1856 entrò nei Caravana, come i fratelli, assumendo il soprannome di Gerione.
Nel 1857 il C., a capo delle organizzazioni operaie genovesi insieme con il cocchiere Agostino Castello, col Casaccia e con altri, in contatto anche coi borghesi del "Tiro nazionale", continuò a svolgere l'attività cospirativa volta all'organizzazione di una sommossa che, coordinata, come a Livorno, con la spedizione Pisacane, scoppiò, ignorandosi il contrordine del Mazzini, il 29 giugno 857 e si concretò nell'occupazione armata dell'importante forte Diamante, sulle alture di Genova, in attesa che in città fosse proclamato il governo provvisorio. Fallito il moto, il C. fuggì a Marsiglia e, secondo la tradizione orale della famiglia, insieme con il fratello Pietro avrebbe accompagnato il Mazzini a Londra con l'aiuto del console inglese a Genova.
Fu poi a Lugano, ospite di Luigi Stallo, come testimoniano due lettere del Mazzini, che lo chiama "amico", indirizzate rispettivamente a Giovanni Grilenzoni e a Carlotta Benettini. Processato in contumacia e, come risulta dagli atti, senz'avvocato difensore, il C. venne riconosciuto colpevole di "attentato avente per oggetto il cambiamento della forma dello Stato" e condannato il 20 marzo 1858, insieme con Mazzini, Antonio Mosto e altri tre, alla pena di morte, commutata poi nell'ergastolo, al pagamento solidale delle spese processuali, a una multa di lire 300 e alla perdita dei diritti specificati dall'art. 44 del Codice civile.
Amnistiato nel giugno del 1859, tornò a Genova, ove riprese con rinnovato impegno la propria attività. Repubblicano intransigente, nel maggio-giugno 1860 collaborò con il foglio democratico L'Unità italiana e con il Bertani per la raccolta di fondi a favore della Cassa di soccorso a Garibaldi (Le carte di A. Bertani, a cura di L. Marchetti, Milano 1962, p. 7331, ma non seguì i Mille al grido di "Italia e Vittorio Emanuele" e, fedele al Mazzini, nel luglio-agosto del 1860 partecipò col Casaccia, col Quadrio e col Saffi alla spedizione detta di Castel Pucci come membro della commissione delle armi della 5ª brigata Nicotera. Nel 1862 fu tra coloro che, alla vigilia di Aspromonte, raccoglievano fondi per la liberazione di Roma. Negli anni seguenti continuò la propria attività nella Associazione emancipatrice italiana con aspri scontri, anche fisici, con i garibaldini. In seguito, per motivi di lavoro, fu in stretti rapporti con il barone Andrea Podestà, più volte sindaco di Genova, come testimoniano alcune sue lettere (Genova, Arch. dell'Istituto mazziniano, Autografi, "Casareto G.") e il 19 febbr. 1878 divenne console capo dei Caravana, che guidò fino al 3 nov. 1905. Si accostò gradualmente ai moderati ed ebbe anche la simpatia della regina Margherita. Nel 1903, in occasione del venticinquesimo anniversario del suo consolato, fu nominato cavaliere della Corona d'Italia. Quando fu messo a riposo, fu creato capo console onorario della Compagnia dei Caravana dal ministro delle Finanze. Morì in Genova il 24 dic. 1911.
Fonti e Bibl.: Genova, Arch. parr. di N. S. della Consolazione, Battesimi dal 1819al 1837, 24 luglio 1826; Ibid., Arch. stor. del Comune, Reg. di censimento (1857), vol. 14, c. 195; Reg. d. variaz., vol. 13, p. 110; Classe a. 1826. Lista alfab., n. 1317; Arch. di Stato di Genova, Processi politici, Anno 1857, buste 2 e 3, sala Crema, volume 38; Elenco delle carte che si spediscono per la Cassazione, cc. 1, 4-6, 48, 86; Genova, Arch. dell'Istituto mazziniano, Estr. del processo pei moti politici avvenuti in Genova sulla fine del giugno 1857, cart. 18, n. 2222; Cart. 46, n. 5716 (lettera di M. Quadrio al C.); cart. 110, nn. 25.210 s., 25.225, 25.239 (lettere di F. Casaccia a F. B. Savi); Gazzetta dei tribunali. Suppl., Genova 1858, passim;Necrologi, in Il Lavoro, 25 dic. 1911; Caffaro, 25 dic. 1911; Il Secolo XIX, 25 dic. 1911; G. Scolari, Il capo console C., in Corriere mercantile, 28 dic. 1911; La morte di Gerione, in IlSecolo, 29 dic. 1911; Ediz. naz. d. scritti editi e inediti di G. Mazzini, Etistolario, XL, pp. 40, 87; J. White Mario, L'ultima delle catastrofi che prepararono il trionfo, in Riv. popolare, XI (1905), pp. 347-367; E. Bilotti, La spediz. di Sapri, Salerno 1907, p. 251; F. E. Morando, Mazziniani e garibaldini nell'ultimo periodo del Risorg., Genova 1929, pp. 53, 56-63; L. L. Barberis, Dal moto di Milano del febbr. 1853all'impr. di Sapri, in L'emigraz. polit. in Genova ed in Liguria dal 1848al 1857, III, Modena 1957, pp. 587, 592; B. Montale, La Confederaz. operaia genov. e il mov. mazzin. in Genova dal 1864al 1891, Pisa 1960, pp. 24, 26, 28, 35, 67, 68, 82; Id., Imazziniani genovesi e il progetto di spedizione attraverso gli Stati romani, in Genova e l'impresa dei Mille, Roma 1961, pp. 509 s.; P. Pieri, Storia militare del Risorgimento, Torino 1962, p. 566; B. Montale, Mazziniani e garibaldini alla vigilia di Aspromonte, in Misc. di storia ligure in on. di G. Falco, Milano 1962, p. 443; Id., Antonio Mosto. Battaglie e cospirazioni mazzin. (1848-1870), Pisa 1966, pp. 30-33; Id., I democr. italiani dal 1840al 1857, Genova 1971, p. 126; Id., Mazzini e le origini del mov. operaio in Italia, Genova 1973, pp. 48, 52; E. Pesce, Iportuali di un tempo, in Gazzetta del Lunedì, 14 marzo 1977; Diz. del Risorg. naz., II, pp. 580 s.