casa
. Il vocabolo è adoperato per lo più in senso proprio (ma in If VIII 120 le dolenti case sono il luogo di residenza dei dannati del basso Inferno, vale a dire la città di Dite): D. nomina, ad esempio, la c. del villanello (XXIV 10), o quella del suicida fiorentino che VI si impiccò: Io fei gibetto a me de le mie case (XIII 151; l'uso del plurale è qui particolarmente interessante perché sembra indicare un complesso di costruzioni appartenenti a un unico proprietario; o - come nota lo Spitzer nella sua lettura del canto, rist. in Lett. dant. 246 - " l'uso di questa parola colloca il suicida anonimo sullo sfondo della sua città, Firenze "); e ancora, per il valore generico di " abitazione ", cfr. Cv I IX 3, XII 1, II I 12, IV IV 2, 3 (due volte) e 4, IX 6, XII 15 (tre volte), XVII 10, XXVII 14; e inoltre Fiore CXVIII 9, CXXXIV 13, CLXIII 13, CLXIV 9, CLXV 10. In questo senso, anche nella forma del diminutivo: Cesare... a la casetta del pescatore Amiclas venne (Cv IV XIII 12). Estensivamente in If XV 54 questi [Virgilio]... / reducemi a ca per questo calle; ma vedi CA.
Nel contesto del discorso di Cacciaguida, c. appare in una funzione centrale, quale perno di tutta la requisitoria contro la Firenze contemporanea a D., piena di c. disabitate: quella dei tempi di Cacciaguida non avea case di famiglia vòte (Pd XV 106).
In Rime CIV 17 il termine ha un valore chiaramente figurato e indica il cuore di D., ove siede Amore: le ‛ tre donne ' così solette / venute son come a casa d'amico.
Particolare valore ha la locuzione ‛ mettere in c. ' di Rime LXXIII 14 Lassa, che per fichi secchi / messa l'avre' 'n casa del conte Guido, nel senso di " accasare ", " sposare ", far entrare nella famiglia dei Guidi.
L'espressione di Pd XVI 102 avea Galigaio / dorata in casa sua già l'elsa e 'l pome, è molto intensa: vuol dire che la famiglia dei Galigai era già stata insignita della dignità cavalleresca (tra le insegne del cavalierato erano infatti l'elsa e il pomo della spada fatti d'oro). In questo caso è però possibile cogliere un'oscillazione di significato tra il valore proprio di " abitazione " e quello esteso e figurato di " casata ", " dinastia nobiliare ", oscillazione che è possibile rintracciare anche nell'esempio precedente di Rime LXXIII 14. In questo senso figurato c. ritorna più volte, con allusione alla " casata " dei Malaspina (Pg VIII 124), a quella dei Da Calboli (XIV 89), a quella dei Traversari (XIV 107), dei Fieschi (XIX 143) e degli Amidei (Pd XVI 136).
In una dimensione religiosa, c. appare in Pd XXI 122, ove designa il convento di S. Maria in Porto, presso Ravenna, dove, secondo D., visse gli ultimi anni della sua vita e morì s. Pier Damiano: In quel loco fu' io Pietro Damiano, / e Pietro Peccator fu' ne la casa / di Nostra Donna in sul lito adriano; con eguale valore appare in Vn XL 6 e 7, riferito al santuario di S. Giacomo di Compostella, in Galizia.