casa funeraria
loc. s.le f. Luogo dedicato al commiato da un defunto prima della sepoltura o della cremazione.
• È un uomo maturo, che da un anno è diventato anche papà di una bambina: «L’abbiamo chiamata Cloe Angelina», ha spiegato ieri nel salone della casa funeraria di via Ciapessoni a Pavia, dove è stata allestita la camera ardente della mamma. (Unità, 11 dicembre 2011, p. 28, Italia) • «Mi sono posto il problema dopo aver scoperto che in tutta Italia sono attive solo 50 case funerarie gestite da imprese private, nate nel silenzio che circonda il tema della morte, prive di progettazione architettonica», spiega Luigi Bartolomei, docente al Dipartimento di architettura di Bologna. (Leonardo Servadio, Avvenire, 11 luglio 2013, p. 22, Agorà) • Le case funerarie sono una necessità, per varie ragioni pare: per i musulmani, s’era detto, ci potrebbe essere una zona per il lavaggio islamico della salma. «Un’opportunità che, speriamo, apra spazi cimiteriali agli islamici» osservano alla moschea a Pordenone, nella quale convergono anche islamici sacilesi e veneti. (C[hiara] B[enotti], Messaggero Veneto, 24 luglio 2014, p. 28, Pordenone).
- Composto dal s. f. casa e dall’agg. funerario, ricalcando l’espressione ingl. funeral house.
- Già attestato nella Stampa Sera del 18 giugno 1935, p. 2 (Aurelio Renzi).
> funeral house, sala del commiato.