CARZIA (anche carcia e carci)
Il bisante di Cipro si divideva in 24 parti, dette carati, che però non furono mai moneta effettiva, mentre lo fu la 48ª parte, che veniva detta carzia (secondo il Lambros, dal greco chalkos). Venezia, divenuta signora di Cipro sulla fine del sec. XV, ordinò nel 1515 la coniazione di mille ducati di carzie simili in tutto a quelle coniate dai re precedenti della famiglia dei Lusignano. Questa moneta corrispondeva al denaro, aveva un intrinseco di argento di 106 millesimi, pesava all'incirca gr. 0,60 e portava al dritto il leone rampante e al rovescio la croce di Gerusalemme. Durante il dogato di M. A. Trevisan (1553-1554) vennero ordinate altre carzie al titolo di soli 79 millesimi e del peso di gr. 0,525, che portavano al dritto la croce col nome del doge e al rovescio il leone rampante con la leggenda S. Marcus Venetus. Di questo tipo si hanno col nome di Francesco Venier (1554-1556), di Lorenzo Priuli (1556-1559), di Girolamo Priuli (1559-1567) e di Pietro Loredan (1567-1570) sotto il quale ne venne ordinata una emissione di ventimila ducati, da coniarsi però parte in carci da un denaro e parte in multipli da quattro con lo stesso tipo.
Bibl.: N. Papadopoli-Aldobrandini, Le monete di Venezia, parte 2ª, Venezia 1907, passim.