CARTOMANZIA (fr. cartomancie; sp. cartomancia; ted. Kartenschlagen; ingl. divination by cards)
S'indicano con questo vocabolo varî sistemi di divinazione a mezzo delle carte, le quali possono essere carte da giuoco comuni, oppure tarocchi, o anche carte speciali, fabbricate appositamente a tale scopo.
Per quanto si sia voluto sostenere da taluni che la cartomanzia fosse in onore presso gli Arabi, e che essi, oppure gli Zingari, la importassero in Europa insieme con i primi mazzi di carte da gioco, tale tesi va considerata, in mancanza di documenti validi, come del tutto gratuita. Lo stesso Boiteau d'Ambly, dopo aver affermato che le carte entrarono in Europa come mezzo divinatorio con gli Zingari provenienti dall'India, non sa dimostrarlo, e il Merlin, oltre a constatare che non si trova traccia di cartomanzia nella storia degli Arabi e degli Ebrei, osserva che né il Peucer (Commentarius de praecipuis divinationum generibus, Wittemberg 1553) né il Richelet (Dictionnaire, Amsterdam 1732) la menzionano, a differenza di numerosi altri metodi di divinazione. Si può dunque ritenere che l'origine della cartomanzia sia relativamente recente, e risalga al 1770, anno in cui un parrucchiere, l'Alliette, pubblicò un trattatello sul modo di "fare le carte" mediante un gioco di picchetto. Ispiratosi poi alle fantasie del Court de Gébelin sull'origine egiziana e sui significati esoterici dei tarocchi, l'Alliette (1783) promosse un nuovo sistema di divinazione con queste carte, cambiò il suo nome anagrammandolo in Etteilla (nome divenuto poi quasi sinonimo di cartomanzia), e fece fortuna durante la Rivoluzione e dopo. Fu presto imitato, e particolarmente da un tal Martin, piemontese stabilitosi a Parigi verso la fine del sec. XVIII, e da M.lle Lenormant, che fu confidente di Giuseppina Bonaparte e, pare, dello stesso Napoleone; essa lasciò una decina di opere, tra cui i curiosi Mémoires historiques et secrets de l'impératrice Joséphine, in due volumi; fu indubbiamente una donna eccezionale, ed ebbe un periodo d'immensa popolarità. Un gran numero di persone pretese, poi, d'aver imparato l'arte della cartomanzia direttamente da lei.
Troppo lungo sarebbe ricordare anche solo le principali equazioni simboliche su cui si fondano i diversi sistemi cartomantici. Siamo qui nel regno dell'arbitrario, e un metodo non presenta maggior interesse dell'altro. Più opportuno è invece ricordare che la cartomanzia può essere talvolta un mezzo meccanico di fissare l'attenzione e di provocare, in certi soggetti, speciali stati di coscienza ed eventualmente fenomeni di chiaroveggenza, quali vengono studiati dalle ricerche psichiche contemporanee (v. chiaroveggenza; psichica, ricerca, ecc.). E forse a tale intermittenza, sia pur rara, di fenomeni autentici con le comuni fandonie delle cartomanti, si deve, oltre che alla credulità pubblica, la persistente fortuna di questo come di altri consimili mezzi popolareschi di divinazione.
Bibl.: P. Boiteau d'Ambly, Les cartes à jouer et la cartomancie, Parigi 1854; R. Merlin, Origine des cartes à jouer, Parigi 1869, p. 17; H. R. D'Allemagne, Les cartes à jouer, I, Parigi 1906, cap. IV, parte 1ª; Papus (G. Encausse), Le tarot des Bohémiens, Parigi 1889; id., Le tarot divinatoire, 2ª ed., Parigi 1911; Zezina, La cartomancie, Parigi 1929.