cartografia partecipativa
cartografìa partecipativa locuz. sost. f. – Specifica forma di produzione cartografica che non deriva dall’attività esclusiva di professionisti del settore, bensì da un processo collettivo che prevede il coinvolgimento attivo di un gruppo di individui non necessariamente in possesso di competenze cartografiche. Il risultato finale, detto carta partecipativa, tenderà a rispecchiare il contesto socio-culturale di estrazione del gruppo. Molte esperienze di c. p. riguardano le comunità locali e vedono la partecipazione di individui residenti nel medesimo luogo. La carta prodotta non si limiterà a mostrare gli oggetti geografici presenti sul territorio ma tenderà anche a trasmettere i valori culturali e il senso sociale del luogo. Per questa ragione, oltre a far emergere i bisogni di una collettività e le sue percezioni del luogo nel quale risiede, la c. p. fornisce anche un valido contributo alla conoscenza del contesto sociale che l'ha prodotta. Il processo di realizzazione di una carta partecipativa è caratterizzato da: a) un continuo riadattamento conseguente a nuovi impulsi, sollecitazioni, reazioni del gruppo che provvede incessantemente a riorganizzare la propria carta; b) la compresenza di conoscenze convenzionali e conoscenze individuali. Molti aspetti distinguono la c. p. dalla pratica cartografica tradizionale: 1) il processo di produzione condotto collettivamente; 2) le finalità, esplicitamente al servizio della comunità; 3) i contenuti, che nella c. p. tendono a evidenziare quegli elementi maggiormente rilevanti per la storia e la cultura della comunità locale; 4) l’aspetto esteriore del prodotto finale, non necessariamente analogo a quello cartaceo tradizionale (anche un disegno sulla sabbia può costituire il risultato di un progetto di c. p.); 5) le convenzioni e le simbologie adottate, non necessariamente conformi a quelli della cartografia scientifica. Sul piano teorico, la c. p. eredita i risultati di un filone di studi cartografici emerso lentamente a partire dagli anni Sessanta del Novecento. Si trattava di una nuova prospettiva scientifica che guardava alla carta geografica non come mero complesso di regole formali convenzionali, bensì concentrandosi sui caratteri di soggettività che essa contiene. Il concetto più rappresentativo di questi studi era all’epoca quello di 'mappa mentale', derivato dalla psicologia della Gestalt, a sua volta ispirata da quel vasto movimento di pensiero fenomenologico sviluppatosi all'inizio del Novecento in una vasta gamma di ambiti del sapere. Con il passar del tempo, quei primi studi diedero vita a un fertile campo di ricerca coltivato in diversi contesti disciplinari (semiotica, psicologia cognitiva, ecc.). La concezione della produzione cartografica come processo collettivo e condiviso sancisce l’idea che ogni individuo, a prescindere dalle proprie competenze tecniche, può essere parte attiva nell’elaborazione di una rappresentazione spaziale; mediante la propria partecipazione all’attività del gruppo ognuno è in grado di interpretare, modificare e arricchire l’informazione originaria.