Cartaginesi
. Nei libri i e IV dell'Eneide, riprendendo e ritessendo leggende anteriori, Virgilio aveva posto in una relazione certa le origini di Cartagine e quelle di Roma e aveva fatto risalire la causa remota dell'odio cartaginese per i Romani alla maledizione di Didone abbandonata da Enea (cfr. specialmente Aen. IV 622-629). Questa interpretazione poetica colloca le vicende storiche delle guerre puniche in una prospettiva arcanamente segnata dal destino e ne favorisce l'assunzione nella visione teleologica, medievale e dantesca, della storia antica. Attuazione di un disegno provvidenziale preparato e annunciato fin dal tempo remoto del viaggio di Enea, la sconfitta cartaginese è voluta e favorita da Dio, anche con interventi miracolosi (Mn II IV 9; cfr. Livio XXVI IV), perché testimonii il diritto dell'impero romano; D. infatti interpreta la seconda guerra punica come un ‛ duellum ' o giudizio di Dio (cfr. Mn II IX 18 Scipione vero pro Ytalis, Annibale pro Affricanis in forma duelli bellum gerentibus, Ytalis Africani succubuerunt, sicut Livius et alii romanae rei scriptores testificari conantur). E Livio, oltre alla conoscenza dei fatti, forniva a D. anche il fondamento per questa opinione con le parole " duellum populo Romano cum Carthaginiensi est " (XXII X 2, dove peraltro ‛ duellum ' vale ‛ bellum '). I C. sono ricordati da D. anche in altre circostanze: così nel passo di Cv IV V 14, a proposito della missione di Regolo, da Cartagine mandato a Roma per commutare li presi cartaginesi a sé e a li altri presi romani; cfr. inoltre l'appellativo Arabi nel noto passo di Pd VI 49, l'allusione alla seconda guerra punica e alla battaglia di Canne, in If XXVIII 10-12, la denominazione di Didone regina et mater Cartaginensium in Affrica, in Mn II III 15. Cfr. inoltre Mn II IX 18, Cv IV V 19.
Per altri accenni ai C., v. ANNIBALE; CANNE; CARTAGINE; ATTILIO REGOLO; SCIPIONE; ZAMA.