CARSOLI (A. T., 24-25-26)
Cittadina della provincia dí Aquila, quasi al confine con la provincia di Roma (confine segnato dal fosso Sesare, che si getta nel Turano, e per un piccolo tratto anche dal Turano stesso) su un'alta collina (640 m.) all'imbocco orientale del Piano del Cavaliere. L'abitato, lambito a sud dal fiume Turano, è percorso dalla via Valeria, lungo la quale sono bei palazzetti di costruzione trecentesca e quattrocentesca, che gli conferiscono l'aspetto di cittadina. Centro è la piazza del mercato, circondata da portici, ora in gran parte murati.
Carsoli aveva già 1394 ab. nel 1871; ora ne ha 1931 nell'abitato, ma l'ampio comune (98,5 kmq.) ha 6736 ab. e comprende altri 6 centri, tra i quali Tufo (1197 ab.), Pietrasecca (1083 ab.) e Poggio Cinolfo (937 ab.). Manca quasi del tutto la popolazione sparsa in campagna, nonostante che non manchino le colture, soprattutto ai margini del Piano del Cavaliere, che però non appartiene interamente al comune. Una parte del territorio è ancora coperta di boschi. Carsoli ha, a 1 km. dall'abitato, la stazione ferroviaria della linea Roma-Sulmona.
Resta memoria del monastero camaldolese di S. Maria in Cellis nella piccola chiesa del camposanto ricostruita in stile romano del Rinascimento con i pezzi della chiesa del sec. XII. Vi si notano un portale con imposte di legno intagliate (ora al Municipio), un pulpito e un campanile romanico, ricco di frammenti di età imperiale. Le due porte applicate alla parrocchiale di S. Vittoria provengono dalla stessa chiesa. Notevoli sono poi la chiesa di S. Maria del Carmine a tre navate con campanile e porta del 1422, e il palazzetto Orsini con fusione di elementi di più stili, finestre bifore e a croce. Il castello falsamente attribuito a Carlo II d'Angiò è in gran parte crollato.
Nell'antichità si chiamava Carseŏli o Carsiŏli, ed era situata lungo la via Valeria a 63 miglia circa da Roma, e a 3 km. di distanza dall'abitato attuale. Nel 301 a. C. fu tolta dai Romani ai Marsi e vi fu dedotta (nel 301 o nel 298) una colonia romana di 4000 uomini; un'altra colonia vi fu dedotta da Augusto per sfruttare ìl fertile territorio, mentre la città fu usata per custodire ostaggi. Subì danni durante le guerre sociali per parte degl'Italici alleati, ma fu restaurata. Al tempo di Paolo Diacono era ancora fiorente. Fu distrutta probabilmente dai Saraceni verso il 1000.