CARRILLO y SOTOMAYOR, Luis
Nacque a Cordova nel 1573. Poco tempo visse nella sua città nativa, sia perché il padre era presidente del Consiglio delle Indie, sia perché ben presto abbracciò la carriera delle armi. Combatté in Italia e fu nominato cuatralvo (comandante) delle galere di Spagna. Fu cavaliere dell'ordine di Santiago e comendatore de la Fuente del Maestre. Morì all'età di trentasette anni, il 22 gennaio 1610, iasciando inedite le sue opere che furono raccolte e pubblicate per la prima volta dal fratello Alfonso nel 1611 e ristampate, con numerose correzioni, nel 1613. Cinquanta sonetti, diciotto canzoni, due egloghe, rime diverse, una traduzione incompleta in redondillas del Remedio de amor di Ovidio, la Fábula de Acis y Galatea; il Libro de erudición poética, tre lettere in prosa e traduzioni da Seneca e da S. Ambrogio: ecco tutta la produzione, né molto importante né di molto valore, del poeta cordovano, la quale si presentava ai lettori sotto l'egida dell'approvazione di un insigne umanista, Pedro de Valencia, che ne lodava la poesia e la prosa.
Notevole è il Libro de erudición poética, scritto fra il 1606 e il 1607, come si deduce da una lettera di C. al fratello, in data 7 luglio 1607; è. un trattato di precettiva culteranista, in cui l'autore enuncia i suoi principî sull'oscurità e sull'aristocraticismo letterario.
Poeta fiorito e manierato, il C. fu considerato come il primo culteranista spagnolo, e precursore del Góngora. Ma l'affermazione è ardita, e non è nemmeno giustificata dalla cronologia, poiché quando il C. era ancora molto giovane, il Góngora aveva già scritto molte poesie, in cui si rivelano le tendenze culterane; poesie che furono molto lette e piacquero; e non è improbabile che in esse potesse apprendere il C. quell'affettazione di linguaggio che si nota nelle sue composizioni. Nel C., come nell'Herrera, si ravvisano già le caratteristiche della poesia culta e latineggiante; ma a lui mancò l'arte e soprattutto l'ingegno del Góngora per reagire, come si propose con le sue teorie e con le sue liriche, a una poesia flaccida, e per creare una nuova forma poetica.
Bibl.: Nove sonetti e due canzoni del C. furono stampati in Poetas líricos de los siglos XVI y XVII, II, pp. 529-53 (Bibl. de aut. españ., XLII), e la Fábula de Acis y Galatea da L. P. Thomas, in Góngora et le gongorisme considérés dans leurs rapports avec le marinisme, Parigi 1911, pp. 167-176. Sul C., oltre il cit. volume del Thomas, pp. 36, 78-79 e 89-92, v. A. Farinelli, Marinismus und Gongorismus, in Italia e Spagna, Torino 1929, p. 195 segg.; M. Artigas, D. Luis de Góngora, Madrid 1925, pp. 128-29; A. Coster, B. Gracián, in Revue hispanique, 1913, pp. 267-69, 271.