CARRACCI
Famiglia di artisti attiva a Bologna e a Roma tra gli ultimi decenni del sec. XVI e i primi del XVII. Il Malvasia (I, p. 457) pubblica l'albero genealogico della famiglia, di sua proprietà, che sarebbe stato disegnato da Agostino. In esso non sono indicate le donne, delle quali si sa tuttavia che Prudenza, sorella di Ludovico, sposò Francesco Tacconi, padre del pittore Innocenzo. Accanto naturalmente ai nomi degli artisti più famosi della famiglia, Ludovico, Annibale, Agostino, figura - tra gli ultimi - il nome di Paolo, pittore che doveva essere poco più di un garzone del fratello, Ludovico, se il Malvasia (I, p. 374) giudicava "troppo cattive" le sue opere per tenerne conto (le uniche notizie biografiche si riferiscono alla stesura del testamento, in data 7 luglio 1625, e alla morte avvenuta nel settembre dello stesso anno). Gli altri artisti della famiglia sono Franceschino di Giovanni Antonio e Antonio di Agostino.
Si deve all'opera dei C. e dei loro allievi se la scuola bolognese di pittura ha raggiunto livelli di importanza internazionale. Determinante fu la "riforma" della pittura bolognese, da loro attuata tra il 1580 e il 1590. Si opposero al facile manierismo dei loro predecessori, fondato essenzialmente sulle formule comuni nell'Italia centrale, e reintrodussero uno stile naturalistico ispirato alla loro esperienza del Correggio e dei grandi pittori veneziani del Cinquecento. Il disegno dal vero era, per loro, esercizio di grandissima importanza: i loro disegni, caratterizzati da un realismo e da una forza espressiva mai prima conosciute, sono tra i più belli dell'arte italiana. Centinaia di fogli dei C. e dei loro aiuti sono conservati in raccolte pubbliche (le più cospicue sono al Louvre e al castello di Windsor) e private.
La loro opera, nel naturalismo di forme e di contenuti e nel suo carattere esplicitamente didascalico, li mostra consenzienti con gli orientamenti religiosi della Controriforma. In effetti, l'insistenza di molti scrittori del tempo sulla necessità, nella pittura, di chiarezza narrativa e di immediatezza drammatica (vedi per esempio il Discorso intorno alle imagini sacre e profane, Bologna 1582, di Gabriele Paleotti, arcivescovo di Bologna) sembra corrispondere a quelle calde e umane immagini che sono la Madonna Bargellini di Ludovico (1588) e la Madonna di S. Ludovico di Annibale (c. 1587-88), conservate ambedue nella Pinacoteca di Bologna.
Nei primi anni del nono decennio del sec. XVI i C. avevano organizzato una bottega in comune diretta da Ludovico, che era il più anziano. Lavorarono insieme fino al 1594-95 quando i cugini di Ludovico, Annibale e Agostino, lasciarono Bologna per recarsi a Roma. Benché gli stili dei diversi membri della famiglia siano in generale nettamente distinti, è talora difficile individuare la parte di ciascuno nei vari cicli di affreschi storici e mitologici che sono frutto di una stretta collaborazione. I più antichi di questi affreschi sono nel palazzo Fava (oggi albergo Baglioni) a Bologna: i cicli di Europa e di Giasone del 1583-84, e quello di Enea del 1586 circa. Seguono, nel 1589-90 circa, il ciclo di Romolo e Remo nel palazzo Magnani-Salem (ora direzione centrale del Credito romagnolo), e infine i dipinti mitologici in palazzo Sampieri-Talon, sempre a Bologna, del 1593-94 circa. è probabile che anche alcuni quadri di cavalletto siano stati eseguiti dai C. in collaborazione.
Poco dopo il 1580, probabilmente nel 1582, i C. fondarono l'Accademia de' Desiderosi, chiamata in seguito Accademia degli Incamminati (e talvolta del Naturale, del Disegno, o dei Carracci). Questa Accademia, ritenuta dagli storici più tardi precorritrice di istituzioni quali l'Académie royale de peinture et sculpture, pare che sia stata alle sue origini nient'altro che un luogo dove giovani artisti avevano la possibilità di riunirsi e di disegnare dal vivo. è certo che essa non elaborò mai un programma didattico sistematico, e tuttavia, a misura che i C. acquistavano maggiore fama, l'Accademia si espandeva e assumeva funzioni più ambiziose. Prospettiva, anatomia e teoria artistica erano certamente i temi di lezioni e discussioni, e l'Accademia finì per essere frequentata non soltanto da artisti, ma anche da scrittori, musicisti, studiosi e scienziati, tra i quali Ulisse Aldrovandi e Claudio Achillini. I nomi di alcuni fra i loro allievi, come Guido Reni, Francesco Albani, Giovanni Lanfranco, il Domenichino, bastano a dare la misura del successo ottenuto dall'insegnamento dei Carracci.
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