CARRA (Carrà, Carro, Carri, Cari, Carrate, Carrati)
Famiglia di scultori, originaria di Bissone nel Ticino (Boselli, 1972; la letteratura precedente la riteneva di origine trentina), operosa a Brescia e nel circondario dalla fine del sec. XVI.
Antonio (Giovanni Antonio) detto Tramarino, che era figlio di Francesco, compare nella città di Brescia per la prima volta il 20 giugno dell'anno 1592, quando porta a battezzare il figlio Paolo, nella chiesa parrocchiale di S. Alessandro: padrino è il pittore architetto P. M. Bagnatori detto il Bagnadore (Boselli, 1972). Nel 1596 venne incaricato di tradurre in marmo, a Brescia, le statue modellate dal Bagnadore per la fontana monumentale addossata al lato ovest della torre della Pallata, progettata dal Bagnadore stesso; con lui lavorerà anche lo scultore veronese V. Bonesini, pare solo per la vasca. Nel 1607 firmò la fontana con tritone che regge una vasca, dalla quale si alza una dea, poggiante su una pistrice (Brescia, palazzo ora Fenaroli, un tempo Lana, in contrada della Pace). Nel 1618, attuando una delibera comunale del 1609, il municipio gli affidò l'esecuzione dell'altar maggiore e dell'arca dei patroni della città, i ss. Faustino e Giovita, nella basilica loro dedicata.
Sopra l'altare, sorretta da due basi nere, si leva l'arca, su cui poggiano le statue bronzee dei santi patroni; queste, per confronti stilistici, potrebbero essere attribuite ad Antonio, sebbene dal contratto citato si potrebbe dedurre che il suo compito fosse solo di studiarne il collocamento opportuno. La mensa d'altare è sostenuta da putti bronzei-accoppiati che denotano libertà di atteggiamento e sapienza di modellato e costituiscono un motivo comune in alcune chiese benedettine.
Nell'anno 1619 Antonio risulta creditore della somma di 580 scudi per l'ancona dell'altare della Scuola del S. Rosario in S. Maria Maggiore di Chiari.
Morì il 26 febbr. 1632.
Oltre alle opere citate, si ricordano ancora le seguenti. A Brescia: duomo vecchio, nel transetto, a sinistra, la tomba con il busto del Card. G. F. Morosini, morto nel 1596; duomo nuovo, nell'abside, all'esterno, le statue dei SS. Faustino e Giovita, e sul fianco settentr. statua di S.Giovanni Battista (possono essere state eseguite nel periodo 1604-1625, sotto la direzione del Bagnadore); palazzo Fenaroli, già Lana, via della Pace, Tobiolo e l'Angelo;S. Maria del Carmine, due Angeli ai lati dell'altare della Madonna di s. Luca (ritoccati da Antonio Calegari nel corso del secolo seguente) e le statue dei SS. Faustino e Giovita ai lati dell'altare dell'arcangelo s. Michele; S. Maria sulle Grazie, Monumento funebre del conte Tommaso Capriolo; chiesa di S. Lorenzo, sulla facciata, statua di S. Lorenzosul portale centrale (la data 1620è scolpita su una sbarra laterale della graticola); S. Giulia, sulla facciata, due statue di Santi vescovi (la facciata fu terminata nel 1599); palazzo Cimaschi, via S. Francesco, n. 64, nel giardino, statua di Giovane in abito da guerriero, Asola (Mantova): fontana con Ercole e cavalli sulla piazza principale (dopo i guasti subiti nell'aprile 1945, restano i frammenti in municipio; l'attuale statua in piazza è una riproduzione approssimativa). Leffe (Bergamo), in Val Gandino: chiesa parrocchiale, Cristo risorto, quattro Angeli portacandelabri (di dimensioni ridotte: circa cm 50), porta di tabernacolo con Deposizione, un putto: i sette bronzi, già ornamento del tabernacolo della chiesa di S. Michele, mostrano in Antonio una sapienza notevole nell'arte del modellare e del fondere e una finezza di tratti inconsueta unita a senso sicuro dei volumi. Venezia, palazzo Dolfin-Manin a S. Salvatore: gruppo di Enea, Anchise e Ascanio (ammirato da D. G. Martinioni nel 1663, è ora disperso: F. Sansovino, Venetia città nobilissima…, Venetia 1663, p. 376).
Dei vari figli di Antonio, di alcuni dei quali si trovano tracce nei registri della parrocchia di S. Alessandro in Brescia, due soli si dedicarono alla scultura, Giovanni e Carlo: negli anni 1634 e 1637 i due fratelli presentavano polizze d'estimo; abitavano nella prima quadra di S. Alessandro dove vennero battezzati i numerosi figli di Carlo: di Ludovico, nel 1649, fu padrino Pietro Richi, detto il Lucchese, noto pittore (Boselli, 1972).
Giovanni collaborò con il padre all'arca dei santi patroni, Faustino e Giovita, nella basilica a loro dedicata.
Unica opera certa dell'artista è la grande statua di S.Benedetto, anch'essa in SS. Faustino e Giovita, che firmò proclamandosi "inventor et sculptor", senza datare. Evidentemente ispirata alla policromia delle statue romane del Seicento, la scultura bresciana ottiene un effetto alquanto funereo dal contrasto cromatico ridotto al solo bianco e nero. L'esecuzione dev'essere stata laboriosa, soprattutto per la parte delle vesti, fatte di pieghe accuratamente regolari in marmo nero. Il volto ha le fattezze robuste e rilevate di un ritratto di modellato pieno. L'espressione è leggermente enfatica. Sullo sfondo un tempo volteggiavano angeli dipinti, ormai pressocché svaniti. Esempio, non certo raro, di collaborazione fra pittura e scultura.
A Carlo si attribuisce, non senza contrasti, la statua di S. Giulia, martire corsa, già in S. Eufemia, ora nel Museo cristiano nella ex chiesa di S. Giulia.
Delle numerose opere attribuite alla collaborazione dei due fratelli si ricordano qui solo quelle esistenti. A Brescia: duomo vecchio, cappella del Santissimo, altare e balaustra. L'opera in bianco e nero appare chiaramente ispirata ai canoni del manierismo in più punti. Le statue mostrano sveltezza di proporzioni ed eleganza di movenze. Severa la linea del tabernacolo.
Forse furono rimessi in opera per l'altare delle Croci il paliotto e le statue, già all'altare dell'Angelo Custode, pure attribuiti ai Carra. A Rezzato: Santa Maria in Valverde, arca per le reliquie (esistono solo alcuni ornamenti marmorei, di scarso valore, murati accanto ad un altare). A Iseo: parrocchiale, altare del S. Rosario (esiste il paliotto con alcune discrete statue). A Montichiari: duomo, altare dei SS. Martiri, in marmi bianchi, neri e verdi (A. C., Pelsecondo centenario dell'erez. del duomo di Montichiari, Montichiari 1929, p. 20). Altri altari ancora in provincia - come a Bassano Bresciano, a Faverzano e in alcune altre località - per le caratteristiche fondamentali delle statue, degli ornati e della policromia marmorea, possono essere attribuiti ai C. e ai loro continuatori.
Negli anni 1596-1623 operò a Piacenza come scultore un Giovan Battista Carrà figlio di Martino; ma non si sa se fosse parente dei precedenti.
Fonti e Bibl.: B. Faino, Catal. delle chiese di Brescia [sec. XVII], a cura di C. Boselli, Brescia 1961, ad Indicem;P. A. Orlandi, Abecedario pittorico, Bologna 1704, pp. 80s. (Antonio); F. Paglia, Ilgiardino della pittura…[secoloXVII-XVIII], a cura di C. Boselli, Brescia 1967, ad Indicem;F. Maccarinelli, Le glorie di Brescia [1747-1751], a cura di C. Boselli, Brescia 1959, pp. 5, 11, 59, 240;G. B. Carboni, Le pitture e le sculture di Brescia…, Brescia 1760, ad Indicem;P.Brognoli, Nuova guida per la città di Brescia, Brescia 1826, passim;S.Fenaroli, Dizionario degli artisti bresciani, Brescia 1877, p. 93;L. Ricetti, La Scuola del Santo Rosario e la chiesa di S. Maria Maggiore in Chiari, in Brixia sacra, XII (1921), p. 88(Antonio); A. Pinetti, Sette bronzi di Antonio C. bresciano, in Dedalo, III (1922-23), pp. 641-648(Antonio); P. Guerrini, Il Santuario della Beata Vergine delle Grazie, Brescia 1923, pp. 91, 93;G. Nicodemi, ICalegari…, Brescia 1924, pp. 18-22; L. F. Fe' d'Ostiani, Storia, tradizione e arte per le vie di Brescia, Brescia 1927, ad Indicem; Inventario degli oggetti d'arte d'Italia, A. Pinetti, Provincia di Bergamo, Roma 1931, ad Indicem (Antonio); A. M. Mucchi, Ilduomo di Salò, Bologna 1932, p. 393(per Giovanni e Carlo); S. Weber, Artisti trentini e artisti che lavorarono nel Trentino, Trento 1933, p. 68; P. Guerrini, La Pieve d'Iseo, in Mem. stor. della diocesi di Brescia, V (1934), p. 183(per Giovanni e Carlo); Catalogo delle cose d'arte e d'antichità d'Italia, A. Morassi, Brescia, Roma 1939, ad Indicem; P. Guerrini, La chiesa prepositurale di S. Lorenzo, Brescia 1940, p. 12;G. Vezzoli, La scultura a Brescia nei secc. XVII e XVIII, in Storia di Brescia, III, Brescia 1964, pp.401-407;C. Boselli, Fatti, opere e notizie per la scultura a Brescia nei secoli XVII e XVIII, in Arte lombarda, XVII (1972), 2, pp. 132s.; U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, VI, p. 53.