CARPA (lat. scient. Cyprinus carpio L.; fr. carpe; sp. carpa; ted. Karpfen; ingl. carp)
Pesce Teleosteo appartenente alla famiglia Cyprinidae, che, secondo la maggior parte degli autori (Valenciennes, Duméril e altri), sarebbe originario dell'Asia (Persia, Cina e Asia Minore). Si conoscono numerose varietà di carpe che differiscono per la forma del corpo, ora a dorso curvo e alto, ora più allungate a dorso appiattito, e dalle squamme più o meno numerose o, in alcune varietà, anche mancanti.
Al primo tipo appartengono la Carpa a specchio o Carpa di Galizia (Cyprinus carpio var. specularis) caratterizzata da grosse squamme quattro volte più grandi di quelle normali. Secondo Raveret-Wattel è la razza allevata nei celebri stagni del dominio di Wittingau del principe di Schwarzenberg. Varietà di carpe con poche squamme o del tutto mancanti, costituiscono la cosiddetta Carpa cuoio, mentre la Carpa di Aischgrund ha il corpo più alto di quello della carpa a specchio. Fra le carpe del secondo tipo, a dorso appiattito e forma più allungata, è quella di Boemia. Una bella varietà di carpa è il Cyprinus carpio var. aurata, allevata negli stagni giapponesi e chiamata Hig-goi. La carpa s'incrocia facilmente col Pesce rosso della Cina (v. carassio), però il prodotto dell'incrocio non ha più i caratteri ornamentali del pesce dorato né quelli alimentari della carpa, così è bene che gli allevatori evitino d'immettere negli stagni da carpe il pesce dorato.
Le uova della carpa sono piccolissime, il loro diametro non supera due millimetri; sgusciano dopo 5 giorni, e altri 5 giorni occorrono per il riassorbimento del tuorlo da parte dell'embrione.
La carpa ha notevole importanza per l'alimentazione. Di minore pregio della trota, è tuttavia una risorsa non trascurabile per l'alimentazione popolare, potendosi raggiungere una notevole produzione sia negli stagni naturali sia nei corsi di bonifica, ma soprattutto mediante la carpicoltura negli stagni artificiali o in risaia. Si calcola infatti che uno stagno di un ettaro possa dare nutrimento bastevole per circa 1200 individui di novellame, per 250-300 carpette di una estate, per 120 di due estati. Se si alimentano artificialmente, gl'individui di novellame si possono portare a circa 4000, le carpe di una estate a circa 1000, quelle di due a 500. S'intende che questi dati sono relativi, dovendosi tener conto di volta in volta delle condizioni peculiari di ogni stagno.
La carpa predilige acque di temperatura elevata tra 20° e 24° e al minimo 18° nell'estate. Negli allevamenti, quindi, d'inverne è bene tenere l'acqua debolmente corrente, così da evitare che geli completamente, ma non potendosi disporre d'acqua corrente, è opportuno che lo stagno sia abbastanza profondo (circa 2 metri).
Carpicoltura. - Volendo fare un impianto di carpicoltura per scopo industriale, e si preferisce perciò la carpa a specchio, occorre avere a disposizione più stagni e cioè almeno tre, uno per la frega e lo svíluppo dei pesciolini fino a un anno, l'altro per l'allevamento durante il secondo anno e l'altro per l'allevamento nel terzo anno. Altri autori consigliano stagni: per la frega, per l'ibernazione dei riproduttori, per l'ibernazione del novellame di un'estate, per l'ibernazione di carpe di due estati, per l'allevamento del novellame, per le carpe di un'estate per portarle a due.
Lo stagno per la frega è bene sia piccolo, della superficie di mq. 80 circa, con sponde inclinate alte circa 50 cm., con acqua profonda 25 cm., e un fosso di altri 25 cm. scavato lungo l'argine. Detto stagno viene seminato a prato, l'erba (maggenga) viene tagliata prima di farvi andare l'acqua, ciò che di solito si fa dopo la metà di maggio, quando non vi sia più pericolo di tempi freddi. Dopo 405 giorni gli avannotti schiusi nello stagno di frega hanno consumato quasi tutto il nutrimento naturale in esso contenuto, ed è possibile e utile passarli nello stagno di allevamento o di distesa di circa 3 ettari di superficie e 25 cm. d'acqua. Questo, che può ospitare fino a 100.000 avannotti, deve essere riempito d'acqua parecchi giorni prima dell'immissione affinché si sviluppino una microflora e una microfauna naturali. Lo stagno di distesa deve essere prosciugato durante l'inverno per uccidere gli avannotti di pesci carnivori che vi si possono essere introdotti.
I bacini di svernamento della profondità di circa 50 cm., poiché la carpa nei mesi freddi non si nutre (periodo d'ibernazione), possono ospitare sino a 50 kg. di pesce per metro cubo.
Secondo i calcoli di Guénaux, una carpa del peso di kg. 1 si può calcolare che dia in media 100.000 uova, dalle quali, considerate le perdite, si hanno circa 80.000 avannotti, e da questi, per perdite ulteriori, circa 16.000 individui di un'estate.
Alla fine della prima estate le carpette possono raggiungere fino a 250 grammi di peso, nell'estate successiva da 500 a 1000 grammi, nella terza 2 kg. per pesce. Le carpe più adatte alla vendita sono quelle dai 500 ai 1500 grammi, ossia della seconda e terza estate.
L'alimento artificiale che si può dare alle carpe è assai vario, ed è scelto secondo le opportunità offerte dalle colture dei luoghi. Fra le sostanze animali le più adoperate sono le farine di pesce e di carne, e fra le vegetali, lupini, fave, orzo, mais, segala e patate. Preparando gl'impasti alimentari si adoperano anche molluschi senza guscio, girini di rana, larve d'insetti. La farina di pesce viene largamente prodotta in Germania, ma tale lavorazione, ínediante i residui di pesci pescati nel Marocco, viene anche fatta nel nostro paese dalla Società italiana S. I. P. O. C. con un grandioso impianto a Civitavecchia.
Diamo le ricette secondo Knauthe e Maier di alcuni dei più comuni ímpasti: a) 100 grammi di farina di segala, 80 gr. di patata, 15 gr. di melassa; b) 100 gr. di lupini gialli, 40 gr. di farina di pesce, 20 gr. di melassa; c) una parte di farina di carne, una parte di farina di pesce, una parte di farina di segala; d) una parte di farina di carne, 1-2% di fosfato di calcio, una parte di farina di segala.
Negli stagni, specie per le carpe piccole, è più economico dell'alimento artificiale dare incremento all'alimentazione naturale; ciò si ottiene ordinariamente con sali concimanti (perfosfati, solfato di potassio, nitrato di sodio) ponendo a secco lo stagno prima d'immettervi l'acqua e adattandolo prima a qualche coltura agraria.
Negli stagni naturali la presenza eccessiva di erbe palustri può essere dannosa per la produzione delle carpe, che s'intensifica allora mediante la pulizia o foucardement degli stagni, smaltendo le erbe dannose. Altra forma di allevamento delle carpe è quella che si pratica in risaia. Nel Giappone e nella Cina tale industria è molto antica e redditizia, ma si compie in modo alquanto diverso che in Europa. Infatti nel Giappone le risaie sono stabili e l'acqua vi permane durante tutto l'anno, così da poterle considerare come veri stagni. F. Supino ha sperimentato nelle nostre risaie lombarde l'allevamento della carpa dopo che il Gash aveva tentato la carpicoltura nelle risaie di colmata del Bolognese, notando che la riproduzione in risaia ha il grande vantaggio di non portare spese e noie per la costruzione del bacino di frega e di evitare il trasporto degli avannotti dal bacino nella risaia. Negli appezzamenti nei quali si trovavano i pesci è stato constatato che il riso si presentava più rigoglioso e pulito e in maggior peso che negli appezzamenti senza pesci.
La risaia non ha bisogno di lavoro preparativo per la piscicoltura ed è sufficiente, prima d'immettere l'acqua, di disporre reti a maglia all'entrata e all'uscita, al fine d'impedire che i pesci fuggano. È anche opportuno che al centro della risaia sia scavata una fossa alla quale convengono alcuni solchi che percorrono la risaia in tutta la sua estensione, e ciò per far sì che i pesci si possano riparare quando la risaia viene messa all'asciutto.
L'introduzione della carpa in risaia può ottenersi in diverso modo e cioè, o immettendovi avannotti o carpette di una o due estati, oppure individui riproduttori. Circa venti riproduttori possono servire una media di tre ettari di risaia. In genere si possono immettere 2000-4000 avannotti per ettaro tenendo presente che nella prima estate si ha una perdita dal 60 all'80 per cento. All'epoca del taglio del riso, le carpette possono aver raggiunto un peso di 100-200 grammi e più, e si collocano quindi a svernare in apposito bacino; quelle più piccole di 15-20 grammi si usano invece come carpette da semina. Seminate in risaia l'anno successivo, in ragione di 250-300 per ettaro, con una mortalità del 10 per cento circa, le carpe, alla fine della campagna risicola, pesano da 500 a 1000 grammi circa. Alla fine della terza estate le carpe possono raggiungere il peso di kg. 2.
Secondo dati ricavati dal Consorzio lombardo pro-carpicoltura, risulta che il costo di produzione della carpa commerciabile, per l'agricoltura che produce direttamente le carpette, si aggira sulle L. 75 al quintale, così che vi è notevole margine di guadagno per l'allevatore. In Italia, con circa 140.000 ettari di risaia (Novelli, 1923), si può pensare quale reddito potrebbe ottenersi dalla carpicoltura calcolandolo a L. 1200 per ettaro, e dato l'alto costo delle carpette da semina.
I lavori per la sistemazione della risaia per l'allevamento sono diversi secondo i terreni, ma essenzialmente, come già si è detto, si riducono a collocare reticelle metalliche alle bocchette d'accesso e di scarico per impedire l'esodo del pesce.
La carpicoltura offre un apparente svantaggio, quello della raccolta d'imponenti masse di pesce, contemporanea al periodo di secca della risaia, ossia in autunno; ma d'altra parte vi è il vantaggio di poter conservare le carpe vive e poterle quindi vendere in qualsiasi momento.
Per gli adattamenti speciali (carri e autocarri-vivaio, battelli-vivaio, vagoni per il trasporto del pesce vivo) occorrenti per il trasporto e la conservazione razionali delle carpe vive, v. piscicoltlura.
Bibl.: M. Sella, Piscicoltura, Milano 1892; G. Guénaux, Pisciculture, Parigi 1909; B. Benecke, Die Teichwirtschaft, Berlino 1911; F. Supino, Allevamento della carpa a specchio, Milano 1924; D. Vinciguerra, Piscicoltura, in Enciclopedia agraria, Milano 1929.