Lombard, Carole
Nome d'arte di Jane Alice Peters, attrice cinematografica statunitense, nata a Fort Wayne (Indiana) il 6 ottobre 1908 e morta nei pressi di Las Vegas (Nevada) il 16 gennaio 1942. La voce ben modulata, la disinvoltura nel pronunciare battute fulminanti e il portamento elegante permisero alla bionda L., affascinante e spiritosa nell'aspetto, intensa e pungente nello sguardo, di diventare la migliore interprete delle commedie sofisticate degli anni Trenta e dei primi anni Quaranta, una delle quali, My man Godfrey (1936; L'impareggiabile Godfrey) di Gregory La Cava, le valse l'unica candidatura all'Oscar della sua breve ma intensa carriera. Fu tuttavia anche raffinata e misurata interprete di melodrammi.
Nel 1914, dopo il divorzio dei genitori, si trasferì a Los Angeles con le sorelle maggiori e la madre. A tredici anni comparve con il suo nome in una piccola parte in A perfect crime (1921) di Allan Dwan. A quindici abbandonò la scuola e iniziò a recitare in spettacoli di varietà. Il suo effettivo esordio nel cinema avvenne nel 1925, quando firmò un contratto con la Fox Film Corporation: accreditata come Carol Lombard, nel giro di un anno recitò in ruoli secondari in una mezza dozzina di film, soprattutto western, tra cui nel 1925 Durand of the bad lands (Malaterra) di Lynn Reynolds e Hearts and spurs (Uno contro tutti) di W.S. Van Dyke, e nel 1926 The road to glory di Howard Hawks. Proprio nel 1926 un incidente stradale, che le sfigurò il viso, sembrò doverne interrompere la carriera, tanto che la Fox rescisse il suo contratto; ma grazie a un intervento chirurgico la sua bellezza non fu compromessa. Riprese così a recitare, e tra il 1927 e il 1929 interpretò sedici esilaranti film da due rulli prodotti da Mack Sennett, che probabilmente ne fecero emergere la predisposizione alle situazioni e ai personaggi umoristici. Scritturata nel 1930 dalla Paramount Famous Lasky Corporation, e assunto il suo nome d'arte definitivo, ebbe la possibilità di recitare con due partner d'eccezione, nonché suoi futuri mariti: William Powell (che avrebbe sposato nel 1931 e dal quale avrebbe divorziato due anni dopo) in Ladies' man (1931) di Lothar Mendes e in Man of the world (1931) di Richard Wallace, e Clark Gable (che avrebbe sposato nel 1939) in No man of her own (1933; Nessun uomo le appartiene) di Wesley H. Ruggles. Seguirono il bellico The eagle and the hawk (1933; L'aquila e il falco) di Stuart Walker, con Cary Grant e Fredric March, e il melodrammatico Bolero (1934) di Ruggles, con George Raft. La consacrazione arrivò con Twentieth century (1934; Ventesimo secolo) di Hawks, autentico prototipo della migliore screwball comedy hollywoodiana. Qui la L. interpreta un'attrice trasformatasi in star, dopo essere stata succube di un marito attore e regista (John Barrymore), pigmalione subdolo e pieno di sé. La capacità comica della protagonista di passare repentinamente dalla timidezza alla spavalderia, dalla dedizione sottomessa allo snobismo capriccioso, scatenando nello spettatore reazioni contrastanti, la rende non una semplice comprimaria sulla scena, bensì un vero e proprio alter ego della tradizionale ma in fondo fragile controparte maschile. La L. inaugurò con questa interpretazione una stagione del cinema hollywoodiano in cui fierezza e determinazione diventarono un requisito indispensabile delle protagoniste femminili per tenere testa alla presunzione e al sussiego di maschi 'furbi', convinti di reggere le fila delle schermaglie amorose. Presentano questo rinnovato schema alcuni suoi film degli anni successivi, tra i massimi esempi della commedia sofisticata, come Hands across the table (1935; I milioni della manicure) di Mitchell Leisen, con Fred MacMurray, My man Godfrey, True confession (1937; La moglie bugiarda) di Ruggles, ancora con Fred MacMurray e con John Barrymore, Nothing sacred (1937; Nulla sul serio) di William Wellman, con Fredric March; ma anche film minori eppure interessanti come Love before breakfast (1936; La bisbetica innamorata) di Walter Lang, The princess comes across (1936; Resa d'amore) di William K. Howard, nuovamente al fianco di Fred MacMurray, e Fools for scandal (1938; Il piacere dello scandalo) di Mervyn LeRoy. Il gioco dei rapporti venne perfezionato nell'impietoso e sottovalutato apologo anticoniugale Mr. and Mrs. Smith (1941; Il signore e la signora Smith) di Alfred Hitchcock, con Robert Montgomery, dove la L. si fa di nuovo desiderare da un marito indolente perché 'abituato' al ménage domestico.
In My man Godfrey, a fronte dell'autocontrollo dell'aristocratico maggiordomo (William Powell), la leggerezza capricciosa, eccentrica ma sostanzialmente autoironica di una svampita ragazza dell'upper class diventa l'arma più forte per una conquista sentimentale siglata dal matrimonio. Lo spirito pragmatico e franco del personaggio incarnato dalla L. nei più svariati contesti sociali si coglie con particolare chiarezza nella figura dell'ambiziosa estetista di Hands across the table, che comprende ben presto, seguendo le ragioni del cuore, che in un'epoca di crisi economica o di ricchezze effimere, l'unico capitale reale, garanzia di affidabilità anche sul piano privato e affettivo, è il guadagno sicuro di un lavoro diuturno e onesto, non quello fiabesco di sedicenti rampolli dell'alta società. Come si evince anche dall'implacabile e amaro sottotesto di My man Godfrey.
La maturità espressiva di un'attrice in grado di esprimere con uno sguardo penetrante un profondo sdegno interiore, un senso di smarrimento, un'improvvisa contrarietà o addirittura un forte richiamo alla responsabilità divenne un tratto inconfondibile anche nell'ambito di tracciati narrativi non necessariamente ancorati alle convenzioni umoristiche, soprattutto dopo il 1937, quando la L., abbandonata la Paramount, lavorò con la United Artists. In concomitanza con l'inizio della Seconda guerra mondiale, il carattere frizzante delle commedie, che si era dimostrato fino ad allora irriducibile ai condizionamenti materiali e morali della Grande depressione, risentì infatti di un clima dominato da quella grave incombenza nazionale e internazionale, cedendo il passo a film drammatici quali Made for each other (1939; Ritorna l'amore), con James Stewart, e In name only (1939; Non puoi impedirmi d'amare), con Cary Grant, entrambi diretti da John Cromwell, Vigil in the night (1940; Angeli della notte) per la regia di George Stevens, They knew what they wanted (1940; Non desiderare la donna d'altri) di Garson Kanin. Il capolavoro To be or not to be (1942; Vogliamo vivere) di Ernst Lubitsch, l'ultimo film della L., uscì soltanto dopo la sua tragica morte, avvenuta in un incidente aereo. In questa splendida e amara commedia, potente denuncia della minaccia hitleriana attraverso il gioco di maschere del teatro, la L. disegna mirabilmente l'attrice Maria Tura, con i suoi eccessi da primadonna, decisa a cedere alle lusinghe di un aitante e romantico aviatore, ma anche a non abbandonare il marito (Jack Benny) attore roboante e pieno di sé, per non rischiare di compromettere la propria carriera, e infine coinvolta con tutta la compagnia in una pericolosa 'recita' a danno dei nazisti.
Alla L. e al suo secondo marito fu dedicato un film biografico, Gable and Lombard (1976; Gable e Lombard: un grande amore) di Sidney J. Furie, in cui il suo personaggio è interpretato da Jill Clayburgh.
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