caro-
[dall'agg. caro, a sua volta derivato dal lat. cārus «costoso, di prezzo elevato, ricercato» e, per traslato, «apprezzato, gradito, diletto e amato»]. – L'agg. caro ha sviluppato in italiano un uso sostantivale che fa riferimento al rialzo improvviso, all'aumento del prezzo di un bene o di un servizio. Si tratta del s. m. caro, usato solo al sing., attestato già prima della fine del 16° sec. in espressioni del tipo il caro del grano. Il suo impiego è divenuto sempre più produttivo, fino a farne un sostantivo aggettivogeno, ovvero che determina un uso aggettivale dei sostantivi ai quali si unisce, tramite la soppressione della preposizione articolata intermedia e la frequente adozione della grafia univerbata, come in carovita, caroviveri. Per le sue caratteristiche di parola bisillabica terminante in -o, caro- è andato affermandosi nel tempo come primo elemento di composizione di nuove formazioni lessicali, fino ad assumere il ruolo di un vero e proprio confisso (caro-alimenti, caro-assicurazioni, caro-euro, carotrasporti, caro-vacanze).