caro-spread
s. m. inv. Rialzo del valore indicato dallo spread, dal differenziale tra il tasso di rendimento dei titoli pubblici emessi da uno Stato dell’Eurozona e quello dei titoli pubblici tedeschi.
• Dietro il caro-spread, e questo inatteso caro-mutui, ci sono sicuramente tante ragioni. Tra cui le crescenti tensioni degli ultimi mesi sui mercati finanziari. Con tanto di rating al ribasso. Che ‒ secondo alcuni ‒ rispecchiano semplicemente un mercato del credito diventato più difficile per lo Stato, le banche e le imprese italiane. (Giovanni Stringa, Corriere della sera, 7 ottobre 2011, p. 39, Economia) • Il caro-spread ha vanificato anche la forte riduzione dell’Irs (il parametro utilizzato per indicizzare i mutui a tasso fisso). Un mutuo ventennale a rata «inchiodata» il primo luglio del 2011 aveva un Irs del 3,86%. Oggi l’Irs sullo stesso mutuo è del 2,31%. Una riduzione dell’1,55%, incamerata però dall’aumento degli spread (tra 1,80%-1,90%). (Barbara Ardù e Rosa Serrano, Repubblica, 5 luglio 2012, p. 8) • Un po’ più rilevanti invece sarebbero gli effetti per le banche popolari: nel secondo trimestre, segnala Deutsche Bank, il «caro-spread» legato alla Grecia sarebbe costato al Banco lo 0,4% del suo Cet1, a Ubi lo 0,5%, Bpm lo 0,3%. (Luca Davi, Sole 24 Ore, 7 luglio 2015, p. 2).
- Composto dal confisso caro- aggiunto al s. ingl. spread ‘differenziale, scarto’.
- Già attestato nel Sole 24 Ore del 12 luglio 2011, p. 4.
> antispread, blocca-spread, calmaspread, salva-spread.