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GUARINO, Carmine

di Rossella Pelagalli - Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 60 (2003)
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GUARINO, Carmine

Rossella Pelagalli

Nacque a Rovigo il 1° ott. 1893. Dedicatosi allo studio della composizione con Luigi Mapelli e Vittorio Norsa, compì gli studi musicali presso il conservatorio S. Pietro a Majella di Napoli, ove si diplomò nel 1914. Nello stesso anno entrò come violinista nell'orchestra del teatro alla Scala, ove rimase fino al 1918. Quindi, dopo aver lavorato per qualche tempo come trascrittore e correttore, si dedicò alla composizione.

Esordì con l'operetta Gaby, andata in scena a San Remo il 20 marzo 1924. Nel 1925 partecipò al concorso lirico nazionale indetto dalla direzione generale delle Belle Arti, risultandone vincitore (insieme con Mario Castelnuovo Tedesco, autore de La mandragola), con l'opera La signora di Challant (libretto di A. Rossato, da una novella di M. Bandello). Il lavoro, con l'avallo di A. Toscanini, andò in scena a Milano, al teatro alla Scala, il 9 marzo 1927 (ripreso, l'anno stesso, al teatro Adriano di Roma), avendo come principali interpreti il soprano Tina Poli Randaccio e il tenore Francesco Merli, per la direzione di Gabriele Santini.

Pur riportando un discreto successo di pubblico, la rappresentazione fu accolta con freddezza dalla critica, che evidenziò la mancanza di "espressioni adeguate, efficaci, che fossero suggerite dal dramma e non dalla divagante ricerca dei suoni" (Corriere della sera, 10 marzo 1927, p. 4).

Negli anni successivi il G. si orientò verso la produzione di lavori sinfonici: da ricordare, del 1928, Vendemmiale, per pianoforte e orchestra, e La leggenda di Ulisse, per voci e orchestra; quindi, realizzati nell'agosto 1929, i balletti La spatola di Arlecchino, su soggetto di G. Adami, e Le rose, entrambi rappresentati al Lido di Venezia, nel giardino dell'albergo Excelsior.

Nel 1931, di nuovo a Milano, mise in scena la fiaba musicale Tabarano alla corte di Nonesiste (libretto di A. Beretta, teatro di Nuova Vita). Ancora nello stesso anno fu autore di Cuore di Wanda (su libretto di P. Masnata), prima opera radiofonica italiana, andata in onda da Milano il 20 dicembre, sotto la direzione di A. Pedrollo. Quattro anni dopo fece rappresentare, presso il teatro dell'Opera di Roma, l'azione coreografica in 6 quadri Balilla (soggetto di G. Adami, 7 marzo 1935), direttore O. De Fabritiis, coreografo B. Romanoff.

Il lavoro, che ottenne un grande successo di pubblico, fu accolto con favore anche dalla critica che, all'indomani della prima, ne apprezzò, oltre all'incisività ritmica, "la melodia nitida, espressiva, in piena rispondenza col gesto e coll'animazione scenica" (Il Messaggero, 8 marzo 1935, p. 6).

Negli anni successivi, mentre andava ormai diradando la sua presenza nei teatri italiani, si fece apprezzare negli ambienti musicali europei (Svizzera, Francia, Ungheria), ove emerse soprattutto per il suo talento direttoriale.

L'attività teatrale del G. si concluse il 30 marzo 1936 con la rappresentazione Sogno di un mattino d'autunno (libretto di A. Rossato), andata in scena a Cluj presso il teatro dell'Opera romena, sotto la direzione del maestro E. De Vecchi.

In seguito si dedicò anche alla pittura e alla poesia. Morì a Genova il 5 giugno 1965.

Tra i lavori non rappresentati si ricordano: Crevalcore (libretto di P. Buzzi); Gli amanti di Granata; La casa rossa; Fantasia per pianoforte e orchestra (P. Masnata); Il fiume armonioso (Id.); Il pescatore Luca (F. Cerio); El Samet, il silenzioso (Gian Domenico Guarino, figlio del G., 1958); i balletti: La favola del giardino silenzioso (G.D. Guarino e C. Castelfranchi, da O. Wilde); Il mantello nella strada (P. Masnata); Nicoletta (Id.). Fu anche autore dei lavori da camera: 2 pezzi (1935); Trio in re min. con pianoforte (1937); Pezzo per violoncello e pianoforte (1937); Suite per pianoforte. Tra le composizioni per voce e pianoforte ricordiamo: Ninna nanna (1928); Che speri, bambola? (1931); Giullaressa (1931); Mamma, il tuo cuore (1931); Quattro liriche per canto e pianoforte (1931); La fontana (1932); Canti della nebbia e del sole (1953).

Apprezzato musicista fu anche il fratello Mario, nato l'8 sett. 1900 a Milano, città nella quale ebbe luogo la sua formazione musicale. Entrato come violinista nell'orchestra del teatro alla Scala, vi rimase fino al 1942. Da quell'anno la sua vicenda artistica s'identificò con l'attività di compositore: negli anni 1941-42 scrisse una sinfonia dedicata a Victor De Sabata, cui faranno seguito un concerto per pianoforte (1944) e uno per violino (1948).

Risale al 1951 una delle sue più note composizioni, la Cantata per soprano, coro e orchestra (testo di O. Buratti) che, accolta assai favorevolmente dalla critica, fu tenuta a battesimo alla Scala, nel 1953, da N. Sonzogno (cfr. G. Barblan, in La Rassegna musicale, XXIII [1953], p. 239). Ma il suo nome rimane soprattutto legato ai lavori per il teatro del 1962, anno in cui, a Roma, fece rappresentare l'opera Tartarino di Tarascona, mentre, a Napoli, realizzò il balletto Holoy e Tarù (Napoli). Mario fu anche critico musicale dell'Italia del popolo e, fino al 1953, segretario per la Lombardia del Sindacato nazionale musicisti.

Mario morì a San Remo l'11 marzo 1971.

Della sua produzione fanno anche parte un secondo concerto per pianoforte (1954), un sestetto per fiati e pianoforte, un quintetto con pianoforte; 2 quartetti, 2 trii con pianoforte; pezzi per pianoforte, per violino, e varie liriche.

Fonti e Bibl.: Corriere della sera, 12 marzo 1971 (necr. per Mario); Musica d'oggi, VIII (1926), p. 38; Il Messaggero, 7 e 8 marzo 1935, p. 6; Musica d'oggi, XVII (1935), p. 11; C. Gatti, Il teatro alla Scala nella storia e nell'arte (1778-1963), Milano 1964, pp. 320-322; La Scala 46/66, Milano 1966, p. 292; V. Frajese, Dal Costanzi all'Opera, Roma 1978, III, p. 96; IV, p. 168; C. Schmidl, Diz. univ. dei musicisti, I, p. 672, e Suppl., p. 384; Enc. dello spettacolo, VI, col. 6; Enc. della musica Ricordi, III, p. 371; Diz. encicl. univ. della musica e dei musicisti, Le biografie, III, pp. 348 s.

Vedi anche
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carminare¹
carminare1 carminare1 v. tr. [lat. carminare, der. di carmen «strumento per cardare»] (io càrmino, ecc.), ant. – Pettinare, scardassare la lana e il lino; fig., scherz.: il misero Martellino era senza pettine carminato (Boccaccio), cioè...
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