MELIS, Carmen. –
Nacque a Cagliari il 16 ag. 1885 da Efisio, capitano di artiglieria, e Giuseppina Hanau. Le notizie riguardo la sua vita sono piuttosto scarne; lasciata la Sardegna a seguito del trasferimento del padre per motivi di servizio, si stabilì probabilmente a Milano, dove iniziò lo studio del canto. Secondo alcune fonti i suoi primi insegnanti furono T. Singer e A. Cotogni; sicuramente studiò con C. Carignani. Debuttò nella stagione 1905-06 in Iris di P. Mascagni nel teatro Coccia di Novara, dove interpretò anche Tosca di G. Puccini. Seguirono altri ruoli, tra cui quello di Desdemona nell’Otello di G. Verdi e di Maria in Giovanni Gallurese di I. Montemezzi a Rovereto.
Nel 1907 fu la protagonista nella prima romana della Thaïs di J. Massenet al teatro Costanzi. Il grande successo ottenuto la rese famosa al pubblico italiano e tale opera fu interpretata dalla M. più volte nel corso della sua carriera. Dal 1909 fu scritturata da Oscar Hammerstein e successivamente, fino al 1913, dalla Boston Opera Company per numerose opere, tra cui Aida di Verdi, I pagliacci di R. Leoncavallo e La fanciulla del West di Puccini. Per interpretare Minnie in quest’ultima opera (Boston, gennaio 1911) la M. si era preparata sotto la guida dello stesso autore a Torre del Lago, durante l’estate precedente.
Dal 1912 al 1921 la sua carriera fu un susseguirsi di successi nell’interpretazione di ruoli ancora legati alla vocalità romantica e di ruoli tipici del verismo.
Numerosi sono i lavori teatrali affrontati dalla M. in questi anni: Germania di A. Franchetti, Salomè e Il cavaliere della rosa di R. Strauss, Il trovatore di Verdi, I gioielli della Madonna e Il segreto di Susanna di E. Wolf-Ferrari, Zingari e Zazà di Leoncavallo, Manon di Massenet, Conchita di R. Zandonai, La Walkiria di R. Wagner, Andrea Chénier di U. Giordano, Suor Angelica di Puccini, La Wally di A. Catalani, Carmen di G. Bizet. Si ricorda in particolare il debutto, nel 1913 al Covent Garden di Londra, nei Pagliacci, affiancata da E. Caruso.
Tra il 1914 e il 1915, oltre che in Italia (formò l’impresa Melis-Riccardi per allestire La fanciulla del West a Cagliari e a Sassari e al S. Carlo di Napoli interpretò Fedora di Giordano), fu attiva in Spagna, a Bilbao e Madrid. Nel 1917, su invito di Caramba (L. Sapelli), fece parte del cast del film Il volo dal nido al fianco di M. Benassi e partecipò al mediometraggio Le nozze di Vittoria, su soggetto di U. Falena e T.O. Cesardi, ricoprendo i ruoli di Thaïs e Minnie. Aveva intanto esordito a Buenos Aires nella Manon di Massenet. Nel febbraio 1921 la M. si ritirò dalle scene a causa di problemi di salute dovuti ai troppi impegni lavorativi, soprattutto all’estero. Nel 1922 riprese l’attività con la Manon Lescaut di Puccini a Genova.
Per la sua Bohème di Puccini al Costanzi di Roma nel febbraio dello stesso anno, Matteo Incagliati scrisse nel Giornale d’Italia: «Carmen Melis cantò di Mimì e l’amore e la morte con un’interpretazione mirabile di commossa umanità. Perché l’eletta artista trasse in vita un tipo romantico e l’animò di palpiti appassionati e dolenti, con una nota fatta di dolcezza e di sensibilità, con uno spirito di poesia e di realtà, con una intelligenza e intuizione musicale e psicologica che è il segreto di chi assurge di là dall’aurea mediocrità» (Gadotti, p. 181).
Il mese successivo, nello stesso teatro, la sua interpretazione della Marescialla ne Il cavaliere della rosa di Strauss colpì favorevolmente la critica e Alberto Gasco sottolineò sulla Tribuna: «è riuscita a toccarci il cuore per l’espressione sincera e quanto mai aristocratica del suo rimpianto amoroso […]. All’ultimo atto, quando è passata al braccio di Faninal fra i servi recanti doppieri abbigliata lussuosamente, e ha gettato su di Ottavio un ultimo sguardo di rassegnato dolore, abbiamo provato una sensazione estetica indimenticabile» (ibid., p. 184).
La carriera della M. riprese quindi con grande slancio e la sua Manon, nel febbraio del 1923 sempre al Costanzi, fu elogiata da Raffaello De Rensis (Giornale d’Italia; cit. ibid., p. 211). Fu spesso invitata a Roma dai Savoia a tenere esecuzioni private di romanze operistiche e liriche da camera. Nel 1929 ritornò al Covent Garden nel ruolo di Musetta (Bohème). In questi anni interpretò spesso ruoli pucciniani. Si ritirò dalla scene nel 1933 dopo aver interpretato La fanciulla del West a Genova. Fu chiamata quindi da R. Zandonai, direttore del liceo musicale di Pesaro, a ricoprire la cattedra di canto nel locale istituto. Qui ebbe tra gli allievi Renata Tebaldi, che le rimase legata da profondo affetto per tutta la vita. Dal 1951 al 1955 la M. insegnò al conservatorio di Milano, dove fu anche docente di arte scenica. Negli anni seguenti continuò a impartire lezioni di canto, prima a Milano e successivamente a Como. Nella sua carriera interpretò spesso opere prime tra cui Hermes di A. Parelli (Genova, Politeama, 1906), Il macigno di V. De Sabata (Milano, teatro alla Scala, 1917), La cena delle beffe di U. Giordano (ibid., 1924), La Jura di Gavino Gabriel (Cagliari, politeama Regina Margherita, 1928), Madonna Oretta di P. Riccitelli (Roma, teatro Reale dell’Opera, 1932). La sua voce fu registrata da T. Edison su cilindri di cera. Si conservano inoltre varie sue incisioni su dischi a 78 giri.
La M. morì a Longone al Segrino (Como) il 19 dic. 1967.
Tra le cantanti-attrici della sua epoca si distinse per l’eleganza del portamento e la seducente presenza scenica, oltre che per le doti vocali non comuni. La sua voce, penetrante, drammatica, senza però forzature o asprezze, si caratterizzò soprattutto per il timbro particolarmente suadente e all’occasione aggraziato. Nel vasto e vario repertorio affrontato si ricordano in particolare le sue interpretazioni di Puccini e Massenet. Ebbe numerosi attestati di stima da parte dei più importanti compositori dell’epoca, tra cui Puccini, Strauss, Giordano, Leoncavallo, Mascagni. Il tenore G. Lauri Volpi la definì «un’artista soggiogatrice per suggestione ed amabilità» (p. 50).
Fonti e Bibl.: Carteggi pucciniani, a cura di E. Gara, Milano 1958, pp. 614, 617, 619 s., 624-629, 660, 679, 681; D. Cellamare, U. Giordano. La vita e le opere, Milano 1949, p. 118; G. Lauri Volpi, Voci parallele, Milano 1955, pp. 48-52; Puccini com’era, a cura di A. Marchetti, Milano 1973, pp. 401 n., 410 n.; B. Cagnoli, R. Zandonai, Trento 1978, pp. 158, 164, 210 s., 311, 329, 369, 374, 376, 378; G. Gualerzi - C. Marinelli Roscioni, 50 anni di opera lirica alla RAI 1931-1980. Le produzioni liriche delle sedi di Milano, Napoli, Roma e Torino, Torino 1981, pp. 33, 36-38; S. Muscas, La lirica in Sardegna, Cagliari 1983, pp. 38-41; A. Gadotti, C. M. Un grande soprano del verismo, Roma 1985, pp. 181, 184; A. Defraia, Tra mito e verità P. Schiavazzi il cantante-attore della giovane scuola, Bologna 1995, pp. 80, 83, 94, 112, 149, 153, 160; Id., G. Manurita tenore di grazia, Bologna 1997, pp. 42, 155, 160 s., 212; L.S. Uras, Un personaggio per I. Montemezzi. G. Gallurese tra storia e mito, in Scapigliatura e fin de siècle. Libretti d’opera italiani dall’Unità al primo Novecento…, a cura di J. Streicher - S. Teramo - R. Travaglini, Roma 2007, pp. 553, 554 n., 558 n.; C. Schmidl, Diz. univ. dei musicisti, II, p. 80; Diz. Ricordi della musica e dei musicisti, p. 731; Enc. dello spettacolo, VII, col. 401; Diz. encicl. univ. della musica e dei musicisti, Le biografie, V, p. 15; Diz. encicl. dell’opera lirica, a cura di H. Rosenthal - J. Warrack, p. 551; The New Grove Dict. of opera, III, p. 323.
L.S. Uras