FERRARI, Carlotta
Nacque a Lodi (e venne perciò spesso ricordata come Carlotta Ferrari da Lodi, nome che lei stessa adottò a firma delle sue opere) il 27 genn. 1830 da Luigi, insegnante elementare, e da Anna Morosini.
La sorella minore, Larissa, moglie dello storico G. Siotto-Pintor, fu pianista (allieva della F.) e autrice di novelle e racconti; il fratello, ricordato in una biografia come capitano, visse a lungo a Bologna, dove, tra l'altro, insegnò la lingua inglese a Giosue Carducci (con il quale la stessa F. ebbe un breve rapporto epistolare a proposito di alcune sue poesie inviate dal Carducci alla redazione della Nuova Antologia, ma da questa rifiutate).
La F. studiò canto e pianoforte sotto la guida di Giuseppe Strepponi; nel 1844 fu ammessa al conservatorio di Milano, dove si diplomò nel 1850. A causa dell'instabilità della sua voce non poté però intraprendere la carriera di cantante, per cui si dedicò all'insegnamento di canto e pianoforte, attività che esercitò tra l'altro presso il monastero della Visitazione a Torino, città ove si era trasferita insieme con la madre e con la sorella e dove tornò nel 1869 dopo un periodo di soggiorno (dal settembre 1866 all'aprile 1869) nella natia Lodi.
La sua famiglia visse costantemente in una situazione precaria e subì spesso rovesci economici, anche a causa delle mutevoli condizioni politiche del paese; ciononostante la F. cercò sempre di sottrarsi a stabili impegni lavorativi per potersi dedicare a tempo pieno alla sua attività artistica, sempre appoggiata in questa scelta dalla madre, che, come la F. stessa ricorda nella Memoria documentata sulle mie opere musicali (in Versi e prose, III, Bologna 1879, p. 142), "non badò mai a stenti e privazioni purch'io seguissi la mia artistica vocazione". La F. rinunciò infatti varie volte ad offerte di lavoro come insegnante di lettere (ad esempio nel 1864, allorché il Comune di Sulmona le offrì la direzione letteraria e musicale del collegio femminile), fino a quando, nel 1871, una crisi finanziaria particolarmente grave la spinse a chiedere al ministro della Pubblica Istruzione un posto nell'insegnamento, che tuttavia, una volta ottenuto (a Udine, come insegnante di letteratura presso le scuole normali), rifiutò perché nel frattempo aveva contratto alcuni impegni di lavoro in campo artistico-musicale.
Sotto la guida del maestro A. Mazzuccato la F. si era perfezionata in composizione, esordendo con un Salve Regina, cui seguì una Raccolta di melodie che riscosse, sembra, minore favore.
Autrice di numerosi brani pianistici di musica da salotto ("romanze, stornelli, canzoni e melodie", che la stessa F. dice pubblicate nel 1877 e "raccomandate allo studio degli alunni di pianoforte": cfr. Memoria documentata, p. 186 e A. I. Colien, p. 156, ove sono elencati i titoli dei brani), è nota soprattutto per i suoi drammi lirici, dei quali componeva anche il testo, e per le composizioni sacre. Il suo primo dramma lirico, Ugo (Milano 1857), venne rappresentato il 25 luglio 1857 al teatro S. Radegonda di Milano, "posto in scena per la parte mimica dall'attore A. Morelli" (Memoriadocumentata, p. 165), e fu accolto favorevolmente dal pubblico e dalla critica non solo italiana (A. Mazzuccato ne registrava il trionfo sulla Gazzetta musicale di Milano del 2 ag. 1857) ma anche straniera (recensioni elogiative furono pubblicate dai giornali di Augusta e di Francoforte, cfr. P. Dotti, p. 147). Tito Ricordi le offrì 2.000 franchi per lo spartito, ma la F. rifiutò, forse su consiglio del Mazzuccato, adducendo a motivo l'esiguità della cifra; una scelta della quale si pentì in seguito, come risulta dalla Memoria documentata, dove lamenta ripetutamente la sua scarsa attitudine per la gestione organizzativa e finanziaria dell'attività artistica. Forse a causa di questa incapacità, l'anno successivo sfumò, com'era d'altronde già avvenuto con l'impresa Simoni e Casati, l'occasione di rappresentare l'opera al teatro G. Modena di Sampierdarena durante la stagione balneare.
Nel 1866, durante il periodo quaresimale, fu messo in scena a Lodi il dramma lirico Sofia (Torino 1866), che ugualmente riscosse un grande successo di pubblico e di critica, tanto da essere poi rappresentato anche al teatro Nuovo Re di Milano nel 1867 e al teatro Alfieri di Torino nel 1869. In seguito alla notorietà acquistata con la Sofia la F. fu invitata da H. Rochefort a musicare un suo vaudeville per il teatro delle Variétés di Parigi per un compenso di 500 franchi a sera, offerta che l'autrice di nuovo rifiutò, e questa volta non per considerazioni di carattere economico.
Così ella stessa commentò in seguito l'episodio: "né se m'avesse offerto un milione avrei potuto associare la mia musica alle scene licenziose del suo Vaudeville, oltreché il genere stesso di musica richiesto da simili componimenti di troppo si allontana dal mio stile e dal mio sentimento musicale" (Memoria documentata, p. 185). Probabilmente per gli stessi motivi rifiuterà ancora, nel 1869, una nuova offerta del Rochefort, che le proponeva questa volta di musicare una sua parodia di Napoleone III.
Nel 1867 ricevette da parte del vicario della Fabbriceria di Lodi l'incarico di comporre una Messa da vivo per la festa patronale di S. Bastiano: il 19 genn. 1868, nella cattedrale di Lodi, la messa fu eseguita dai cantori della cappella di Milano con l'accompagnamento di parte dei professori d'orchestra della Scala. L'esito trionfale della Messa valse alla F. il successivo incarico, ottenuto per diretto interessamento del ministro degli Interni, di comporre una Messa da requiem pel re Carlo Alberto, la cui prima esecuzione a Torino, il 22 luglio 1871, fu accolta con favore. In quello stesso periodo il Municipio di Torino le diede l'incarico di scrivere versi e musica di un inno patriottico, eseguito poi al teatro Carignano il 12 ott. 1870 in occasione dell'arrivo a Torino della deputazione romana che recava l'esito del plebiscito della città in favore dell'annessione al Regno d'Italia, in seguito pubblicato (Inno alla deputazione romana, Torino 1871). Frattanto, su incarico del comitato cagliaritano per il monumento alla giudicessa sarda, la F. aveva composto il suo terzo dramma lirico, Eleonora d'Arborea, rappresentato al teatro Civico di Cagliari nel 1870.
Questi successi, e anche l'eco suscitata dalla pubblicazione del poema in versi Roma (Roma 1871), valsero alla F. la conferma a vita di un assegno sulle rendite dell'Ordine del merito civile di Savoia (già conferitole una prima volta dopo l'esecuzione della citata Messa da requiem), che si andava ad aggiungere all'altro vitalizio sull'Ordine equestre dei Ss. Maurizio e Lazzaro, assegnatole dopo la rappresentazione della Sofia. Eccettuate queste piccole rendite, la F. non trasse mai molti vantaggi economici dalle sue opere e condusse in seguito una vita piuttosto modesta, dedita all'insegnamento privato della musica nella città di Bologna, ove si trasferì con la madre nell'estate del 1875 con la speranza di trovarvi migliori condizioni lavorative, allorché sembrava concretizzarsi la possibilità, poi svanita, di rappresentare l'Eleonora d'Arborea nella primavera del 1876 al teatro Comunale (erano nel frattempo già sfumate analoghe occasioni presentatesi a Torino per i teatri Regio e Vittorio Emanuele).
Sempre nel 1875 l'Accademia filarmonica di Bologna, esaminata la sua Messa da requiem, data da poco alle stampe, la eleggeva socia onoraria.
All'attività di musicista la F. uni sempre quella di poetessa: le sue prime composizioni furono pubblicate sulla Gazzetta di Lodi (in seguito sue poesie comparvero anche su molte altre riviste, tra le quali La Donna, Rivista contemporanea, L'Istitutore, Letture di famiglia, Aurora). Nel 1853 a Lodi uscì la raccolta Le prime poesie, cui seguirono Nuove liriche (Lodi 1857), definite da F. Romani sulla Gazzetta piemontese apprezzabili "per naturalezza, per facilità, per non istudiata eleganza... per una tal qual temperanza di immaginativa e proporzione di disegno e d'ornato" (12 ott. 1858, p. 1), e Rime (Torino 1861). Di rilievo il suo poema in dieci canti e in terza rima Dante Alighieri (Lodi 1867, poi più volte riedito), frutto di un interesse costante per l'opera dantesca (sfociato poi nella pubblicazione Di alcuni pareri di critici esimi intorno a Dante, Beatrice, Gemma Donati e la donna gentile, Firenze 1897), che le valse nel 1889 la presidenza a Firenze del Comitato femminile per il sesto centenario della scomparsa di Beatrice Portinari, istituito da Felicita Pozzoli. L'incarico fu accettato dalla F. dopo varie incertezze, sciolte solo in seguito a un'esortazione di A. Fogazzaro, che, a questo proposito, le aveva inviato una lettera il 9 ott. 1889. Dai lavori del comitato scaturì poi il volume A Beatrice Portinari nel VI centenario della sua morte le donne italiane (Firenze 1896), nel quale compaiono anche undici sonetti della F., scritti per l'occasione. La F. fu anche nominata membro del comitato ausiliario dell'Esposizione mondiale di Chicago per l'arte musicale. La sua attività poetica, conclusasi con il componimento Alla Maestà della regina Margherita nel primo anniversario del XXIX luglio MCM (Bologna 1901), ebbe una vasta risonanza e fu da subito lodata e incoraggiata da molti critici e poeti, non solo italiani (citiamo, tra gli altri, C. Tenca, A. Aleardi, G. Prati, N. Tommaseo, A. Conti, S. Caboni, A. Vannucci), ma anche stranieri, tanto che la sua ode Pietro Calderon della Barca partecipò al concorso poetico internazionale bandito in Spagna nel 1881, per il centenario della morte del drammaturgo spagnolo, e fu giudicata il migliore tra i ventiquattro componimenti italiani presentati. Le sue opere furono raccolte in tre volumi, Versi e prose (Bologna 1878-1879), dei quali l'ultimo contiene tra l'altro, oltre alla citata Memoria documentata sulle mie opere musicali, una sorta di autobiografia incentrata sulle vicende relative alla propria attività artistica, la trasposizione in versi di una traduzione del melodramma in cinque atti La vita per lo Czar di G. F. Rosen, già pubblicata a Milano nel 1874. A. De Gubernatis (p. 437) ci dà notizia di un quarto volume comprendente due drammi in prosa, due novelle e poesie varie.
Nonostante il successo riscosso da alcune sue opere, la fama della F. poetessa e musicista decadde presto, tanto che, ormai dimenticata, morì dopo una lunga malattia a Bologna il 22 nov. 1907.
Fonti e Bibl.: Necrol. a cura di L. Galemi, in Arch. stor. per la città... di Lodi, XXVI (1907), pp. 178-186;R. De Lorenzo, Lettere inedite di due grandi italiani (G. Carducci e F. De Sanctis.), Avellino 1937, ad Ind.; P. Dotti, C. F. da Lodi, in La Gioventù, n. s., III (1866), pp. 145-149, O.Greco, Bibliobiografia femminile italiana del XIX secolo, Venezia 1875, pp. 196-204; F. J. Fétis, Biographie universelle des musiciens. Supplément et complément, I, Paris 1878, pp. 325 s.;A. De Gubernatis, Diz. biografico degli scrittori contempornei, Firenze 1879, pp. 436 s.; C. Villani, Stelle femminili. Diz. bio-bibliografico, Napoli-Roma-Milano 1915, pp. 251ss.; A. Bonaventura, Le donne ital. e la musica, in Riv. mus. ital., XXXII (1925), pp. 519, 530; C. Catanzaro, La donna ital. nelle scienze, nelle lettere, nelle arti, Firenze 1890, pp. 71 s.;C. D. Champlin, Cyclopedia of music and musicians, II, New York 1890, p. 55; C. Dassori, Opere e operisti. Diz. lirico universale: 1541-1902, Genova 1903, p. 165;C. Schmidl, Diz. universale dei musicisti, p. 534; The MacMillan Encyclopaedia of music and musicians, London 1938, p. 569; Enc. biografica e bibliografica italiana, M. Bandini Buti, Poetesse e scrittrici, I, pp. 260 s.;A. I. Cohen, Internatiotial Encycl. of women composers, New York-London 1981, p. 156;P. Adkins Chiti, Le donne in musica, Roma 1982, p. 83; Diz. enc. univ. della musica e dei musicisti. Le biografie, II, p. 742.