CARLO XIV re di Svezia e di Norvegia (Jean-Baptiste-Jule Bernadotte)
Nacque a Pau il 26 gennaio 1763. Destinato alla carriera forense, si diede invece, alle armi. La rivoluzione lo trovò semplice sergente maggiore; ma tre anni dopo era colonnello, e l'anno di poi (1793) generale: si era distinto nelle armate del Reno e della Mosa, specialmente nelle giornate di Fleurus e all'assedio di Mæstricht, sotto gli ordini di capi come il Kléber e il Jourdan. La campagna d'Italia lo mise al fianco di Bonaparte; i due vicendevolmente si apprezzarono, ma non si amarono e durante la campagna, fino a Leoben, non mancarono le prove di mutua antipatia. Carattere leale di soldato, il B. non nascondeva la sua disapprovazione ai sistemi proconsolari del Bonaparte che immischiava l'esercito negli affari interni. Il Bonaparte cercò di allontanarlo con incarichi onorifici; il B. venne a Parigi, a Marsiglia soffocò un moto realista, poi, disgustato delle tortuose promesse, non mantenute, del Bonaparte e del Direttorio, accettò di andare ambasciatore a Vienna (febbraio 1798) col compito di rassicurare quel governo sulle progettate imprese del Direttorio nello Stato Pontificio e nella Svizzera e sui rapporti con Napoli. A Vienna, il tricolore repubblicano esposto, contro l'uso del tempo, al palazzo dell'ambasciatore, fu lacerato dalla folla esasperata e il palazzo fu invaso. Non avendo ottenuto soddisfazioni, il B. lasciò Vienna; ma il Direttorio non diede al B. l'appoggio sperato, ed egli si ritirò, rifiutando comandi militari. Ma poi di fronte ai pericoli della risorgente coalizione nemica, lo spirito di patriottismo lo indusse ad accettare un comando sul Basso Reno (1799) indi il portafoglio della Guerra (luglio 1799). Nei tre mesi che lo tenne, organizzò i servizî nelle armate, rianimò i combattenti e rese possibile la difesa del suolo francese. Ma per il suo lealismo costituzionale cadde in disgrazia presso il Sieyès; fu considerato dimissionario, calunniato e si tennero nascosti i suoi meriti. B. rimase in sdegnoso riserbo anche di fronte al colpo di stato del 18 brumaio, al quale il Bonaparte cercò invano di averlo consenziente. Giuseppe Bonaparte, del quale aveva sposato (1798) la cognata, Desirée Clary, riuscì a conciliarlo, almeno superficialmente, con l'onnipotente fratello (1800), e così pure, dopo altri screzî, ancora in seguito. Il B. ebbe comandi in Bretagna, contro i chouans e gl'Inglesi, e, fatto maresciallo di Francia (1804) e principe di Pontecorvo (1806), nel Hannover, nella Germania meridionale, acquistandosi meriti insigni nella resa di Ulma e nella vittoria di Austerlitz, nella campagna contro la Prussia, a Saalfeld, a Halle, a Lubecca (1806), in Polonia (1807), nell'occupazione del Jutland e della Fionia (1808), nella battaglia di Wagram (1809). Fu poi inviato a por termine all'infelice spedizione inglese di Walcheren; ma, vedendosi posposto al Bessières, egli, che proprio in quei giorni aveva mostrato la sua lealtà all'imperatore sventando subdoli approcci del Fouché, pensava di ritirarsi sdegnoso, quando gli stati di Svezia (21 agosto 1810) lo elessero erede alla corona svedese, essendo morto Carlo Augusto di Augustenburg, erede presunto del re Carlo XIII. Il B. doveva questa scelta al suo leale carattere di soldato, alla sua umanità che i popoli nordici avevano potuto apprezzare nel tempo che egli era in Danimarca, alle sue doti militari, all'ammirazione che si riverberava da Napoleone su lui. Il B. accettò l'offerta e, col consenso di Napoleone, giurò fedelta al popolo svedese e al re Carlo XIII, dal quale era adottato come figlio. Napoleone non riuscì a fargli promettere che non avrebbe portato le armi contro la Francia.
Alcuni mesi dopo, il B., che già come principe ereditario aveva assunto il nome di Carlo, venne nella sua nuova patria. Con la sua forte personalità divenne in breve il vero sovrano della Svezia, per quanto non avesse il nome di re fino al 1818, quando morì Carlo XIII. Egli ruppe subito la tradizionale politica svedese che, col sostegno della Francia, desiderava una guerra di rivendicazione contro la Russia. Pensò invece di conquistare la Norvegia, alleandosi con la Russia, e di formare così un forte regno scandinavo. Perciò insieme agli alleati ebbe parte nella grande coalizione contro Napoleone, nel 1813, e riportò ìnsieme con l'esercito nordico le vittorie di Grossbeeren e Dennewitz, e prese parte alla battaglia di Lipsia. Il piano di operazioni, tracciato a Trachenberg, secondo il quale fu condotta la guerra, si dice sia stato ideato da B., che meglio di chiunque altro fra gli alleati conosceva la strategia di Napoleone. Quando gli eserciti alleati entrarono, nel 1814, in Francia, B. rivolse invece le sue armi contro la Danimarca, che, dopo una breve guerra, fu obbligata e cedere la Norvegia. Un tentativo dei Norvegesi di dichiararsi autonomi fu troncato con la forza, dopo di che l'unione scandinava divenne effettiva (4 novembre 1814). Dopo la conquista della Norvegia, C. mantenne al suo governo un carattere forte, pacifico, conservatore. Sotto la sua protezione fu dato sviluppo alle forze interne del paese; il commercio e l'industria ebbero grande incremento e fu data iniziativa a molti lavori per superare la crisi finanziaria, che fin dal 1809 infieriva nella Svezia. C. tenne sempre il potere nelle sue mani e cercò anche di mantenere forte l'autorità reale di fronte alla Dieta. Perciò e per la sua opposizione alle riforme nel campo costituzionale, C. verso il 1840 venne in conflitto col partito liberale, che era allora predominante.
C. aveva figura imponente, simpatica ed attraente, pronta intelligenza e una fluente eloquenza. La sua debolezza maggiore era l'innata diffidenza, alimentata ancora negli anni del regno dalla sua ignoranza della lingua svedese. Dalla moglie ebbe un solo figlio, che fu il suo successore (Oscar I; v.). Morì l'8 marzo 1844.
Bibl.: Correspondance inédite de l'Emper. Alexandre et de B. pendant l'année 1812, Parigi 1909; Dunbar Plankett Barton, The first phase, Londra 1914; id., B. and Napoleon 1763-1880, Londra 1921: id., B. Prince and King, 1810-1844, Londra 1925; C. Schefer, B. Roi, Parigi 1899; S. Clason, Karl XIII och Karl XIV. Johan, Stoccolma 1923.