VIZZARDELLI, Carlo
– Nacque a Monte San Giovanni Campano (Frosinone) il 21 luglio 1791 da Felice e da Anna Maria Coratti.
La famiglia apparteneva alla piccola nobiltà rurale; il fratello Stefano fu professore di storia ecclesiastica all’Università di Bologna e all’Accademia dei nobili ecclesiastici, membro della Curia romana con vari incarichi fino a quello di consultore della congregazione degli Affari ecclesiastici straordinari.
Dopo i primi studi di latino e retorica presso il seminario di Veroli, fu ordinato prete e si trasferì a Roma dove conseguì la laurea in teologia e in utroque iure il 22 luglio 1808. Dopo aver ripetuto l’esame di diritto canonico il 1° ottobre 1814, fu professore di sacri canoni all’Università di Bologna dal 10 gennaio 1816; dall’ottobre del 1824 occupò la cattedra di diritto pubblico ecclesiastico, che mantenne fino all’ottobre del 1826. Passò quindi a insegnare la stessa materia alla Sapienza di Roma fino al 1842, succedendo a Gioacchino Ventura. Entrato nella Curia come sostituto della Segreteria dei brevi ai principi nel 1829, fu nominato segretario delle lettere latine il 16 gennaio 1832, carica da cui venne esonerato nel giugno del 1843. Nominato da Pio VIII consultore della congregazione dell’Indice (1829) e canonista della Penitenzieria apostolica (1830), fu elevato alla dignità di cameriere segreto (1831) da Gregorio XVI, che lo nominò anche guardasigilli (1831-38) e datario della Penitenzieria apostolica (1838-48). Designato consultore della congregazione dei Vescovi e regolari (11 settembre 1834) e canonico di S. Maria Maggiore, entrò nella prelatura in qualità di prelato domestico e referendario (aprile 1838).
Già consultore della congregazione degli Affari ecclesiastici straordinari dal 7 settembre 1830, Vizzardelli divenne segretario della stessa il 27 gennaio 1843, ma rassegnò le dimissioni il 7 luglio 1847 per motivi di salute, dopo aver perorato la composizione dell’indice per materie del suo archivio. Definito da Giovanni Corboli Bussi, che ambiva alla medesima carica, «uomo senza sorriso, ingiallito sui libri» (Manno, 1910, p. 55), la sua solida formazione di canonista gli assicurò una rapida ascesa nella Curia romana, dove fu chiamato a esprimersi su diverse questioni inerenti ai rapporti tra diritto ecclesiastico e legislazione degli Stati.
Nel settembre del 1830 aveva formulato su richiesta della congregazione degli Affari ecclesiastici straordinari un Voto sopra un quesito proposto da alcuni vescovi della Francia esprimendosi sulla liceità del giuramento al nuovo re Luigi Filippo, e su ordine del papa stese il breve di risposta all’arcivescovo di Parigi. Fu autore del testo latino dell’allocuzione per il Concistoro segreto del 19 giugno 1843, in cui venivano preconizzati cardinali mons. Francisco de São Luiz Saraiva patriarca di Lisbona e mons. Anton Maria Cadolini, vescovo di Ancona. Protonotario apostolico non partecipante (24 novembre 1845), fu nominato da Pio IX esaminatore dei vescovi in diritto canonico il 10 settembre 1846. Nel 1847 stese un promemoria sui risultati dei colloqui diplomatici tra S. Sede e rappresentanti dello zar Nicola I per la stipula di un concordato, in cui suggeriva di non rompere il negoziato accettando un compromesso. Fu estensore del breve pontificio del 13 novembre 1847 che autorizzava le nozze segrete di Giuseppe Montanelli con Laura Parra.
Nel Concistoro segreto del 17 gennaio 1848 Vizzardelli fu creato cardinale da Pio IX e tre giorni dopo ricevette il berretto cardinalizio con il titolo presbiteriale di S. Pancrazio. Aggregato dal papa alle congregazioni degli Affari ecclesiastici straordinari, del Concilio, di Propaganda fide e dell’Immunità ecclesiastica, richiese un parere sull’ortodossia delle opere di Ferrante Aporti alla congregazione dell’Indice. Successivamente fece parte anche della congregazione dei Vescovi e regolari. Membro della commissione cardinalizia incaricata di elaborare lo statuto costituzionale degli Stati ecclesiastici dal 12 febbraio, propugnò l’inserimento di una esplicita menzione al carattere confessionale dello Stato. Presso la congregazione degli Affari ecclesiastici straordinari, difese nel marzo del 1848 la Compagnia di Gesù nella discussione sulla campagna denigratoria che ne chiedeva l’allontanamento da Roma. Lo stesso mese seguì come plenipotenziario del papa la fase conclusiva delle trattative per il concordato con il Granducato di Toscana.
Il 30 marzo firmò il testo del protocollo con il rappresentante toscano Giulio Boninsegni formulando alcuni articoli e unendo due note su alcuni punti controversi (esumazione dei cadaveri, esenzione dei vescovi dalla giurisdizione criminale, giuramento al sovrano, manomorta). In seguito alla decisione del governo granducale di non presentare il testo alla ratifica dell’assemblea legislativa per il carattere giudicato troppo limitativo delle leggi leopoldine, nel giugno successivo ripresero le trattative: Vizzardelli presentò diversi rilievi al nuovo progetto avanzato dal governo toscano, ma il negoziato si arenò anche a causa dei rivolgimenti politici dell’estate.
Il 10 aprile 1848 fu nominato prefetto della congregazione degli Studi, carica che detenne fino alla morte, e ricoprì inoltre la carica di ministro dell’Istruzione pubblica fino al dicembre del 1849, impegnandosi nel mantenimento dell’autorità centrale sugli istituti d’istruzione. Membro della congregazione cardinalizia che il 17 aprile 1848 venne chiamata a esprimersi sull’opportunità della partecipazione del pontefice romano alla guerra d’indipendenza contro l’Impero d’Austria, continuò a svolgere un ruolo di alta responsabilità nella gestione della S. Sede nei mesi convulsi del 1848. Nel giugno dello stesso anno fu incaricato di scrivere una relazione sui negoziati con il governo spagnolo, in cui propugnò il ristabilimento delle relazioni diplomatiche con qualche concessione pratica sui beni ecclesiastici pur di non intaccare la sostanza dei privilegi della Chiesa. Incaricato fin dal 9 dicembre 1848 di seguire le trattative per un concordato con la Repubblica cilena, propose tra il 1849 e il 1850 uno schema di accordo improntato al netto rifiuto delle tesi regaliste che non venne accettato dalla controparte. Il 26 agosto 1848 presentò alcune osservazioni in risposta ai quesiti inviati sette giorni prima dalla segreteria di Stato in merito alla posizione che la S. Sede doveva prendere riguardo ai propri diritti sui ducati di Parma e Piacenza, sulle fortezze di Ferrara e Comacchio, e sui modi di assicurare la continuazione della libera comunicazione religiosa con i territori del Lombardo-Veneto.
Dopo aver seguito Pio IX a Gaeta, Vizzardelli operò in stretta collaborazione con il prosegretario di Stato Giacomo Antonelli, che si affidò a lui per il disbrigo degli affari ecclesiastici, oltre che per la corrispondenza con l’uditore del papa rimasto a Roma. Nel settembre del 1849 seguì Pio IX a Portici. Il ruolo di primo piano di Vizzardelli nella transizione alla restaurazione pontificia è testimoniato dalla sua partecipazione alla stesura di alcuni dei principali testi papali elaborati nell’esilio a Gaeta e Portici.
Collaborò alla scrittura dell’allocuzione Quibus quantisque del 20 aprile 1849, in cui Pio IX stigmatizzava il moto riformista e l’esperienza rivoluzionaria come il risultato di una macchinazione contro la Chiesa; partecipò alla redazione del motuproprio del 12 settembre che tracciava la riorganizzazione reazionaria degli Stati ecclesiastici insistendo sul ristabilimento dell’ordine sociale; propose infine alcune integrazioni al testo dell’enciclica Nostis et nobiscum dell’8 dicembre, in cui Pio IX ribadì la condanna delle dottrine del tempo integrandole nella genealogia degli errori moderni.
Tornò a Roma il 9 aprile 1850, precedendo il papa. Su richiesta di quest’ultimo si occupò degli atti canonici relativi al ristabilimento della gerarchia cattolica in Inghilterra, decretata nel settembre di quell’anno con il breve Universalis Ecclesiae regendae. Ripreso il lavoro delle congregazioni romane, seguì con attenzione le trattative per la rinegoziazione di alcuni concordati, assumendo una posizione di rigida difesa dei privilegi della Chiesa; divenne inoltre membro della congregazione per gli Affari ecclesiastici della Cina. Come prefetto della congregazione degli Studi, applicò le norme di epurazione stabilite dalla commissione governativa di Stato nell’agosto del 1849 (circolare del 16 agosto) con la creazione di commissioni di censura sulla condotta politica degli insegnanti (circolare del 13 settembre). Nel 1850 fu nominato da Pio IX protettore di Monte San Giovanni, alla cui collegiata donò i suoi paramenti pontificali. Nel febbraio del 1851 fu chiamato a far parte di una congregazione speciale per la regolamentazione delle dispense matrimoniali. In un’udienza del 7 febbraio espose le sue osservazioni fortemente critiche sul nuovo progetto di concordato presentato dal governo toscano, che fu comunque firmato il 25 aprile.
Morì a Roma il 24 maggio 1851.
Dopo le esequie nella basilica di S. Lorenzo in Damaso, le spoglie furono seppellite nella basilica di S. Pancrazio. Un’orazione funebre fu pronunciata presso la chiesa della Sapienza dal professor Francesco Orioli.
Fonti e Bibl.: Numerosi autografi e documenti relativi all’attività di Vizzardelli si trovano nella Città del Vaticano, sparsi nei fondi dell’Archivio apostolico Vaticano (AAV) e in quello degli Affari ecclesiastici straordinari (AAEESS), Città del Vaticano, oltre che dell’Archivio di Stato di Roma. Si segnalano almeno: AAV, Segr. Stato, Spogli di Cardinali e Officiali di Curia, bb. 1A-1B; Corrispondenza di Gaeta e Portici, anni 1848-1850, passim; AAEESS, Carte di Russia e di Polonia, X, 1847, cc. 335-339.
A. Manno, L’opinione religiosa e conservatrice in Italia dal 1830 al 1850, Torino 1910; R.U. Montini, V., C., in Enciclopedia cattolica, XII, Città del Vaticano 1954, col. 1574 (con inesattezze); L. Pásztor, La Segreteria di Stato di Pio IX durante il triennio 1848-1850, in Annali della fondazione italiana per la storia amministrativa, 1966, vol. 3, pp. 308-365; G. Martina, Pio IX e Leopoldo II, Roma 1967, ad ind.; L. Pásztor, La Congregazione degli affari ecclesiastici straordinari tra il 1814 e il 1850, in Archivum Historiae Pontificiae, 1968, vol. 6, pp. 191-318; G. Martina, Pio IX (1846-1850), Roma 1974, ad ind.; Ch. Weber, Kardinäle und Prälaten in den letzten Jahrzehnten des Kirchenstaates (1846-1878), II, Stuttgart 1978, p. 528; F. Gasnault, La règlementation des universités pontificales au XIXe siècle. II: Pie IX et le monopole universitaire, in Mélanges de l’École française de Rome. Moyen-Âge, Temps modernes, 1984, vol. 96, n. 2, pp. 1105-1168; Id., La Congrégation des Études de 1824 à 1870, in Archivum Historiae Pontificiae, 1984, vol. 22, pp. 153-225; S. Gizzi, Un insigne prelato della Curia romana elevato alla porpora dal ven. Pio IX nel 1848, il cardinale C. V., in Pio IX, 1997, vol. 26, pp. 62-98, 151-180; Id., L’opera del Cardinale C. V. nelle trattative per la stipula del Concordato fra la Santa Sede e il Granducato di Toscana, ibid., 1998, vol. 27, pp. 10-41; Id., Il parere del cardinale C. V. sui quesiti posti da Papa Pio IX nell’agosto 1848, ibid., pp. 77-88; F. Gasnault, La cattedra, l’altare, la nazione. Carriere universitarie nell’Ateneo di Bologna, 1803-1859, Bologna 2001, p. 241; Ph. Boutry, Souverain et pontife. Recherches prosopographiques sur la Curie romaine à l’âge de la Restauration (1814-1846), Roma 2002, pp. 648 s.; S. Gizzi, Il cardinale C. V. Un insigne prelato della curia romana elevato alla porpora da Pio IX, Monte San Giovanni Campano 2004; Prosopographie von Römischer Inquisition und Indexkongregation 1814-1917, a cura di H. Wolf, München 2005, pp. 1563-1566; J. Leblanc, Dictionnaire biographique des cardinaux du XIXe siècle. Contribution à l’histoire du Sacré-Collège sous les pontificats de Pie VII, Léon XII, Pie VIII, Grégoire XVI, Pie IX et Léon XIII, 1800-1903, Montréal 2007, pp. 964 s.; Congregazione degli studi. La riforma dell’istruzione nello Stato pontificio (1816-1870). Inventario, a cura di M.I. Venzo, Roma 2009, ad indicem.