CARLO VIII re di Francia
Figlio di Luigi XI e Carlotta di Savoia, nacque ad Amboise, il 30 giugno 1470. Fin da giovane si rivelò malaticcio e debole; il padre, tutto preso dagli affari del regno, lo vide raramente. Così, C. divenuto re a soli tredici anni, nel 1483, non aveva nemmeno quella piccola esperienza, militare e pratica, che altri eredi al trono ebbero pure nei primi anni. A reggerne i primi passi c'era, per fortuna, la sorella maggiore, Anna di Beaujeu; e ad Anna, che seppe domare la guerre folle, il governo effettivo della Francia rimase sino al 1490. Comincia allora a farsi avvertire la volontà del re; e non molto dopo, il matrimonio di C. con Anna duchessa di Bretagna (dicembre 1491), voluto d'altronde da Anna di Beaujeu, segna l'inizio del suo governo personale. Ambiziosissimo, plein de son valoir, C. cominciò a sentir... des fumées et gloires d'Italie; e, spinto dai suoi confidenti, Étienne de Vesc e il Briçonnet, decisi partigiani nell'impresa, favorito nei suoi piani dalla difficile situazione in cui si trovava l'Italia dopo la morte di Lorenzo il Magnifico e l'avvento al soglio pontificio di Alessandro VI, si propose la conquista del Napoletano col pretesto di rivendicare i diritti della casa d'Angiò sul reame, passati a Luigi XI con la successione di Renato d'Angiò.
Ma una spedizione a Napoli avrebbe comportato grossi rischi, data l'aperta ostilità, verso Carlo, di Massimiliano, re dei Romani, di Enrico VII d'Inghilterra e di Ferdinando il Cattolico. Bisognò cedere a Massimiliano la Borgogna, l'Artois, il Charolais e Noyon (trattato di Senlis, 23 maggio 1493); il re d'Inghilterra, che aveva posto l'assedio a Boulogne fu placato col trattato di Étaples, che rinnovava quello di Pecquigny (3 novembre 1492); infine Ferdinando ottenne la Cerdagna e il Rossiglione (trattato di Barcellona, 19 gennaio 1493). Ma, nonostante le concessioni, Massimiliano e Ferdinando rimanevano, in sostanza, ostilissimi ad ogni impresa francese fuori del regno; mentre nella stessa corte del re Anna di Beaujeu e suo marito, il duca di Borbone, facevano il possibile per impedire l'attuazione del piano. Il re stesso fu più volte in dubbio. Mancavano anche i denari, e si ricorse a prestiti con banchieri italiani. Ma, finalmente, il 22 agosto 1494 C. lasciava Vienne: il 9 settembre era ad Asti: la sconfitta dei napoletani a Rapallo (settembre), aprì liete prospettive ai Francesi; e C., dopo essersi incontrato con Ludovico il Moro e aver visitato a Pavia Gian Galeazzo Sforza, passava nell'Italia centrale; stretto un accordo con la Repubblica fiorentina, entrava in Roma, e infine in Napoli, il 22 febbraio 1495.
Ma Ferdinando il Cattolico aveva denunziato il trattato di Barcellona e lavorava a tutt'uomo per volgere gli stati italiani contro C.; Alessandro VI e Ludovico il Moro passavano dalla parte dei nemici e Venezia stessa si decideva ad entrare nella lotta. C. dovette ritirarsi, lasciando nel Napoletano Gilberto di Montpensier. Per Siena e Firenze giungeva all'Appennino; la battaglia di Fornovo (6 luglio 1495), gli permetteva di sfuggire alla stretta dell'esercito della lega e di riparare ad Asti. L'impresa volgeva rapidamente a fine. Il duca di Orléans, che s'era avventurato nella primavera del '95 in un'impresa contro il Milanese, era costretto ad abbandonare la partita; il re, che da Torino andava a Chieri per amoreggiare con una dama, aveva perso ogni controllo sugli eventi. Il trattato di Vercelli (9 ottobre) in apparenza strappava Ludovico il Moro alla lega antifrancese; e Carlo se ne tornò oltre monti. Ma nel Napoletano le truppe rimaste dovevano cedere di fronte alla controffensiva degli Aragonesi (1496). C. tentò, è vero di riguadagnare il terreno perduto, negoziando specialmente con la Spagna; ed era tutto preso dai preparativi per una nuova spedizione, quando il 7 aprile 1498, per aver violentemente dato del capo in una porta bassa, moriva dopo nove ore di agonia. (V. tav. XII).
Bibl.: La più recente trattazione complessiva è quella di J. Bridge, History of France, II, Londra 1921-24. Cfr. inoltre Ch. de Cherrier, Charles VIII, voll. 2, Parigi 1868. Sulla campagna d'Italia, oltre H. Fr. Delaborde, L'expédition de Ch. VIII en Italie, Parigi 1888, da rettificare in parecchi punti, cfr. Buser, Die Beziehungen der Medicäer zu Frankreich, Gotha 1875; A. Segre, Ludovico Sforza il Moro e la repubblica di Venezia dall'autunno 1494 alla primavera 1495, in Arch. stor. lombardo, XXVIII-XXX (1902-903); id., I prodromi della ritirata di C. VIII re di Francia da Napoli, in Arch. storico italiano, XXXIII-XXXVI (1904); P. Negri, Le missioni di Pandolfo Collenuccio a papa Alessandro VI, in Arch. soc. romana di storia patria, XXXIII; id., Milano, Ferrara e Impero durante l'impresa di Carlo VIII, in Arch. storico lombardo, XLIV; id., Studi sulla crisi italiana alla fine del sec. XV, ibid., L e LI, XXI (1921). Cfr. anche E. Percopo, Per l'entrata solenne di C. VIII in Napoli, in Studi di st. nap. in onore di M. Schipa, Napoli 1926, pp. 347-352. Come fonti, v. soprattutto M. Sanuto, La spedizione di Carlo VIII in Italia, ed. da R. Fulin, Venezia 1883; Commynes, Mémoires, III, Parigi 1925. E per tutto il regno, Lettres de C. VIII, pubbl. da Pélicier e Mandrot, voll. 5, Parigi 1898-1904. Per le altre fonti v. Les sources de l'histoire de France, parte 2ª; H. Hauser, Le XVI siècle, I.