TRESCA, Carlo
– Nacque a Sulmona (L’Aquila) il 9 marzo 1879, sesto di otto figli di Filippo e di Filomena Fasciani.
La famiglia Tresca era benestante e godeva di un certo riconoscimento sociale in città, dal momento che il nonno paterno era un proprietario terriero, mentre i genitori della madre possedevano una scuola di musica. Intervenuti successivamente problemi economici, Carlo non poté completare l’istituto tecnico. Aveva mostrato, peraltro, una scarsa attitudine verso l’istruzione, per cui si fece ben presto una fama di ‘scapestrato’, anche a causa delle sue aperte denunce ai notabili locali e per il sostegno offerto invece alle rivendicazioni degli artigiani e dei contadini. Si avvicinò al socialismo e al giornalismo, divenendo segretario di un sindacato dei ferrovieri e scrivendo su Il Germe, organo di Sulmona del partito socialista. Veemente accusatore del clero e delle autorità pubbliche negli scritti, per via delle sue attività militanti e propagandiste venne arrestato nel 1902, cosa che sarebbe avvenuta più volte nel corso della sua esistenza.
Proprio per evitare la galera a causa di una condanna per calunnie, nel 1904 decise di emigrare alla volta degli Stati Uniti e nello stesso anno si sposò con Helga Guerra, da cui ebbe una figlia.Digiuno d’inglese, venne colpito dalle abitudini americane così profondamente differenti da quelle europee, ma anche dall’intensa vita commerciale e dalla diversità etnica della popolazione. Stanziatosi a Filadelfia lavorò per Il Proletario, organo della Federazione socialista italiana, associazione di immigrati di ispirazione socialista da cui si allontanò per dissapori nel 1906 continuando, poi, la sua attività giornalistica in altri giornali italoamericani come La voce del popolo, La Plebe e successivamente L’Avvenire. Anche negli Stati Uniti Tresca diede anima alla sua verve polemica, dal momento che i suoi articoli si caratterizzarono per i veementi attacchi ai banchieri, ai consoli e ai prominenti, cioè i leader delle comunità di immigrati italiani che, a suo dire, imperversavano nei quartieri etnici delle città americane.
Si avvicinò al sindacalismo rivoluzionario dell’Industrial workers of the world (nato nel 1905), distinguendosi tra i principali agitatori in alcuni scioperi di massa come quello del 1912 delle industrie tessili di Lawrence, in Massachusetts, che vide coinvolti anche importanti attivisti di sinistra a lui vicini come Arturo Giovannitti, Elizabeth Gurley Flynn (a cui si legò sentimentalmente), Bill Haywood, Joe Ettor; nonché quello del 1913 delle seterie di Paterson, in New Jersey. Nel 1916 ebbe un ruolo molto attivo nello sciopero dei dipendenti della Oliver Iron Mining Company in Minnesota e venne arrestato con l’accusa di complicità in omicidio. Ne uscì scagionato, ma ne nacque una forte tensione con Bill Haywood, leader degli Industrial workers of the world, da cui si allontanò per divergenze riguardanti la gestione del processo. Tresca ebbe in generale una crescente conflittualità con il mondo dell’anarchismo, mentre fu un acceso oppositore del primo conflitto mondiale e, successivamente, uno strenuo difensore di Nicola Sacco e Bartolomeo Vanzetti durante il loro celebre processo che si concluse con la condanna e l’esecuzione dei due anarchici italiani.
Nel 1917 acquisì Il Martello, che trasformò in una delle principali testate radicali esistenti nella galassia della stampa italoamericana. Inizialmente rivista semimensile illustrata e dal 1921 settimanale, Il Martello fu una delle principali voci della lotta antifascista all’interno delle Little Italies, nonostante all’inizio lo stesso Tresca avesse sottovalutato il fascismo delle origini descrivendolo come una mera espressione della reazione borghese. Tresca a Losanna – dove si trovava in transito per gli Stati Uniti – aveva conosciuto Benito Mussolini, al tempo socialista, durante il suo periodo di emigrazione in Svizzera. Tresca si mobilitò a suo favore quando gli svizzeri espressero la volontà di espellerlo, anche se ne parlò come di un uomo opportunista e vanitoso. Dal canto suo il futuro duce etichettò Tresca come un attivista «non abbastanza rivoluzionario».
Nonostante il suo orientamento antifascista e radicale, Tresca non espresse un apprezzamento acritico rispetto all’Unione Sovietica. Dopo un momento di iniziale entusiasmo per il leninismo, ne prese progressivamente le distanze, così come dallo stalinismo, per l’evidente natura liberticida del totalitarismo sovietico. Nel corso della guerra civile spagnola appoggiò il Fronte unico contro il generale Francisco Franco e fu fautore dell’ingresso degli anarchici nel governo. Successivamente, però, si scontrò apertamente con i comunisti sia per le purghe staliniane in Unione Sovietica sia per le loro repressioni degli anarchici e dei trozkisti. Nel 1936 si legò al comitato americano per la difesa di Lev Trockij presieduto dal filosofo e educatore John Dewey.
Negli Stati Uniti Tresca denunciò costantemente figure prominenti italoamericane di orientamento filofascista, fra tutte il magnate dell’edilizia newyorkese Generoso Pope. Aderì all’Anti-Fascist alliance of North America che si opponeva alla presenza di militanti fascisti nelle comunità italoamericane, ma ne uscì quando i comunisti ne acquisirono il controllo. Negli anni della seconda guerra mondiale si unì alla Mazzini Society, che tentava di promuovere gli ideali antifascisti all’interno della comunità italoamericana.
Dotato di un temperamento poco propenso alla conciliazione, autore di critiche accese anche verso molti esponenti della sinistra americana e italoamericana, incapace di scendere a compromessi, divenne nel tempo oggetto di una diffusa ostilità, facendosi inimicizie e nemici dichiarati.
Venne assassinato a New York l’11 gennaio 1943.
L’omicidio di Tresca fece un certo scalpore in città. Principale indiziato fu il malavitoso Carmine Galante, prima arrestato e poi successivamente rilasciato per mancanza di prove. Il mistero di chi abbia commissionato e attuato l’assassinio non è però mai stato risolto e nel corso degli anni sono state fatte diverse ipotesi. Vi è chi ha accusato i comunisti, e in particolare Vittorio Vidali, di aver complottato contro Tresca a causa della sua ferma denuncia dei crimini degli stalinisti. Altri hanno indicato Pope, in combutta con il malavitoso Frank Garofalo, come il mandante dell’omicidio. Per altri sarebbe stato Mussolini, con l’intermediazione del boss mafioso Vito Genovese, a ordinare l’eliminazione di Tresca, essendo egli sulla sua lista nera presumibilmente dagli inizi degli anni Trenta. Si tratta tuttavia di congetture, dal momento che nemmeno Dorothy Gallagher e Nunzio Pernicone, autori dei migliori lavori su Tresca, sono riusciti a indicare una pista sicura per sciogliere il mistero. Le indagini rimasero pertanto aperte, senza successo, fino agli anni Sessanta.
Il Tresca Memorial Committee celebrò annualmente, fino al 1954, la memoria del radicale italoamericano; memoria che è andata progressivamente appannandosi, anche se per molti Tresca rimane indubbiamente uno dei ‘grandi’ della sinistra italo-americana ed è comunemente considerato uno dei principali e più famosi sovversivi della storia statunitense. Difficilmente inquadrabile in una specifica corrente di pensiero, è stato visto da molti osservatori del tempo come un libero pensatore che nel corso della sua vita ha abbracciato varie ideologie. Molti amici e compagni di lotte lo hanno identificato come un attivista pratico e poco teorico, libero da preconcetti dottrinari e più che altro interessato alla lotta contro le ingiustizie sociali e a favore della fratellanza umana e della libertà.
Fonti e Bibl.: Su Tresca, oltre che la sua autobiografia (Autobiografia di C. T., con introduzione e note di N. Pernicone, Roma 2006), si vedano soprattutto le due monografie D. Gallagher, All the right enemies. The life and murder of C. T., New Brunswick-Londra 1988 e N. Pernicone, C. T. A portrait of a rebel, New York 2005. Si vedano inoltre: R.D. Scherini, T., C. (1879-1943), in The Italian American experience: an Encyclopedia, a cura di S. LaGumina et al., New York 2000, pp. 640 s.; la voce a lui dedicata nel Dizionario biografico degli anarchici italiani, diretto da M. Antonioli et al., II, Pisa 2004, pp. 623-626; S. Di Berardo, La poesia dell’azione. Vita e morte di C. T., Milano 2013. Per un quadro della cultura radicale italiana negli Stati Uniti si veda M. Bencivenni, Immigrant radical culture. The idealism of the sovversivi in the United States, 1890-1940, New York 2011.