TARGA, Carlo
– Nacque a Genova il 25 marzo 1615 dal mercante genovese Girolamo o Geronimo, discendente da una famiglia di origini patavine trasferitasi a Genova intorno alla metà del Cinquecento, e dalla nobildonna genovese Geronima Gavi.
Verso il 1630 iniziò, quasi per caso – come ricordò egli stesso – la pratica presso lo studio del dottor Giacomo Tiscornia, seguendo al tempo stesso il corso di leggi nel capoluogo ligure; l’anno successivo si recò a studiare dapprima a Pavia e poi a Bologna dove si addottorò in utroque iure nel 1636. Tornato a Genova, per quanto provvisto di un titolo dottorale che gli avrebbe permesso l’accesso al Collegio dei giuristi, forse a causa delle sue origini, non ne entrò mai a far parte e nel 1640 fu ammesso al Collegio dei causidici, dove rimase fino al 1678 e di cui fu per più anni (1658, 1664, 1668, 1670, 1698) rettore.
Circa due anni dopo l’ascrizione al Collegio prese in moglie la nobildonna Ginevra, appartenente forse alla famiglia Giustiniani, vedova di Ubaldino Canale; dal suo precedente matrimonio erano nati sei figli, cui si aggiunsero i quattro delle seconde nozze con Targa: Dorotea, Simone Pietro, Maria Geronima e Giovanni Battista.
L’attività professionale di Targa, durata quasi sessant’anni, si svolse in maniera sporadica presso diverse magistrature genovesi (Senato, Capitanato di Voltri, Rota civile), ma in larga parte presso il magistrato dei conservatori del Mare, dove iniziò a patrocinare nel 1650, raggiungendo il massimo dell’attività tra il 1664 e il 1674.
Presso il tribunale egli ebbe l’opportunità di dedicarsi alla trattazione delle cause marittime raccogliendone nello scagno situato presso la cattedrale di S. Lorenzo un’ampia documentazione. Gran parte del materiale conservato, tuttavia, per stessa ammissione del giurista, andò perduta in incendi e altre disgrazie che colpirono il suo studio. Ciò nonostante, sulla scorta della memoria, l’esperienza maturata in questo settore, verso cui egli dimostrò sempre una particolare predilezione, gli permise di dedicarsi alla redazione di un’opera improntata a uno spiccato pragmatismo in cui appunto, senza particolari intenti sistematici, egli descrisse in modo sommario ma completo le forme, i contenuti e le peculiarità di tutti gli istituti marittimi dell’epoca. Venne così realizzata la compilazione che diede maggior fama a Targa, le Ponderationi sopra la contrattatione maritima. Il volume, scritto in lingua italiana, che venne dato alle stampe anche grazie al contributo finanziario offerto dagli stessi conservatori, cui Targa lo dedicò, vide la luce nel 1692 per i tipi di Antonio Maria Scionico, quando il giurista era in età ormai avanzata. Un’opera che, pur non distinguendosi per acume o dottrina, risultò essere «uno specchio fedele e per più rispetti utile a studiarsi della consuetudine marittima di quei tempi» (Bensa, 1889).
Lo stesso Targa dichiarò espressamente di non aver voluto proporsi un trattato: i destinatari delle Ponderationi, praticanti nel Foro, mercanti e marinai, uniti dal mare come denominatore comune, danno ragione delle scelte dell’autore, ispirate soprattutto da un intento pratico, ossia quello di fornire loro aiuto e guida nelle complicazioni giuridiche che quotidianamente derivavano dall’esercizio del commercio sul mare. D’altra parte l’opera vide la luce proprio nel periodo in cui a Genova si chiedeva con insistenza una migliore regolamentazione della materia.
L’intento giustifica anche l’utilizzo della lingua volgare e di uno «stile triviale per esser meglio inteso» e il ricorso a «verità e documenti» piuttosto che a «finezze di erudizioni» (dedica al Benigno lettore). Quanto ai contenuti, i 102 capitoli che compongono l’opera, pur non seguendo un ordine prestabilito, sembrano comunque ispirarsi alla classica partizione romana: a due brevi parti, l’una dedicata alla trattazione sulla navigazione, l’altra relativa alle persone coinvolte nella navigazione stessa, segue un’esposizione assai più corposa in cui si descrivono tutti i contratti marittimi e le regole processuali utili per dirimere le controversie che da essi possono derivare. A ciascun contratto l’autore riserva una trattazione teorica e un’esposizione pratica realizzata grazie all’inserimento, al termine di ogni paragrafo, di consigli e della formula della scrittura relativa al negozio trattato.
Il volume ottenne un immediato consenso che, però, rimase per molto tempo senza eco, limitato in sostanza al solo mondo genovese. Sarebbe stato Giuseppe Lorenzo Maria Casaregi, con le frequenti citazioni elogiative delle Ponderationi fatte nei suoi Discursus legales de commercio e soprattutto nella spiegazione del Consolato del mare, a dare notorietà all’opera di Targa. In questo modo essa acquistò notevole fama e circolò, anche tradotta (Madrid 1753), in diverse edizioni successive, in forma autonoma (Genova 1750, 1787 e 1803, Trieste 1805) o unita ad altre fonti riguardanti il diritto marittimo (Livorno 1755 con in appendice le Leggi navali rodie e gli Statuti degli Ufficiali di Sigurtà di Firenze; Venezia 1802 in un’edizione che comprende anche il Consolato del mare di Casaregi, le leggi venete attinenti alla materia e il Portolano del mare).
Le edizioni ottocentesche testimoniano l’ancora ampio utilizzo delle Ponderationi e l’autorità a esse attribuita è confermata dalle citazioni di Targa fatte da alcuni dei maggiori marittimisti dell’epoca, quali Ascanio Baldasseroni, Domenico Alberto Azuni e Luigi Piantanida.
Nel 1698 per i tipi dello stampatore Scionico vide la luce la seconda opera di Targa, il Directorium Praxis civilis, ristampata nel 1767 dalla tipografia Casamara. Si tratta di una sorta di formulario processuale, che testimonia la particolare attenzione dell’autore per le formule e l’uso di modelli stilistici che lo avvicinano alla tradizione dei formulari notarili; nel Directorium, infatti, Targa procede a illustrare la procedura civile vigente nei tribunali genovesi, rendendo più agevole la spiegazione con il supporto di un apparato di formule relative ai diversi atti giudiziari.
Se anche in questo caso gli intenti dell’autore sono prevalentemente rivolti alla pratica, come è ulteriormente dimostrato dalla piccole dimensioni del testo, utili a favorirne una facile consultazione, la redazione in lingua latina, a differenza di quanto fatto per le Ponderationi, suggerisce una profonda diversità del bacino di utenza cui è rivolta, formato da giudici, avvocati, praticanti, procuratori e patrocinatori di cause che esercitavano la professione legale a Genova.
Targa continuò l’impegno nell’attività professionale fino al febbraio del 1700, quando con molta probabilità ragioni di salute lo costrinsero ad abbandonare l’ufficio.
Morì di lì a poco, il 16 aprile 1700, presumibilmente a Genova.
Fonti e Bibl.: Archivio di Stato di Genova, Magistrato dei conservatori del mare; Notai ignoti, 336; Senato, Sala Gallo, 576; Archivio segreto, 595.
E. Bensa, Il diritto marittimo e le sue fonti, Genova 1889, pp. 35 s.; M.G. Merello Altea, C. T. giurista genovese del secolo XVII, I, La vita e le opere, Milano 1967; Ead., ‘Pratticanti nel foro, mercanti e marinari’: un progetto di sistemazione giuridica (C. T., Genova 1614-1700), in La storia dei genovesi. Atti del Convegno di studi sui ceti dirigenti nelle istituzioni della Repubblica di Genova, Genova... 1986, s.l. 1987, pp. 141-148; R. Ferrante, Il «governo delle cause». La professione del causidico nell’esperienza genovese (XV-XVIII secolo), in Rivista di storia del diritto italiano, LXII (1989), pp. 181-299, passim; L. Sinisi, Formulari e cultura giuridica notarile nell’età moderna. L’esperienza genovese, Milano 1997, pp. 259, 447-452; M. Fortunati, La cultura giuridica ligure tra prassi, tribunali e commercio: l’età tardo medievale e moderna, in Storia della cultura ligure, a cura di D. Puncuh, I, Genova 2004, pp. 41 s.; Ead., T. C., in Dizionario biografico dei giuristi italiani (XII-XX secolo), a cura di I. Birocchi et al., II, Bologna 2013, pp. 1940 s.