STEFANEL, Carlo
– Nacque a Ponte di Piave (Treviso) il 15 novembre 1925, da Giuseppe, negoziante, e da Isabella Sari, casalinga, entrambi originari di Ponte di Piave. Il padre, proveniente da una famiglia di piccoli commercianti, possedeva un laboratorio per la produzione della lana a Oderzo, dove lavorava con due sorelle. La madre proveniva invece da una famiglia contadina.
La precoce morte del padre nell’ottobre del 1933 lo costrinse a lasciare la scuola molto presto. Conseguita la licenza elementare, cominciò subito a lavorare nel laboratorio di famiglia insieme alle zie e al fratello maggiore Remo. Dopo la fine della guerra, per una decina d’anni lavorò come venditore ambulante, spostandosi quasi quotidianamente nei paesi della provincia di Treviso. Prima con una bicicletta e una piccola bancarella, poi con una Balilla trasformata in un camioncino, vendeva lana e tessuti nei mercati locali. Nel frattempo, dal matrimonio con Elisa Lorenzon nacquero i due figli, Giuseppe nel 1952 e Giovanna nel 1954, che avrebbero poi lavorato con il padre nell’impresa di famiglia.
Tornò a occuparsi di manifattura nel 1957, quando con il fratello Remo aprì a Oderzo una società di fatto, la Manifatture lane fine e grezze, un piccolo laboratorio per la lavorazione e la vendita di lana, filati e maglieria. L’anno dopo, a poca distanza, i due fratelli aprirono anche un negozio, la Casa della lana, ma già nel settembre del 1959 decisero di chiudere l’attività congiunta per mettersi in proprio. Fu allora che Carlo, grazie al denaro prestatogli da un amico, comprò quattro macchine da maglieria che posizionò nella sua casa di Oderzo e insieme alla moglie aprì la sua prima ditta individuale, il Maglificio Opitergino. Con l’aiuto della moglie, della sorella Giuseppina e di qualche apprendista diede avvio a un laboratorio artigianale casalingo dove la famiglia Stefanel produceva maglieria esterna di lana, soprattutto giacche, in parte vendute direttamente da Carlo nei mercati della zona, in parte prodotte per conto terzi.
La vera e propria svolta arrivò nel 1961, quando decise di spostare l’attività a Ponte di Piave, dove poté usufruire di alcuni incentivi comunali per le nuove attività imprenditoriali nelle aree considerate depresse: la concessione di un terreno, di un prestito agevolato e l’esenzione per alcuni anni dalle imposte locali sui redditi. Il Maglificio Opitergino cessò ufficialmente l’attività nel settembre di quell’anno, ma nel frattempo, a maggio, Stefanel aveva fondato una nuova impresa, il Maglificio Piave, società in accomandita semplice con sede a Ponte di Piave. La nuova società, antenata di quella che vent’anni dopo sarebbe diventata la Stefanel, cominciò a operare nel 1963, dopo la costruzione di un capannone nel paesino trevigiano. L’anno successivo Carlo si trasferì con la famiglia a Ponte di Piave, in una villetta edificata a pochi passi dallo stabilimento.
Con il Maglificio Piave, Stefanel abbandonò definitivamente la produzione per conto terzi, per cominciare quella per conto proprio, principalmente maglieria esterna da uomo e da donna, venduta tramite i grossisti. Per tutto il decennio la produzione restò esclusivamente manuale. I capi presentavano ancora un taglio classico, quello più richiesto dal mercato, con limitate varianti di colore. L’impresa mantenne dimensioni piuttosto ridotte per diversi anni, con un capitale sociale di 100.000 lire, detenuto in parti uguali da Stefanel e dalla moglie, e una settantina di dipendenti tra operai e apprendisti, cui si aggiungeva il ricorso a collaboratori esterni durante le fasi di picco della domanda. Sul piano gestionale l’organizzazione era tipicamente familiare, con un accentramento di tutto il potere decisionale nelle mani di Stefanel. Un modello che sarebbe durato a lungo, nonostante i cambiamenti sul piano dimensionale, produttivo e distributivo avvenuti negli anni Settanta e Ottanta.
Nella notte tra il 3 e il 4 novembre 1966 lo stabilimento, costruito solo tre anni prima, fu colpito dall’alluvione che si abbatté sull’Italia centro-settentrionale. Quasi un metro d’acqua allagò il Maglificio Piave, che subì ingenti danni sia alle strutture sia ai magazzini. La Camera di commercio di Treviso, alla quale era affidato il compito di valutare i danni causati alle imprese industriali della provincia in vista dell’ottenimento dei finanziamenti stanziati dal governo per i territori alluvionati, stimò in poco più di 100 milioni di lire l’entità dei danni subiti dall’impresa. Furono riscontrate lesioni alle strutture murarie, agli impianti, ai macchinari e ai magazzini, con la perdita di circa 16.000 capi di maglieria tra articoli già confezionati e capi in lavorazione, e di circa 7000 chili di materie prime. Come altre centinaia di imprese del Trevigiano colpite dall’alluvione, anche l’impresa di Stefanel ottenne le sovvenzioni stanziate dal governo: un contributo a fondo perduto di 500.000 lire e l’accesso ai finanziamenti agevolati.
L’accesso al credito agevolato gli fornì le risorse necessarie ad apportare importanti innovazioni con l’acquisto dei primi telai automatici. Per sfruttarne appieno le capacità produttive si procedette all’assunzione di nuovo personale, impiegato in tre turni giornalieri di otto ore ciascuno. La lavorazione a ciclo continuo segnò il passaggio dalla produzione a carattere artigianale adottata fino a quel momento a una su scala industriale. Il decennio si chiuse con un primo riconoscimento alla figura imprenditoriale di Carlo Stefanel, con il conferimento, il 2 giugno 1969, del titolo di cavaliere dell’Ordine al merito della Repubblica italiana. A questa prima onorificenza sarebbero seguiti il titolo di ufficiale nel 1975 e quello di commendatore nel 1982.
Importanti novità si ebbero negli anni Settanta con l’ingresso dei due figli, Giuseppe e Giovanna, nelle attività dell’impresa di famiglia, il progressivo svincolamento dalla distribuzione tramite grossisti e alcune innovazioni produttive e organizzative che costituirono il trampolino di lancio per il successo degli anni seguenti. Sul piano gestionale l’impresa continuò a mantenere quel modello familiare che l’aveva caratterizzata fin dall’inizio, ma l’accentramento dei poteri nelle mani di Carlo Stefanel cominciò ad affievolirsi: a Giuseppe fu affidata la gestione delle vendite e del marketing, mentre a Giovanna spettò la cura degli aspetti creativi. Seguendo in parte il modello adottato dalla vicina e concorrente Benetton, Carlo, Giuseppe e Giovanna posero in questi anni le basi per il decollo dell’impresa nel decennio successivo. La prima novità fu la creazione, alla metà degli anni Settanta, di una nuova linea di abbigliamento caratterizzata da un taglio casual, dall’uso del cotone e dall’introduzione di colori più vivaci. Ben presto si aggiunse anche la produzione di capi in jeans e di accessori, che rispondevano alle nuove esigenze di un mercato dell’abbigliamento profondamente mutato rispetto a pochi anni prima. Una seconda importante novità interessò la distribuzione: una parte dei prodotti, per i quali si adottò il cognome Stefanel come marchio, cominciò a essere distribuita attraverso la vendita diretta in alcuni negozi del Centro-Nord, svincolandosi in parte dal sistema dei grossisti, che continuò tuttavia a essere utilizzato ancora per qualche anno.
Le basi per il decollo dell’impresa erano ormai state poste e la crescita avvenuta in questi anni portò nel 1979 alla decisione di trasformare il Maglificio Piave in una società per azioni. Fu tuttavia negli anni Ottanta che le novità introdotte nel decennio precedente diedero i loro frutti migliori. La produzione di massa di abbigliamento casual-elegante, l’adozione di formule total-look per uomo, donna e bambini, e l’utilizzo costante di laboratori terzisti ai quali affidare parti del processo produttivo si affiancarono nel nuovo decennio a ulteriori innovazioni, che contribuirono a determinare il decollo dell’impresa e la sua affermazione in Italia e all’estero. La novità più rilevante fu l’abbandono definitivo del sistema dei grossisti e l’introduzione del franchising, già sperimentato con successo da Benetton. Il primo negozio a marchio Stefanel fu aperto nel 1980 a Siena, seguito negli anni successivi dall’apertura di altri punti vendita in Italia e all’estero, tutti caratterizzati da un rapporto esclusivo con l’impresa produttrice e dalla standardizzazione del design dei negozi: una scelta adottata allo scopo di generare un’immediata identificazione tra il punto vendita, il marchio e il prodotto. A questa innovazione si affiancò l’avvio di massicce campagne pubblicitarie in giornali, riviste e televisioni commerciali, nonché l’acquisto e la sponsorizzazione di squadre sportive di pallacanestro (Stefanel Trieste) e di pallanuoto (Recco Stefanel).
Nel 1982 Carlo fondò una nuova società, la Stefanel Spa, che due anni dopo incorporò il Maglificio Piave. La conduzione mantenne un carattere familiare fino alla seconda metà del decennio, con Carlo alla presidenza, Giuseppe alla vicepresidenza, Elisa e Giovanna come membri del consiglio di amministrazione. Negli anni successivi l’impresa continuò a crescere, con l’acquisizione di altri stabilimenti, l’apertura di nuovi punti vendita in franchising e l’avvio di holding finanziarie per la gestione del mercato estero, fino a compiere un vero e proprio balzo nel 1985, quando il fatturato raddoppiò rispetto all’anno precedente. I tempi furono ritenuti maturi per compiere un ulteriore passo: nel 1986, con il supporto di Mediobanca, si decise di avviare una ristrutturazione interna, incrementando il capitale sociale e predisponendo una gestione di tipo manageriale in sostituzione di quella familiare adottata fino a quel momento, in vista di un’auspicata quotazione in borsa. L’ingresso della Stefanel Spa in borsa avvenne nel 1988, ma Carlo non riuscì a vedere il risultato raggiunto dall’impresa che aveva fondato ventisei anni prima: il 27 maggio 1987 fu colpito da un ictus cerebrale durante una cena di lavoro e morì il 21 giugno, nel reparto di neurochirurgia dell’ospedale Ca’ Foncello di Treviso.
Fonti e Bibl.: Roma, Archivio Presidenza della Repubblica, Ordine al merito della Repubblica italiana, Scheda Stefanel Carlo; Treviso, Camera di commercio, Archivio storico, b. XIII-16 1966 n. 2766 Alluvionati Zenson di P. e Ponte di P, f. Ponte di Piave M-Z; Registro imprese; Tribunale, Stato civile della provincia di Treviso 1871-1941, Comuni di Ponte di Piave e Oderzo (archivi digitalizzati in http://ricerchegenealogiche.archiviodistatotreviso.beniculturali.it/areaveneta.htm).
Stefanel Spa, in R&S Ricerche e Studi, Milano 1986 e 1987, ad ind.; M. Raffele, Se n’è andato il ‘patriarca’. C. S. stroncato da un ictus, in Tribuna di Treviso, 22 giugno 1987, p. 7; G.A. Stella, S. genio e lana. Dalla bancarella in piazza alla Quinta strada, in Corriere della sera, 23 giugno 1987, p. 6; G. Roverato, Metamorfosi del tessile-abbigliamento, in Scenari della società e del territorio, dicembre 1987, n. 1, pp. 32-41; A. Camuffo - A. Comacchio, Strategia e organizzazione nel tessile-abbigliamento, Padova 1990, pp. 219-290; A. Comacchio, Strategia, scelte tecnologiche e gestione delle risorse umane: analisi comparata dei casi Stefanel e Zanussi, in A. Camuffo - G. Costa, Strategia d’impresa e gestione delle risorse umane, Padova 1990, pp. 175-226; F. Belussi, Nuovi modelli d’impresa, gerarchie organizzative e imprese rete, Milano 1992, pp. 257-286; E. Pontarollo - R. La Rocca, Le trame della maglia, le strategie della moda, Milano 1992, pp. 61-81; G. Costa - A. Comacchio, Sviluppo organizzativo a rete e supporto informatico per l’orientamento al cliente: il caso Stefanel, in Il manager a più dimensioni. Progettare e gestire i processi dell’impresa informatizzata, a cura di F. Butera - E. Invernizzi, Milano 1993, pp. 378-420; G.A. Stella, Schei. Dal boom alla rivolta: il mitico Nordest, Milano 1996, p. 92; Le società quotate alla borsa valori di Milano dal 1861 al 2000. Profili storici e titoli azionari, a cura di G. De Luca, Milano 2002, ad ind.; Stefanel Spa, in International directory of company histories, LXIII, Detroit 2004, pp. 361-363.