SARACENI, Carlo
Pittore, nato verso il 1580 a Venezia, ivi morto il 16 giugno 1620. Trasferitosi a Roma nel primo lustro del Seicento, si mise dapprima sotto la guida di Camillo Mariani. Operò quindi risentendo il dominante influsso del Caravaggio, del quale imitò anche certe bizzarie del vivere. Nella cerchia dei caravaggeschi fu specialmente in contatto con A. Elsheimer, dal quale derivò quel gusto del paesaggio che specialmente si nota nei quadretti mitologici della Pinacoteca di Napoli. Delle pale d'altare eseguite dal Saraceni in Roma sono importanti: il Riposo in Egitto (1606) ai Camaldoli di Frascati; la Predica dî S. Raimondo (circa 1614) già in S. Adriano; la Morte della Vergine in S. Maria della Scala; il S. Carlo in processione in S. Lorenzo in Lucina; il Miracolo di S. Benone e il Martirio di S. Lamberto (1617-18), suoi capolavori, in S. Maria dell'Anima.
Tornato a Venezia verso il 1619, egli iniziò nel Palazzo Ducale uno dei quadri storici della sala del Maggior Consiglio, eseguito poi dal discepolo Giovanni Le Clerc. Diverse sue tele sono nelle raccolte.
Conservando, per quanto larvato, il gusto veneto originario, il Saraceni sentì il caravaggismo nel modo meno tenebroso, con una luce diffusa, un colore schiarito, un amore del particolare e dell'aneddoto. Perciò risentì talvolta della maniera del Gentileschi e fu pure affine al Feti, anche se di lui più sobrio e levigato.
Bibl.: G. Baglione, Le Vite de' pittori, ecc., Roma 1642, p. 145 seg.; H. Voss, Die Malerei des Barock in Rom, Berlino s. a. (1925); A. Porcella, C. S., in Rivista di Venezia, 1928, pp. 369-412; G. Fiocco, La pittura veneziana del Seicento e Settecento, Verona 1929; W. Drost, Adam Elsheimer und sein Kreis, Potsdam 1935; B. Henrich, in Thieme-Becker, Künstler-Lexikon, XXIX, Lipsia 1935 (con ampia bibl.).