SALVIONI, Carlo
Linguista, nato a Bellinzona il 3 marzo 1858, fu dal 1884 docente di glottologia all'università di Torino; tenne dal 1890 la cattedra di Pavia; successe nel 1902 a G.I. Ascoli nell'Accademia scientifica di Milano, ove morì il 20 ottobre 1920.
Dopo una magistrale dissertazione sulla Fonetica del dialetto moderno della citià di Milano (Torino 1884), che é il più esteso dei suoi lavori, la sua attività si scinde in un numero infinito di articoli che rivelano la sua profonda preparazione in ogni campo della linguistica italiana. Nel primo periodo prevalgono la critica, le recensioni, i commenti di testi antichi dialettali, stampati specialmente nell'Archivio Glottol. Italiano, XI-XVI; alla Lamentazione pedemontana (1886), al Sermone di P. di Barsegapè (1891), al Pianto delle Marie (1900), a uno studio fondamentale sulla lingua di B. Cavasico (1893) si aggiungono edizioni e commenti di testi valdesi (1890) e provenzali-catalani (La contemplacio de la Passio, negli Studi fil. .rom., VII, 1898). Ma dove egli lasciò orma più profonda fu nella diretta illustrazione dialettale: memorabili i Saggi intorno ai dialetti del Lago Maggiore (Archivio glott. ital., IX) e fondamentali le ricerche sulla provenienza della colonia di Gombitelli (ibid., XIII) e di San Fratello (ibid., XIV, e in Romania, XXVIII). In questi anni di assiduo lavoro egli si allenò alle ricerche di etimologia, di cui una buona affermazione è già nello studio sulla Lampyris italica, Bellinzona 1892; si dimostrarono molto utili le Postille italiane al vocabolario latino-romanzo di G. Körting (1896) seguite tre anni dopo dalle Nuove postille (Rend. Istituto Lombardo, XXXII, 129-158) e da un'infinità di "appunti", "spigolature", "note" che vanno dal Glossario d'Arbedo (1895) fino alla sua morte; indici della sua speciale preparazione alla compilazione di un dizionario etimologico italiano da lui vagheggiato e mai finito. Notevolissime le Postille italiane e latine al Vocabolario etimol. romanzo di W. Meyer-Lübke (Revue dial. rom., 1912-13). Fondò e diresse dal 1907 la poderosa opera del Vocabolario della Svizzera italiana, della cui imponenza c- vvertono le puntate del Bollettino, in L'Italia dialettale (1924), pubblicate da Cl. Merlo. Se a questa moltepfice e vasta attività si aggiungono alcune ricerche di etimologia toponomastica, qualche serie di articoli di fonetica e morfologia, le infinite cure dedicate all'edizione e alla biografia di C. Porta, l'amore con cui attese a bibliografie dialettali (per es. in Bullettino Soc. Dantesca, IX e XVI, quella sulla traduzione dialettale della Divina Commedia, dell'Orlando Furioso e della Gerusalemme liberata), si vedrà quanto ricca di lavoro e risultati sia stata la sua vita. Non seppe e non volle essere novatore, anzi evitò quei campi in cui gli pareva che non fosse sufficientemente preparato il terreno. Educato alla scuola di K. Brugmann fu e rimase ascoliano, pur superando il maestro nella concezione dell'italianità dei dialetti grigioni di cui fu tra i primi convinti assertori (Ladinia e Italia, 1916). Acutissimo nella localizzazione di un testo, esatto nella raccolta, restio a discussioni di metodo, semplice e chiaro nelle sue costruzioni, fu per sua natura frammentario e più portato all'analisi che alla sintesi; colto ed erudito, fu presto considerato anche all'estero come uno dei migliori esponenti della glottologia italiana e la sua autorità crebbe con l'aver assunto dopo vistosissima collaborazione la redazione dell'ascoliano Archivio glottologico italiano.
Il S. stesso ci diede la bibliografia dei suoi scritti fino al 1900 nel secondo dei Saggiuoli bibliografici, in Nozze Salvioni-Borsa, Bellinzona 1900.
E. G. Parodi, in Marzocco, 31 ott. 1920; Zingarelli e Scherillo, in Rendiconti Istit. lomb., LIII, pp. 655-66; V. Cian, in Giornale stor. lett. ital., fasc. 228; Fr. Ribezzo, in Riv. indogerm. ital., IV, fasc. 4°; J. Jud, in Romania, XLVI, pp. 618-621; V. Rossi, in Studi rom., XXI, pp. 1-2; B. A. Terracini, nell'Arch. glott. ital., XVIII, pp. 586-600.