Rustichelli, Carlo
Compositore, nato a Carpi il 24 dicembre 1916. Reminiscenze dei grandi classici, suggestioni neoromantiche e sconfinamenti nel repertorio folclorico costituiscono le coordinate fondamentali delle colonne sonore di R., uno dei più prolifici musicisti del cinema italiano. Nonostante le numerose collaborazioni, che lo hanno visto a fianco, tra gli altri, di Pier Paolo Pasolini e Gillo Pontecorvo, Bernardo Bertolucci e Mario Monicelli, il suo nome resta essenzialmente legato a quello di Pietro Germi, di cui ha rappresentato una sorta di alter ego, come testimonia la sua vena popolare, immediata, talvolta aggressivamente sentimentale, mai però debordante. Significativo in tal senso il Nastro d'argento, ottenuto da R. nel 1959, per la colonna sonora di L'uomo di paglia (1958). Non meno importante il secondo Nastro d'argento, vinto nel 1967 con la colonna sonora di L'armata Brancaleone (1966) di Monicelli, che contiene il suo tema più popolare.
Proveniente dal mondo dell'opera (in gioventù era stato maestro sostituto in vari teatri), già dall'inizio degli anni Quaranta R. aveva trovato il suo terreno di elezione nel cinema iniziando nel 1942 con due film di Marco Elter, Gli ultimi filibustieri e Il figlio del Corsaro Rosso. In particolare quest'ultimo, alla cui sceneggiatura aveva collaborato Germi, gli fornì l'occasione per conoscere il futuro regista e dare l'avvio a un sodalizio artistico che sarebbe durato fino alla morte del regista e in qualche modo sarebbe andato anche oltre, in quanto R. compose le musiche di Amici miei (1975), concepito da Germi ma portato a termine da Monicelli. In tutto sedici film, a partire da Gioventù perduta (1948), per proseguire con In nome della legge (1949), un racconto cinematografico e musicale di grande asciuttezza, solo in parte contraddetta da una ritmica talvolta incalzante; Il cammino della speranza (1950), dove la colonna sonora rende perfettamente quel "misto di poesia e pompierismo" di cui parlò E. Flaiano recensendo il film; Il brigante di Tacca del Lupo (1952), con il singolare innesto di musiche militari; La presidentessa (1952), non riuscito tentativo di pochade. Ma bisogna anche ricordare il commento di ispirazione popolare per Il ferroviere (1956), l'abile alternanza di ritmi ternari di valzer e binari di foxtrot concepita per L'uomo di paglia, e la colonna sonora di Un maledetto imbroglio (1959) con la canzone struggente Sinnò me moro, scritta da Germi e R. e cantata dalla figlia di quest'ultimo, Alida Chelli; ma anche l'impiego di canzoni e ballate siciliane in Divorzio all'italiana (1961) e Sedotta e abbandonata (1964), la partitura di Signore & signori (1966), per finire con Alfredo, Alfredo (1972), ultimo film diretto da Germi.
Nel 1961 Alfredo Giannetti, che aveva contribuito alla sceneggiatura di Divorzio all'italiana, esordì nella regia con un film sfortunato, che ispirò tuttavia a R. una delle sue migliori partiture, per l'appunto quella di Giorno per giorno disperatamente, dove il ritratto di una famiglia colpita dalla follia viene tradotto in un tema corale, severo e inquietante, che riecheggia suggestioni da J.S. Bach. Dopo essersi ispirato alla sonata barocca, manipolandola in senso espressionistico, per accompagnare la tragedia della Shoah in Kapò (1960) di Pontecorvo, R. decise di attingere direttamente a Bach per le musiche di Accattone (1961) di Pasolini, mentre per il secondo incontro con il regista, Mamma Roma (1962), si rivolse a quelle di A. Vivaldi. Significative sono anche le colonne sonore di La lunga notte del '43 (1960) di Florestano Vancini, La commare secca (1962) di B. Bertolucci e Le quattro giornate di Napoli (1962) diretto da Nanni Loy, l'ultima delle quali contiene una bellissima 'Tarantella della liberazione'.
Negli anni Sessanta la produzione di R. raggiunse il suo apice, anche dal punto di vista quantitativo; lasciò la sua impronta in quasi tutti i generi cinematografici, dalla commedia, al western (Un minuto per pregare, un istante per morire, 1968, di Franco Giraldi; I quattro dell'Ave Maria, 1968, di Giuseppe Colizzi) all'horror (La frusta e il corpo, 1963; Sei donne per l'assassino, 1964; Operazione paura, 1966, tutti diretti da Mario Bava). Ma il secondo sodalizio, in ordine di importanza, della sua carriera fu quello con Monicelli: iniziato con I compagni (1963), film per il quale R. attinse al repertorio del canto sociale, culminò nel 1966 con L'armata Brancaleone e la fortunatissima fanfara, scandita dall'ironico fischio e dal suono della grancassa, che sarebbe rimasta il suo motivo più popolare, tanto da essere riutilizzata in Brancaleone alle crociate (1970). Ancora per Monicelli arrivarono le colonne sonore di Vogliamo i colonnelli (1973), con una canzoncina satirico-goliardica degna di nota, e Amici miei, seguito nel 1982 da Amici miei atto II.
Nel corso degli anni Ottanta la produzione di R., da allora quasi sempre in collaborazione con il figlio Paolo, si è progressivamente diradata. Da ricordare, la colonna sonora di Il petomane (1983) di Pasquale Festa Campanile e quella scritta per La donna delle meraviglie (1985) diretto da Alberto Bevilacqua, dove però la parte fondamentale del commento risulta affidata alla musica di G. Verdi.
E. Comuzio, Colonna sonora ‒ Dizionario ragionato dei musicisti cinematografici, Roma 1992, ad vocem.