RUSTICHELLI, Carlo
– Nacque a Carpi il 24 dicembre 1916 da Geremia e da Carmela Gavioli.
Ebbe un fratello, Umberto, violinista con varie partecipazioni nell’Orchestra Sinfonica di Roma della RAI, e tre sorelle, Milena, Ester e Iolanda. Quest’ultima fu corista nel Teatro dell’Opera di Roma sotto la direzione di Giuseppe Conca, negli anni della direzione musicale di Tullio Serafin, e consorte del regista lirico Oscar Saxida Sassi. Cresciuto in una famiglia di appassionati d’opera, da bambino Rustichelli cantò in una società corale della provincia di Modena, compiendo anche qualche esperienza da solista e recitando alcune parti di bambino in allestimenti diretti dal cognato. Negli anni dell’adolescenza lavorò per qualche tempo come pianista di accompagnamento di film muti a Luzzara. Compì studi di armonia a Modena, per poi diplomarsi in pianoforte all’Accademia Filarmonica di Bologna. Al Pontificio Istituto di musica sacra di Roma si diplomò in composizione con Cesare Dobici. All’inizio degli anni Quaranta si stabilì nella capitale (Buffa, 2004, p. 24), dove conobbe Elvira (Evi) Zecchino, cantante (allieva di Anna Gramegna), che sposò nel 1942. L’anno successivo nacque la figlia Alida (1943-2012), poi attrice e cantante nota al grande pubblico come Alida Chelli. Il secondogenito Paolo, anch’egli compositore, nacque nel 1953.
Durante i primi anni a Roma compose l’opera La vittima, rimasta incompiuta, su libretto di don Zeno Saltini (Comuzio, 1988, p. 48), fondatore dell’Opera piccoli apostoli (poi Nomadelfia) di San Giacomo Roncole (frazione di Mirandola), presso cui Rustichelli aveva insegnato musica per qualche tempo. Durante la guerra trascorse parte della leva obbligatoria a Spoleto, dove riuscì a dare continuità all’attività musicale facendo assumere in un campo estivo dell’esercito la propria orchestrina, che proponeva un repertorio misto di cantabili americani e arrangiamenti di arie d’opera. Nello stesso lasso di tempo fu episodicamente coinvolto nella composizione di musiche per il cinema, come collaboratore di Ezio Carabella e direttore del coro nei film Gli ultimi filibustieri e Il figlio del corsaro rosso di Marco Elter (entrambi del 1943), attività che a suo dire disbrigò «senza grande convinzione» (Comuzio, 1988, p. 48). In realtà il suo esordio al cinema era avvenuto in precedenza, come collaboratore di Giulio Bonnard per le musiche di Papà per una notte (regia di Mario Bonnard, 1939). Dopo la guerra frequentò come uditore il corso speciale di musica per film tenuto nel conservatorio di Santa Cecilia da Enzo Masetti, collaborando con lui per Il passatore di Duilio Coletti (1947).
Non è chiaro in che periodo precisamente Rustichelli avesse avviato una carriera nella direzione operistica, dapprima come maestro sostituto di palcoscenico, indi come maestro concertatore in teatri di provincia, tra cui Reggio nell’Emilia e Pescara (Comuzio, 1988, p. 48). Come egli stesso più volte raccontò, nel 1947, durante l’intervallo di una Tosca da lui diretta a Terni, Pietro Germi e il produttore Luigi Rovere lo invitarono a collaborare al secondo film del regista genovese, Gioventù perduta (1948). Da quel momento, tra Rustichelli e Germi si strinse un sodalizio artistico che proseguì senza interruzioni fino alla prematura scomparsa del regista (1974), durante la progettazione di Amici miei (1975), poi girato da Mario Monicelli. Proprio all’impegno cinematografico pressante, subentrato al positivo riscontro di In nome della legge (1949) e Il cammino della speranza (1950), il compositore attribuì il suo sofferto e mai del tutto elaborato addio alla direzione: «è il mio più grande cruccio», ebbe a dire, «evidentemente la mia indole era portata per il lirismo, per questo genere di musica che, in ogni caso, ha influenzato la mia produzione per il cinema» (Comuzio, 1988, p. 48).
A partire dagli anni Cinquanta, e per un quarto di secolo circa, Rustichelli mantenne un ritmo produttivo impressionante in campo cinematografico, con una media di otto-nove film all’anno e punte che toccarono i trenta film negli anni centrali della carriera (1964-66): segno evidente che egli seppe subito mettere a punto un metodo di lavoro efficiente e collaudato. Dotato di grande facilità melodica, certamente debitrice della sua vena operistica, Rustichelli si affidò sovente a soluzioni bitematiche contrastanti nelle sue partiture cinematografiche. Non di rado ricorreva alla composizione di canzoni di sapore popolaresco, come la riuscita Sinnò me moro, cantata dalla giovanissima figlia Alida Chelli in Un maledetto imbroglio di Germi (1959): il brano divenne un classico della canzone in romanesco e contribuì a lanciare Chelli nel mondo dello spettacolo. Quest’ultima proseguì la carriera come attrice cinematografica, ma fu soprattutto la commedia musicale a esaltare le sue doti canore e attoriali, in lavori televisivi come Volubile (Stefano De Stefani, 1961) e teatrali come Rugantino (Garinei e Giovannini, seconda edizione, 1978), Cyrano (Daniele D’Anza, 1979) al fianco di Domenico Modugno, Cielo, mio marito (Garinei e Giovannini, 1980) e Aggiungi un posto a tavola (Garinei e Giovannini, 1990).
Tra le molte altre canzoni di Rustichelli per lo schermo si ricordano anche Canto d’amore e L’onuri di l’Ascaluni, entrambe in dialetto siciliano e ospitate rispettivamente in due tra le pellicole più significative di Germi, Divorzio all’italiana (1960) e Sedotta e abbandonata (1964). Sempre tra i film di Germi, spicca la partitura dell’Uomo di paglia (1958), che valse a Rustichelli il primo di due Nastri d’argento. Il compositore collaborò in modo non episodico anche con altri registi, come Mario Bava, Mauro Bolognini, Bruno Corbucci, Carlo Lizzani, Nanni Loy (con il quale lavorò per Un giorno da leoni, 1961; Le quattro giornate di Napoli, 1962; Made in Italy, 1965), Mario Monicelli (I compagni, 1963; L’armata Brancaleone, 1966, che nel 1967 gli fruttò il secondo Nastro d’argento; Amici miei, 1975) e Florestano Vancini (La lunga notte del ’43, 1960; La calda vita, 1964; Le stagioni del nostro amore, 1965), cui vanno aggiunte collaborazioni uniche ma prestigiose come quella con Gillo Pontecorvo in Kapò (1960) e con Billy Wilder in Avanti! (Cosa è successo tra mio padre e tua madre?, titolo della distribuzione italiana, 1972). Nei primi film di Pier Paolo Pasolini (Accattone, 1961; Mamma Roma, 1962; La ricotta, 1963) svolse un ruolo di «coordinamento musicale» (cfr. i titoli di testa dei film), adattando alle esigenze del regista brani di musica d’arte. Tra le collaborazioni al cinema popolare vanno citate almeno le musiche per numerose pellicole con Totò.
Con il piccolo schermo Rustichelli ebbe un rapporto limitato, ma significativo: compose per esempio le musiche per il celebre adattamento dell’Odissea (1968) di Franco Rossi. Sul finire degli anni Settanta diminuì via via la mole di collaborazioni cinematografiche, spesso dividendo il lavoro con il figlio Paolo (Testa o croce di Loy, 1982, fu il primo film cui questi prese parte). Tornò brevemente all’antica passione del melodramma con Savonarola e Borgia, testo di Elio Pecora, mai andato in scena (Ruffini, 2004, p. 125).
Morì a Roma il 13 novembre 2004.
Fonti e Bibl.: E. Comuzio, C. R., un melodista all’italiana ma non troppo, in Cineforum, XXVIII (1988), 3, pp. 47-52; Id., Musicisti per lo schermo: dizionario ragionato dei compositori cinematografici, Roma 2004, ad vocem; S. Buffa, Un musicista per il cinema. C. R., un profilo artistico, Roma 2004; P. Patrizi, R. C., in Enciclopedia del cinema, IV, Roma 2004, pp. 734 s.; M. Ruffini, Savonarola e la musica: dalla lauda al Novecento, in La figura de Jéronimo Savonarola O.P. y su influencia en España y Europa, a cura di D. Weinstein - J. Benavent - I. Rodríguez, Firenze 2004, p. 125.