RIGHETTI, Carlo
Giornalista, commediografo e romanziere, conosciuto sotto lo pseudonimo anagrammatico di Cletto Arrighi, nato nel 1830 a Milano, ivi morto il 3 novembre 1906. Ufficiale dei dragoni lombardi durante la campagna del 1848-49 si dimise dal grado dopo Novara e, tornato a Milano, si laureò in legge. Nel '59 si arruolò nell'esercito piemontese e combatté come semplice soldato (cfr. le Memorie di un soldato lombardo, Milano 1865, che forse sono il miglior libro del R.: inferiore è l'altro suo volume autobiografico, le Memorie di nn ex-repubblicano, ivi 1863). Rappresentò alla Camera per la X legislatura il collegio di Guastalla; ma parlamento e parlamentari furono temi prediletti dalla sua satira (cfr. soprattutto la sua pubblicazione periodica La cronaca grigia); e del resto la vita politica e artistica di allora, specie quella milanese, dà occasione alla maggior parte dei suoi scritti (cfr. tra gli altri Gli ultimi coriandoli, romanzo storico contemporaneo, 1ª ed., mutila per censura, Milano 1857, 2ª ed., integra, ivi 1867; La scapigliatura e il 6 febbraio, ivi 1861, romanzo le cui vicende si sviluppano intorno ai moti di Milano del 1853). Assertore e animatore del teatro dialettale milanese, alla cui affermazione lavorò entusiasticamente per alcuni anni, anche con sacrifici finanziarî, e a cui contribuì con una quarantina di commedie, tra originali e ridotte da varie fonti, tra le quale famose El barchett de Boffalora e Un milanes in mar; autore di molti grossolani romanzi naturalistici; direttore per breve tempo, all'avvento della Sinistra, del giornale L'Unione (1876); tipico rappresentante, quanto alla vita, della "scapigliatura" milanese (v. milano, XXIII, p. 283), la quale anzi deve a lui il suo nome, ma artisticamente inferiore ai maggiori degli scapigliati; temperamento fervido ma disordinato, il R. finì negli ultimi anni con l'accettare un impiego all'Archivio di stato di Milano: era ormai un sopravvissuto.
Quattro anni prima di morire aveva solennemente ritrattato quanto delle sue azioni e dei suoi scritti precedenti offendeva la morale e la religione cattolica.
Bibl.: E. Camerini, Nuovi profili, Milano 1875; G. Bolza, in Ars et labor, ivi, 15 dicembre 1906; L. Russo, I narratori, Roma 1923, pp. 38-40.