RANDACCIO, Carlo
RANDACCIO, Carlo. – Nacque a Genova il 27 ottobre 1827 in vico Oliva, nel quartiere del Molo, da Ignazio e da Antonia (detta Antonietta) Parodi.
Primo di due figli – la sorella Enrichetta nacque cinque anni dopo – fu battezzato nella parrocchia di S. Pietro di Banchi con il nome Carlo Effisio Francesco Pasquale. Il padre, nato a Cagliari nel 1788, era impiegato nel porto come commissario di Marina; la madre, merciaia, era nata a Genova nel 1791.
Carlo compì gli studi presso la Regia Scuola di Marina di Genova. Nell’anno accademico 1842-43 chiese di essere ammesso alla facoltà di filosofia dell’Università di Genova, dopo aver conseguito gli esami di ‘rettorica’, come risulta dalle carte conservate nel fascicolo personale presso l’archivio storico dell’Ateneo genovese. Tali documenti attestano un patrimonio familiare di cinquantamila lire fra beni «mobili e stabili» e l’incarico di commissario del padre nel porto di Genova. Brillante studente, malgrado la discontinua presenza alle lezioni, il 17 luglio 1843 Randaccio superò con «voti favorevoli della Commissione il secondo esame di magistero per legge».
Terminati gli studi, nel 1844 fu ammesso nella Marina militare sarda con la qualifica di ufficiale di amministrazione. L’esonero dal servizio militare che era concesso ai figli unici di padri quinquagenari e vedovi, segnalato nelle liste di leva in data 20 agosto 1848, non impedì a Randaccio di partecipare con il grado di capitano alla campagna di Crimea e alle battaglie risorgimentali del biennio 1848-49.
Terminate le esperienze militari, Randaccio rientrò a Genova, dove visse insieme alla sorella Enrichetta forse fino al 1857, in un alloggio di palazzo Pallavicini, nel centro storico genovese, in vico dietro il Coro delle Vigne; qui continuò a lavorare in porto, impiegato della Regia Marina. Quasi certamente gli impegni militari avevano messo in luce le sue capacità e competenze organizzative, tali da fargli ottenere, nella primavera del 1860, l’incarico di capo di gabinetto del ministero della Marina che, guidato ad interim da Cavour, era stato da poco separato (con r.d. 18 marzo 1860) da quello della Guerra e unito alla presidenza del Consiglio dei ministri. Un anno più tardi Randaccio si vide confermato l’incarico anche dal ministro Luigi Federico Menabrea, subentrato alla guida del dicastero della Marina con il primo governo Ricasoli.
Nel 1872 Randaccio fu nominato segretario generale del comitato centrale della Società italiana di soccorso ai naufraghi. Dopo essere stato capo divisione e membro incaricato della commissione per il riordino del ministero, raggiunse l’apice della carriera divenendo direttore generale della Marina mercantile, carica che avrebbe ricoperto per oltre dieci anni. Insignito dell’onorificenza di commendatore, nel 1876 fu eletto per la prima volta alla Camera nei collegi di Pesaro e Recco (Genova). Assegnato per estrazione alla circoscrizione ligure, fu rieletto in quel collegio ininterrottamente fino alla XVI legislatura, dal 20 novembre 1876 al 22 ottobre 1890, sedendo al centro dell’emiciclo fra i cosiddetti ministeriali.
Alla fine del 1876 Randaccio era tra le persone più competenti e influenti del ministero della Marina, per aver vissuto e lavorato a lungo nel porto più importante del Regno, aver partecipato alla formazione e organizzazione del ministero, aver scritto il più aggiornato studio sulle marinerie militari degli antichi Stati italiani, pubblicato a Torino dalla Tipografia Artero nel 1864 con il titolo Le marinerie militari italiane nei tempi moderni (1730-1850). Memorie storiche; infine per aver accumulato una serie cospicua di incarichi, tale da costringere l’ufficio di segreteria della Camera a chiedere chiarimenti al ministro Benedetto Brin, nella seduta dell’8 dicembre 1876, in merito alla possibilità di confermare o meno al neoeletto Randaccio la carica di direttore della Marina mercantile e quella di membro del Consiglio superiore di Sanità. Quest’ultimo incarico gli era stato affidato dallo stesso Brin per mantenere la presenza del direttore della Marina mercantile all’interno di quell’organo superiore, poiché le competenze amministrative sulla sanità marittima erano passate al ministero dell’Interno.
Il 16 novembre 1878 Randaccio fu tra i relatori al Congresso dell’Associazione marittima ligure, con un intervento sullo stato della Marina mercantile italiana.
In tale occasione ricordò ai numerosi uditori giunti a Genova le iniziative del governo, in merito a radicali trasformazioni e rivoluzionarie innovazioni tecnologiche, nonché al ruolo della Marina italiana nello scacchiere mondiale. Sul versante politico, Randaccio condivideva l’esigenza di sostenere iniziative mirate ad arginare la ‘spietata concorrenza’ dei piroscafi stranieri sul mercato dei vettori, attraverso sovvenzioni statali e interventi normativi di riordino del prelievo fiscale nei confronti dell’industria marittima nazionale. Erano considerazioni illuminanti che sancivano il modello di industria del mare affermatosi nei decenni successivi. Di qui gli importanti sussidi statali a favore del settore armatoriale e al contempo le sovvenzioni su determinate linee di navigazione. Sul versante armatoriale, invece, l’intervento di Randaccio si inseriva nel dibattito tra quanti vedevano, o auspicavano, ancora un futuro per le imbarcazioni a vela e quanti pensavano fosse più opportuno concentrare gli investimenti sulla produzione di motori e scafi in ferro: le argomentazioni di questi ultimi partivano dalla convinzione che i vettori a vela, avendo costi di gestione più bassi, avrebbero facilmente resistito alla concorrenza dei piroscafi; perlomeno fin tanto che il mercato delle merci non avrebbe risposto solo a un principio di celerità. A decidere le sorti dell’industria del mare, secondo il direttore della Marina mercantile, non sarebbero stati quindi i mezzi utilizzati ma il mercato e la quantità delle merci da trasportare sulle rotte mondiali.
Le iniziative messe in atto alla Camera, in particolare l’opera di mediazione fra l’apparato burocratico e l’industria del mare all’interno del processo di organizzazione dello Stato unitario, costellarono gli atti parlamentari e i numerosi interventi che Randaccio fece sull’autorevole Rivista marittima, ma ancor più la sua figura si poté fregiare dell’onore e dell’autorevolezza conferitigli da molti uomini di cultura dell’epoca. Nel 1880 Randaccio si era già guadagnato un posto nella Galleria biografica d’Italia, uno dei medaglioni a stampa pubblicati in quegli anni a Roma dallo Stabilimento tipografico italiano, per raccontare agli italiani gesta e virtù di insigni uomini politici, scienziati, letterati e artisti che, non a caso, si erano particolarmente distinti nel processo di formazione dello Stato unitario.
Negli anni Ottanta numerosi furono gli interventi e i disegni di legge da lui presentati. Di rilevante interesse le iniziative per modificare, nel luglio del 1881, il disegno di legge per la Fusione delle Società Rubattino e Florio, confluite in quell’anno nella Navigazione generale italiana, con l’obiettivo di evitare di esporre le società, che in quegli anni detenevano i quattro quinti del naviglio a vapore nazionale, al rischio di possibili acquisizioni da parte di società straniere.
Alla fine del 1890 Randaccio rientrò alla Camera come rappresentante del primo collegio di Genova per la XVII legislatura, per rimanervi ininterrottamente fino al 17 maggio 1900. Quattro anni dopo, terminata l’attività professionale, tornò a coltivare interessi e passioni giovanili consegnando all’editore Forzani di Roma i risultati di uno studio sul dialetto genovese, impreziositi da un puntuale vocabolario etimologico. Ricerca motivata dalla volontà di colmare lacune da lui riscontrate nei «più reputati libri di glottologia» (Dell’idioma, 1894, p. V), in cui quasi mai era stato citato fra i dialetti persino nelle pubblicazioni dell’insigne Graziadio Isaia Ascoli, considerato in ambito accademico un luminare della glottologia. I pochi che gli si erano avvicinati, ricordava Randaccio, lo avevano fatto a sproposito, come il linguista tedesco Friedrich Diez, nella sua Grammatik der romanischen Sprachen fra il 1836 e il 1843, e meritavano d’essere criticati per aver ignorato le influenze che sul dialetto genovese avevano avuto le lingue iberico-basca, germanica, araba, celtica, franco-provenzale; nonché ovviamente la greca e la latina.
Terminata la lunga esperienza parlamentare, Randaccio continuò a vivere a Roma, dove morì, nella sua casa in via Cimarra 61, il 29 gennaio 1909.
La salma fu tumulata insieme a quella della moglie, Filippa Gallina, deceduta tre anni prima, in una tomba edificata su progetto dell’ingegner Giorgini nel cimitero monumentale Campo Verano.
Opere. Oltre a quelle citate si segnalano: I dizionari di marina italiani, in Rivista Marittima, 1871, vol. 9, pp. 2519-2527; Marina mercantile italiana, ibid., 1878, vol. 38, pp. 559-571; Sulle condizioni della marina mercantile italiana al 31 dicembre 1881, ibid., 1882, vol. 52, pp. 449-463; Storia delle marine militari italiane dal 1750 al 1860 e della marina militare italiana dal 1860 al 1870, Roma 1886; Storia navale universale, antica e moderna, Roma 1891; Dell’idioma e della letteratura genovese. Studio seguito da un vocabolario etimologico genovese, Roma 1894.
Fonti e Bibl.: Roma, Archivio storico della Camera dei deputati, Incarti diversi di Segreteria (1848-1943), Legislatura XIII 1876-1880, sessione I,1876-1878, Opzioni 11/1876-02/1877, b. 18, cc. 232-261; Marina, 12/1876-11/1877, b. 18, cc. 592-596; Archivio storico Capitolino, Titolario Postunitario, Titolo 61, b. 86, f. 173; Verbali delle delibere del Regio Commissario, n. 18 (13 gennaio 1925); Archivio di Stato di Genova, Archivio storico dell’Università di Genova, Fascicoli personali degli studenti (1816-1900), n. 1414; Registri degli esami della Facoltà di Filosofia e Arti (1837-1843), n. 807, c. 233; Genova, Archivio storico comunale, Liste di leva militare (1814-1865); Censimenti della popolazione di Genova, 1827, vol. 28; 1856, vol. 61; Genova, Archivio della Società ligure di storia patria, Scritture di segreteria, Corrispondenza, 1886, f. 30, c. 736.
Commendatore C. R. deputato al Parlamento, Roma 1880; G. Garollo, Dizionario biografico universale, II, Milano 1907, p. 1903; A. Cappellini, Dizionario biografico di genovesi illustri e notabili, Genova 1936, p. 136; A. Malatesta, Ministri, deputati, senatori dal 1948 al 1922, III, Roma 1940, ad vocem; F. Bartolotta, Parlamenti e Governi d’Italia dal 1848 al 1970, I, Roma 1971, pp. 118-150; Camera dei Deputati, Portale storico, http://storia.camera.it/deputato/carlo-randaccio-18271027#nav (9 giugno 2016).