PORRO, Carlo
PORRO, Carlo. – Nacque a Como il 12 marzo 1813, secondogenito del conte Giovanni Pietro e di Barbara Verri.
Il padre, appartenente all’illustre casato patrizio dei Porro, tra i più influenti dell’oligarchia lombarda, durante la Restaurazione ricoprì numerose cariche. La madre, anch’ella di nobili origini, era figlia del grande intellettuale illuminista milanese Pietro Verri.
Ricevuta inizialmente una forte educazione religiosa da un sacerdote, Carlo Porro concluse il corso ginnasiale presso il liceo milanese di S. Alessandro e, in obbedienza alla volontà paterna, si laureò in giurisprudenza nel 1836 all’Università di Pavia. Sulle orme del padre, mantenutosi ostile all’esperienza francese e al centralismo napoleonico, i figli del conte Porro sembravano infatti destinati a riproporre quel ruolo di funzionari illuminati disposti a collaborare con il sovrano nel governo dei pubblici affari che con l’avvento della Restaurazione una parte dell’aristocrazia regionale pensò di poter interpretare. Esponenti della famiglia reale austriaca furono pertanto ospiti in più di un’occasione nella villa comasca dei Porro, e nel 1825, durante un solenne soggiorno della coppia regnante, Porro venne presentato a sua altezza l’imperatore direttamente dall’imperatrice. Ancora nel 1838 la contiguità familiare alla dinastia asburgica si manifestava nella richiesta di Porro di far parte dei 235 membri di quel corpo scelto rappresentato dalla guardia nobile lombardo-veneta, ripristinato dal nuovo imperatore Ferdinando I.
Nonostante gli studi giuridici, il giovane Porro aveva nel frattempo continuato a coltivare una forte vocazione per le scienze naturali, e già dai primi anni Trenta era stato compagno in viaggi di studio all’estero di naturalisti lombardi come Giorgio Jan e Giuseppe De Cristoforis. Dopo la laurea decise così di soggiornare a Parigi per frequentarvi le lezioni di eminenti naturalisti fra cui lo zoologo Henri Milne Edwards di cui curò e tradusse il Corso elementare di storia naturale (Milano 1846), mentre gli iniziali interessi per l’entomologia lasciarono il passo alla crescente passione per la malacologia, ramo in cui raggiunse una certa fama con studi e teorie sulla distribuzione geografica e sulle variazioni delle conchiglie non privi di spunti di novità e di echi lamarckiani.
A riguardo Porro pubblicò diversi lavori e descrisse nuove specie, segnalandosi per la Malacologia terrestre e fluviale della provincia di Como (Milano 1838) che doveva costituire parte di un più ampio progetto riguardante l’intera penisola.
Nel 1837, con la prematura morte di De Cristoforis e la decisione di lasciare le sue ampie collezioni naturalistiche al Municipio milanese, Porro ebbe un ruolo decisivo nel convincere il podestà Gabrio Casati ad accettarne il lascito e nel persuadere amministratori e facoltosi cittadini a fare della collezione il nucleo di un Museo civico di storia naturale (il primo del genere in Italia). Ufficialmente creato nel 1838, negli anni Quaranta Porro fu tra i sei illustri scienziati chiamati a comporne il primo Collegio dei conservatori. La sua crescente integrazione nella comunità scientifica oltre i meri confini lombardi fu testimoniata dall’elezione nel 1839 ai Georgofili, dal suo ruolo di corrispondente dell’Accademia delle scienze di Torino e di quella di Verona, ma ancor più dall’entusiastica adesione al movimento degli annuali congressi degli scienziati. Presente al primo congresso pisano del 1839, in accordo con Carlo Cattaneo si assunse il compito di prendere contatti con gli studiosi convenuti in Toscana al fine di diffondere Il Politecnico da poco in pubblicazione e procurare a esso materiali e collaborazioni. Assiduo frequentatore anche dei successivi congressi, nel quinto incontro a Lucca fu segretario della sezione di zoologia, anatomia comparata e fisiologia e nel 1844 risultò fra gli organizzatori di quello milanese.
Come per altri esponenti dell’élite aristocratico-borghese preunitaria, la scienza e la fiducia nelle sue possibilità di progresso e incivilimento sociale rappresentarono anche per il giovane Porro un importante veicolo di crescente politicizzazione. Verso la metà degli anni Quaranta ciò si manifestò altresì nell’opera da lui personalmente svolta per la profonda riorganizzazione a Milano dell’antica Società d’incoraggiamento delle scienze e delle arti: «da semplice gabinetto di lettura» la Società si trasformò «in centro di discussione e di diffusione dell’informazione» (Meriggi, 1992, p. 114), in cui la conversazione scientifica tendeva sempre più ad assumere valenze politiche.
A partire dal 1845 con il fratello minore Alessandro fu poi fra gli animatori e i principali finanziatori di un’altra rilevante iniziativa di formazione della pubblica opinione, ossia il rilancio, grazie a una rinnovata redazione e sotto la direzione dell’amico Carlo Tenca, della Rivista Europea che, secondo Porro, era chiamata con vivace spirito polemico a «distruggere con paziente assiduità le antipatie contro le scienze» (Albergoni, 2009, p. 190) ancora così largamente diffuse in Italia. Queste occasioni di incontro e di elaborazione intellettuale che videro due decisivi protagonisti nei fratelli Porro segnarono una netta e definitiva discontinuità con la generazione del padre e favorirono in pochi anni l’ulteriore aggregazione e l’apprendistato politico di buona parte di quel mondo liberale moderato milanese che rivestì un ruolo di primo piano nelle vicende scaturite dalle Cinque giornate del marzo 1848.
Di quelle giornate lo stesso Carlo Porro risultò sfortunato protagonista. Arrestato il 18 marzo dagli austriaci nella sede del Municipio, dove era accorso per chiedere con altri distinti cittadini la concessione della guardia civica e la liberazione dei prigionieri politici, il 22 marzo fu scelto con alcuni detenuti come ostaggio per coprire la ritirata degli uomini di Radetzky dalla città. La sera del 23, durante una sosta della colonna militare nei locali dell’ufficio di posta di Melegnano fu ferito all’improvviso, e in circostanze mai del tutto chiarite, da una palla esplosa da un colpo di fucile. Dopo una lunga agonia morì sul posto del tragico ferimento nelle prime ore del 25 marzo 1848.
Fonti e Bibl.: L’Archivio della famiglia Porro, contenente anche l’Archivio personale di Carlo, è conservato presso gli eredi a Rovello Porro. Un fondo Carlo Porro, consistente soprattutto nell’epistolario scientifico, è conservato presso il Museo civico di storia naturale di Milano; su di esso si veda: M. Schiavone, Passi di lettere inedite di Alessandro e C. P. scritte a Giorgio Jan e di Carlo Cattaneo a C. P. conservate nell’archivio del Museo civico di Storia Naturale di Milano, in Il Risorgimento, XXX (1978), 1-2, pp. 81-93; Carteggi di Carlo Cattaneo, I, Lettere di Cattaneo, 1, 1820-15 marzo 1848, a cura di M. Cancarini Petroboni - M. Fugazza, Firenze-Bellinzona 2001, ad indicem.
V. Ottolini, La rivoluzione lombarda del 1848 e 1849, Milano 1887, pp. 149-154; L. Gianferrari, Figure del Museo civico di storia naturale di Milano. C. P., in Natura, 1931, vol. 22, pp. 47-53; G. Pancaldi, Darwin in Italia. Impresa scientifica e frontiere culturali, Bologna 1983, ad ind.; M. Meriggi, Milano borghese: circoli ed élites nell’Ottocento, Venezia 1992, ad ind.; Id., Un aristocratico lombardo tra sette e ottocento. Giovanni Pietro Porro e le sue memorie, in Con la ragione e col cuore. Studi dedicati a Carlo Capra, a cura di S. Levati - M. Meriggi, Milano 2008, pp. 623-638; G. Albergoni, Cultura nazionale, scienza e ‘socialismo’. La costruzione della sfera pubblica nel rilancio della ‘Rivista europea’ (1845-1848), in Archivio storico lombardo, CXXXV (2009), pp. 175-217.