Pisacane, Carlo
Patriota (Napoli 1818-Sanza 1857). Di nobile famiglia, avuta notizia dei moti di Milano partecipò alla prima guerra d’Indipendenza (1848). Nel marzo 1849 P. raggiunse Roma, dove era stata proclamata la Repubblica; nominato capo di Stato maggiore, durante la difesa della città ebbe dei contrasti con G. Garibaldi su questioni organizzative. P. prese le distanze anche dalle idee di G. Mazzini, criticato in quanto fautore di un semplice mutamento nella forma del governo: non prospettando alcun miglioramento nelle condizioni di vita dei ceti popolari, tale cambiamento era ritenuto da P. insufficiente a suscitare l’interesse delle masse alla rivoluzione nazionale. P. affermò il primato della questione sociale su quella politica: scopi ultimi della rivoluzione dovevano essere l’abolizione della proprietà privata, dei mezzi di produzione e del principio di autorità; solo il socialismo, cioè una completa riforma dell’ordine sociale, avrebbe spinto il popolo alla battaglia. Pur rimanendo critico nei confronti delle idee di Mazzini, nel 1855 P. organizzò insieme a lui un’azione rivoluzionaria nel Mezzogiorno che, collegata all’attività cospirativa del comitato napoletano di G. Fanelli, scongiurasse la soluzione moderata e monarchica della questione italiana perseguita dal Piemonte. Un primo tentativo di raggiungere le coste del napoletano fallì (9 giugno 1857); il 25 giugno con una ventina di uomini fece rotta su Ponza. Liberati i prigionieri reclusi nel castello, con circa trecento di essi P. sbarcò a Sapri il 28 giugno. Non avendo trovato traccia della sperata insurrezione, cui avrebbe dovuto lavorare il comitato napoletano, P. e i suoi cercarono invano di far sollevare le popolazioni di Torraca e Casalnuovo (30 giugno); circondati e decimati dai soldati borbonici nei pressi di Padula, si aprirono un varco verso Buonabitacolo, quindi verso Sanza, ove furono attaccati dai contadini. P., ferito in combattimento, si uccise.