CARNEVALI, Carlo Nicola
Nato a Roma nel 1811 da Pancrazio e Caterina Gentili, operò come architetto nella propria città tra il 1840 e il 1868. La sua attività si espresse prevalentemente in lavori di restauro e di rinnovamento dei più importanti teatri romani. La prima opera, però, che gli diede notorietà fu l'innalzamento dei due obelischi nella villa di Alessandro Torlonia, sulla via Nomentana.
I due obelischi, lavorati con granito tratto dalla cava di Baveno e portati fino alla foce del Tevere dal comandante A. Cialdi nel 1839(cfr. P. Della Torre, A. Cialdi…, in Annali lateranensi, VI [1942], p. 341), furono innalzati nella villa Torlonia rispettivamente il 4 giugno e il 26 luglio 1842.Le difficoltà tecniche, brillantemente superate dall'architetto alla presenza di una gran moltitudine, lo avviarono al successo. Diffusamente ne trattarono il Diario di Roma, nei numeri 46e 50 dello stesso anno, nonché opuscoli e sermoni scritti sull'argomento da F. Gasparoni, A. Leonini Pignotti e A. G. Ballin.
Tra il 1839 e il 1840 fu affidata al C. la ricostruzione del fatiscente teatro Pallacorda (successivamente Metastasio). Per la visita di Gregorio XVI a Monterotondo, il 6 ottobre 1845, il C. curò l'abbellimento delle facciate dei palazzi, delle strade e l'innalzamento degli archi di trionfo. Nel 1859 gli venne assegnata l'opera di restauro del teatro Alibert nella via omonima (Del rinnovato teatro Alibert, con architettura del romano cav. N. C., in Eptacordo, 20 sett. 1859); nella stessa via costruì l'anno dopo dei locali per una trattoria (Spagnesi, p. 167 n. 316). Nel 1861 il C. portò a termine l'impegnativo restauro del teatro Argentina.
Il settecentesco teatro, nonostante frequenti lavori di manutenzione e alcuni ampliamenti, non era più in grado, nel sec. XIX, di competere con i teatri Tordinona e Alibert, per cui si iniziò una serie di interventi per migliorarne la funzionalità. Dopo quello dell'architetto P. Holl, che nel 1826 aveva aggiunto il nuovo atrio e il soprastante salone per concerti, nonché il locale sottotetto divenuto poi foyer, e un restauro di Pietro Camporese il Giovane intorno al 1837, il più incisivo fu quello del Camevali. Nel 1843 infatti, il teatro era passato in proprietà ad Alessandro Torlonia che ne affidò il rinnovamento al suo architetto. I lavori durarono dal 1859 al 1861 e riguardarono il miglioramento sia della stabilità del complesso mediante consolidamento delle strutture, sia l'aspetto estetico dell'insieme e in particolare della sala.
Nel 1862, come risulta dagli atti dell'archivio del ministero dell'Interno, Alessandro Torlonia, proprietario del teatro Tordinona (o Apollo), per corrispondere al desiderio espresso dal papa Pio IX di far sistemare la zona accanto al teatro, ancora gravemente danneggiata dalle vicende belliche del 1849, chiedeva al senatore di Roma la disponibilità di un terreno limitrofo al teatro per una nuova costruzione.
Su richiesta del ministro dell'Interno, il Torlonia presentava i progetti sia del nuovo fabbricato sia del teatro che per ragioni di armonia doveva venire sopraelevato. Tali progetti, allegati alla pratica, erano stati eseguiti dal C. e riguardavano: il fianco del nuovo edificio e il prospetto del teatro con la sopraelevazione proposta; il prospetto sulla piazza di ponte S. Angelo del fabbricato; la pianta dell'area chiesta dal principe. Un quarto disegno, non firmato, che potrebbe però essere del C., rappresenta l'"iconografia delle sponde del Tevere, circa, e dirimpetto il teatro Apollo, per effetto di chiarire la richiesta dell'area"; in margine, è riportata copia della lettera, in data 6 giugno 1862, al marchese Antici Mattei, senatore di Roma, con la quale il Torlonia richiedeva agevolazioni finanziarie per l'attuazione del lavoro.
Tra gli altri lavori attribuiti al C. si includono quelli relativi a una casa al n. 50 di via Montanara (cominciati nel 1863 e terminati nel 1864), ad un'altra casa in via della Madonna dei Monti ai numeri 108-109, e al palazzo camerale in via Ripetta, in cui egli compariva come assistente. Una notizia non datata, tratta dal Moroni, si riferisce all'ampliamento, al quale avrebbe partecipato il C., della palazzina dell'Aurora, nella villa Ludovisi (per altre attribuzioni, vedi Spagnesi).
Il C. morì a Roma nel 1885.
Fonti e Bibl.:Roma, Arch. Capitolino, armadio XXV, cartella miscellanea (inventario del teatro Argentina redatto dal C.); Arch. di Stato di Roma, Min. dell'Interno, b. 1030, fasc. 152; Roma, Arch. Torlonia, not. F. Bacchetti, atto di vendita del teatro Argentina del 30 ott. 1869; G. Moroni, Dizion. di erudizione stor. eccles., LXXIII, Venezia 1855, p. 207; LXXVI, ibid. 1855, p. 51; C, ibid. 1860, pp. 240, ibid 306-318; G. Tirincanti, Il teatro Argentina, Roma 1971, pp. 66-69, 71, 74, 76, 78 s.; G. Spagnesi, Edilizia romana nella seconda metà del XIX sec., Roma 1974, pp. 73, 77 n. 100, 167 n. 316, 177 nn. 347 s., 360 n. 864; Id., L'archit. a Roma al tempo di Pio IX, Roma 1976, ad Indicem;U.Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, VI, p. 21.